Lazio, parla il medico: “Il virus sta morendo. Il problema è la contagiosità”
Le squadre di Serie A stanno si stanno allenando per potersi preparare al meglio alla ripresa della Serie A qualora si decidesse di ricominciare la stagione calcistica in Italia. Una delle squadre che sta portando avanti le sessioni in maniera piuttosto intensa è la Lazio; il club biancoceleste, infatti, ha interrotto il suo campionato al secondo posto ma con tutte le carte in regole per porre fine al dominio bianconero. In attesa di capire come e quando si tornerà in campo ha parlato il medico della squadra capitolina. Ecco le parole di Ivo Pulcini, rilasciate ai microfoni di Radio Radio: ” Il Coronavirus sta morendo? Secondo me sì, perché la manipolazione ha prodotto un danno grave che riguarda non la letalità, perché la letalità come dice il Professor Tarro è dell’1% non è alta, il 90% delle persone affette guarisce spontaneamente; ma dalla contagiosità. L’elevata contagiosità che poteva far affluire nelle strutture sanitarie una quantità esagerata di persone. Non esiste la malattia, ma esiste il malato. Bisogna che il medico si riappropri della propria identità, della propria autonomia e della propria libertà. Perché non me lo deve dire il politico quello che devo fare. Ho le ultime linee guida del Comitato Tecnico Scientifico in cui si dice che i tamponi devono essere per la collettività, ma questo non è un problema della scienza, bensì della politica. Il Comitato Tecnico Scientifico non ha voluto sentire la voce del medico del calcio che vive sul campo e non vive dietro una scrivania. Vive dove non c’è la scienza pura ma, c’è l’evidence based medicine, che cammina parallela a quella scientifica. Se si uniscono vanno a vantaggio della salute e della popolazione. La medicina non è una scienza; la medicina è un’arte. Per essere un artista purtroppo non basta la laurea. Altrimenti troveremmo tutto sui libri. Questo capita quando si fanno dei protocolli spesso dannosi. Se in qualche caso avessi usato il protocollo, il paziente sarebbe morto. Oggi la superficialità dei titoli è grave. Forse c’è il desiderio di creare questa confusione per dare spazio alle persone incapaci che occupano dei posti sbagliati, e se la domanda è sbagliata capite la risposta”
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