Mino Raiola, il noto procuratore, si è appena separato da un suo assistito, il capitano del Napoli Lorenzo Insigne.
Le motivazioni dell’addio, che in verità già era nell’aria da mesi, sono molteplici ma i più le adducono ad incomprensioni sulla gestione da parte di Raiola, nate soprattutto per la causa intentata dallo stesso Insigne contro gli ex procuratori. Sta di fatto che la separazione è stata consensuale, dopo esattamente un anno dall’inizio del rapporto, essendo cominciato nell’Aprile del 2019. La scorsa estate l’idea del 24 partenopeo sembrava fosse quella di cambiare aria, ma la richiesta importante di De Laurentiis per il suo cartellino (60 milioni di €) e l’anno di nascita (1991) hanno allontanato qualsiasi pretendente. La volontà di Insigne era addirittura quella di cambiare campionato, provando un calcio diverso come quello della Premier League ma per le motivazioni appena accennate non se n’è fatto nulla e “Lorenzinho” è rimasto all’ombra del Vesuvio. Anche questa sembra essere una delle cause del divorzio con Raiola, accusato di aver puntato più su altri giocatori (vedi Haaland o De Ligt su tutti) tralasciando quelle che erano l’esigenze di Insigne. Alla fine è presumibile che il 24 resterà fino al 2025 se dovesse concretizzarsi un rinnovo a vita (l’attuale contratto scadrà nel 2022) che sembra una soluzione gradita a tutte le parti. La difficile situazione ambientale della scorsa stagione, che si è protratta fino all’inizio di questa (vedi ammutinamento di Salisburgo e rapporti tesi con Ancelotti), che poteva essere ala leva per il suo cambiamento, è rientrata con l’arrivo di Rino Gattuso e del ricucito feeling con i tifosi partenopei. Al momento i nomi che circolano per la procura di Insigne sono quelli del duo Pastorello-Pisacane.
Il punto di vista di Raiola.
Quanto incidono i procuratori nelle trattative? Molto, stando a vedere la storia dello stesso Raiola o di Jorge Mendes, citando i 2 più importanti su piazza. Tanto importante è però la fiducia che si deve instaurare tra procuratore e assistito e l’importanza di questo lo si ritrova nelle trattative di Re Mino. Basti pensare alla carriera di Ibrahimovic, giocatore di un talento fuori al comune ma che, anche grazie al rapporto di fiducia ed amicizia con il suo procuratore, è riuscito ad ottenere contratti ultramilionari in ogni club in cui ha giocato. Nella sua carriera Raiola ha trasformato in oro quai tutto ciò che ha toccato. Il quasi è obbligatorio perché non sempre i rapporti con i suoi assistiti sono stati semplici. Prima di insigne anche l’attaccante belga dell’Inter aveva terminato il suo rapporto professionale con Re Mino per passare alla “scuderia” P&P Sport Management, ovvero la società di Federico Pastorello. Sembra lo spoiler di ciò che succederà con Insigne. Lukaku aveva accusato Raiola di non seguirlo a dovere e di con capire quelle che erano le esigenze di trasferimento dell’attuale 9 intervista ai tempi del Manchester United (rapporto difficile con il club, cessione doverosa). Un altro addio a Raiola è arrivato dall’ex attaccante del Milan M’Baye Niang, il quale dopo aver “divorziato” dal suo ex procuratore si è lasciato andare a dichiarazioni forti come:”Di solito non ho l’abitudine di scrivere ed espormi su questi fatti, ma questa volta sarò chiaro. Non sono rappresentato da Mino Raiola ed è un bene per la mia famiglia”.
Della questione ne ha parlato anche ai nostri microfoni quest’oggi Alessandro Canovi, agente e procuratore FIFA: “Conosco tutte le parti in causa, come il vecchio procuratore, come Raiola. Immagino sia un rapporto personale che non è andato perché da quello che leggo è stato Mino ad aver revocato il rapporto. Ma è una cosa abbastanza naturale che tra giocatore e agente non nasca l’empatia giusta per lavorare. Forse in questo caso bisogna vedere anche gli ultimi due anni travagliati di Insigne che adesso con Gattuso ha trovato la quadratura del cerchio”.
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