– Francesco Totti- Fenomenologia dello spirito, Georg Wilhelm Friedrich Hegel

Tesi: “Nun te preoccupà, mo je faccio er cucchiaio!”
Antitesi (Paolo Maldini): “Ma che sei pazzo? siamo a una semifinale degli Europei!”
Tesi: “Gol, l’Italia va in finale”
29 Giugno 2000, Europei Belgio-Olanda
Se Hegel vivesse oggi e scegliesse di interpretare lo spirito del proprio tempo attraverso il calcio , dedicherebbe a Francesco Totti almeno un capitolo della sua Fenomenologia dello Spirito! Il che suona francamente ridicolo… La romana visceralita’ di Totti iscritta all’interno di un sistema filosofico sistematico come quello hegeliano stona abbastanza . Ma forse non è assurdo credere che se si fosse recato allo stadio il pomeriggio del 28 Maggio 2017, il professore di Tubinga vi avrebbe scorto qualcosa di straordinario, qualcosa che forse, più dell’eroe greco o di Napoleone ,gli avrebbe spalancato le porte alla comprensione di quell’assoluto che in Hegel non consisteva tanto in una realtà statica e immanente, come un Dio che presiede sul mondo sensibile, quanto in un momento di profonda conciliazione in cui la vita si manifesta in tutta la sua interezza .
“Pensare solo a sé è la stessa cosa che non pensarci affatto, perché il fiore assoluto dell’individuo non è dentro di lui ma nell umanità intera”. W. G. Hegel.

Per 24 anni di carriera Roma è stato Tutto il mondo di Totti e Totti il figlio prediletto di una piazza che in lui ha riposto sogni e valori, considerandolo un totem nonchè il giocatore più talentuoso della propria storia. In questa totalità vi si sono riconosciuti entrambi, rendendosi imprescindibili l’uno con l’altro : Totti per Roma è stato come un re bambino, a cui tutto concedere in cambio di magie e fedeltà incondizionata;la Roma per Totti una culla e una missione: strappare all’anonimato una squadra e una piazza assettata di vittorie ma soprattutto di miti, in una fase storica in cui la Roma dopo l’addio di Giannini , rischiava di soffrire l’assenza di una bandiera. In questo destino comune si sancisce quello che per Hegel è un po’ il senso dello spirito assoluto: il reciproco riconoscersi e appartenersi di un individuo e il suo mondo di riferimento , che nel caso di Totti e la Roma è da subito una compenetrazione totale, primordiale e a volte esasperata: l’orgoglio di Totti per la sua romanità e il suo romanismo (soprattutto quando feriti, come in occasione dell’espulsione su Balotelli) è ancora quello di un bambino nei confronti della mamma dalla quale non vuole e non può emanciparsi, così come per la tifoseria giallorossa mettere in discussione Totti è il più grave sacrilegio che un uomo possa commettere(chiedere a Spalletti). La dimensione di questo rapporto è stata sottovalutata da Pallotta che ha sempre dato l’impressione di considerare Totti più come testimonial di una causa piuttosto che sacerdote di un tempio,quel tempio che era lo stadio olimpico nel pomeriggio di quel 28 Maggio, quando ogni presente dimenticava se stesso e lo ritrovava negli occhi lucidi del vicino o nell’abbraccio con un estraneo, ognuno parte di un popolo unito come mai ad accompagnare verso l’ignoto il proprio simbolo quasi fosse un fratello di sangue, ormai rassegnato ad uscire per sempre dal suo elemento, quello che per Totti è stato sempre e sempre sarà solo un campo di calcio. Se questa empatia ha avuto un impatto tale da bucare gli schermi televisivi e rendere emotivamente partecipe anche chi quel giorno non era allo stadio o non era nemmeno un tifoso della Roma, è perché tutti, chi più chi meno, ci siamo ritrovati come sospesi su una faglia che separa il tempo dall’eternità : da una parte il pupone, dall’altra il mito ; se il primo ha svegliato il bambino che è in noi, incredulo che il tempo debba in qualche modo scorrere, il secondo ci ha ricordato che il calcio ha ancora il potere di regalare momenti di comunione profonda, dove i cuori di migliaia di sconosciuti possono sincronizzarsi al di fuori di qualsiasi senso pratico e individualistico, in una dimensione di gratuità sempre più difficile da reperire in altre sfere del vivere sociale . D’altro canto c’è anche il lato tragico di Totti che ha vissuto in maniera così totale la sua passione da trovarsi sicuramente un po’ smarrito una volta che la vita lo ha costretto ad aprirsi a nuove strade. Con la coscienza infelice di chi viene separato dal (suo) Tutto.
“ho visto lo spirito del mondo in maglietta e pantaloncini sormontare un campo di calcio”. (Georg Wilehlm Hegel, 28 Maggio 2017)
Articolo e Rubrica a cura di Giovanni Biassoni.



