Zenga: “Più sicuro allenarsi al campo che al parco”
Walter Zenga, attuale tecnico del Cagliari, compie 60 anni e si racconta ai microfoni di Sky Sport. Lo storico Uomo Ragno, per 12 stagioni tra i pali dell’Inter, ha rilasciato una bella intervista ai microfoni di Sky dove ha trattato molti temi: la sua carriera, il futuro del calcio, la ripresa degli allenamenti ed il suo Cagliari. Andiamo a vedere cosa ha detto:
“C’è voglia di ripartire, anche perché significherebbe che la situazione è migliorata. Ci sono delle problematiche ma possiamo risolverle, sicuramente è meglio allenarsi in un campo che al parco. Cagliari era nel mio destino, sento questa squadra già mia. Inter? Che ricordi, tanti i campioni con cui ho giocato. I portieri che mi piacciono oggi sono Meret e Cragno, Buffon un esempio da seguire”
Così sulla situazione che vive il calcio giocato
“Mi piacerebbe giocare per un semplice motivo: significa che saremmo tornati a vivere. Quindi prevedere una ripresa a giugno comporterebbe una visione ottimistica di questa situazione. Comunque dovremo prevedere protocolli particolari e metodi d’allenamento complicati, ma io sono sempre per le soluzioni e sicuramente allenarsi in un campo di 110×65 è molto più sicuro che farlo in un parco. Addirittura si può anche mandare i calciatori a fare la doccia a casa, tante variabili che uno può prendere in considerazione. Joao Pedro ora può andare al parco a correre, chiaramente è meglio lo faccia ad Asseminello dove abbiamo quattro campi”.
Così sull’eventualità ripresa del campionato
“Non entro nel merito giuridico della questione, perché ci sono anche situazioni come prestiti o trasferimenti che scadono a giugno – prosegue Zenga – Ma, se ci sono le condizioni, noi siamo a disposizione per terminare il campionato entro le date che ci sono state dette. Le problematiche sono sicuramente le tante partite ravvicinate e il fatto che questi professionisti sono fermi da tempo. Bisogna fare tutto per gradi, in genere ci vogliono 30/40 giorni per portare un calciatore al top della forma mentre ora dovremo fare tutto in tempi ristretti. Ma la voglia di ripartire c’è“.
Zenga ha ricordato anche la sua Inter ed i campioni che hanno vestito il nerazzurro con lui
“Rummenigge, oltre ad avere talento, era di una professionalità unica. Uno dei più grandi acquisti della storia dell’Inter. Anche Brehme era fantastico, calciava una volta con il destro e una volta con il sinistro. Per quanto riguarda gli italiani, il nome più facile da fare è Beppe Bergomi ma devo dire anche altri calciatori spesso sottovalutati come Bianchi e Ferri. Poi c’erano anche Altobelli, Beccalossi e altri, giocavamo in una Serie A dove c’erano Maradona, Gullit, Van Basten e Platini. Anche gli italiani erano fortissimi, basti pensare che la Samp aveva in squadra cinque giocatori della Nazionale. L’attaccante che mi faceva più paura? Non c’era, a me faceva paura il pallone. Anche gli attaccanti più forti non sono riusciti a segnarmi in alcune partite, quindi è difficile fare un nome”.
Zenga tecnico del Cagliari, ufficiale appena prima del lockdown
“Il 28 aprile oltre che essere il mio compleanno è anche la festa dei sardi e della Sardegna, sono cose che coincidono e che ti fanno sognare. Pensi di essere nel posto che hai desiderato tanto, anche perché ho allenato in tutte città di mare e nelle due isole. Purtroppo ho lavorato appena cinque giorni con questa squadra, ma la sento mia perché comunque sto approfondendo guardando video, partite, parlando con lo staff e con i dirigenti. In questo periodo ho potuto colmare questo vuoto che avevo”.
C’è un nuovo Zenga?
“Nel 1983 ero uno dei più giovani titolari in un grande club, si diceva sempre che i portieri dovevano avere 30 anni per essere maturi. Oggi uno come Donnarumma, a poco più di 20 anni, ha giocato più di 150 partite in Serie A e non lo consideriamo tra i giovani perché ormai gioca da tanto tempo. Ma negli anni scorsi mi avevano impressionato due portieri, Meret che giocava nella Spal e Cragno che giocava nel Cagliari. A parte Sirigu, che già avevo allenato a Palermo, ricordava me anche Perin. Poi lasciamo stare Buffon, che giocava già ai miei tempi nel Parma e che ancora oggi è in campo. È un esempio, arrivare a quell’età e mantenere questo livello di concentrazione è un qualcosa di eccezionale. Un giovane dovrebbe prendere in considerazione questo, per diventare Buffon, Totti o Del Piero bisogna fare un determinato tipo di percorso”.
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