Riccardo Cucchi è intervenuto durante la nostra trasmissione DoveOsanoLeAquile. Ecco le sue parole.
Come è nata la tua passione per la Lazio?
“E’ nata con il calcio, io credo naturalmente che non sia possibile fare il lavoro che ho fatto io, quello che stai cercando di fare tu, senza essere appassionati di calcio. E per essere appassionati di calcio, inevitabilmente, ognuno di noi deve avere una squadra del cuore. Sono nato a Roma, quando ero ragazzino mio papà mi porto’ a vedere una partita della Lazio, avevo dieci anni era un Lazio-Vicenza, da lì nacque la mia passione per il calcio, che già avevo conosciuto attraverso la radio e soprattutto per i colori della maglia biancoceleste, ma io sono anche altrettanto convinto che non sia possibile che un giornalista sia anche tifoso. Ecco questo abbinamento giornalista-tifoso è un abbinamento impossibile nel nostro mestiere, in modo particolare per chi fa servizio pubblico, io direi in modo generale per tutti i giornalisti. Fedele ad una bella definizione di Enzo Biagi del nostro mestiere, Enzo Biagi definì’ cosi’ il giornalista: “un testimone della realtà”. Beh se devi essere un testimone della realtà, e io credo che un giornalista sia testimone della realtà, deve essere ovviamente un testimone attendibile, quindi obiettivo e di conseguenza è impossibile abbinare il proprio mestiere alla passione per una squadra. Ma direi di più vorrei allargare anche all’orizzonte, è impossibile essere giornalisti e tifosi, qualunque sia l’ambito nel quale il giornalista opera. Mi riferisco naturalmente alla politica, mi riferisco naturalmente alla cronaca, mi riferisco alla giudiziaria. Un giornalista non deve prendere parte, un giornalista deve raccontare i fatti e fare in modo che chi ascolta, naturalmente, si possa formare un’opinione. Quindi non è stato difficile per me diciamo mettere da parte la mia passione per la Lazio, tenerla nascosta per trentotto anni e rispondendo ogni volta che qualcuno mi faceva la fatidica domanda “per quale squadra tifi?”, rispondendo appunto “se ho una squadra del cuore lo saprete quando smetterò’ di lavorare” perché ritengo che sia giusto che un giornalista sia, diciamo, distaccato dai fatti che racconta e li possa raccontare con obiettività, la massima obiettività possibile.”
Qual è stata quel giorno l’emozione a Perugia? Nel senso, sapendolo tu ma non potendolo dire, commentando la partita, quant’è stata la gioia al momento del fischio finale, dopo quell’acquazzone, dopo la ripresa e quando la Lazio finalmente era di nuovo campione d’Italia?
“Guarda ti racconto l’episodio, lo racconto a quelli che sono in ascolto in questo momento. Io nel 1974, in quel famoso Lazio-Foggia, che con il calcio di rigore di Chinaglia decreto’ il primo scudetto a favore della Lazio, io ero in curva, nella Curva Nord a vedere la partita e avevo naturalmente incollato all’orecchio la radiolina, una volta si faceva cosi’, all’interno della quale sentivo la voce di Enrico Ameri che era in postazione cronaca allo Stadio Olimpico e che raccontava quella partita, che raccontava il calcio di rigore di Chinaglia e che al fatidico triplice fischio finale grido’ al microfono “Lazio campione d’Italia”. Bene io in quel momento avevo un sogno, naturalmente non sapevo se l’avessi potuto realizzare o meno, e quello cioè di fare il mestiere di Enrico Ameri, ero appena uno studente, e naturalmente immaginai in quel preciso momento, mentre Ameri gridava “Lazio campione d’Italia!” immaginai pensa che meraviglia sarebbe se un giorno riuscissi a fare questo mestiere e magari mi toccasse, mi capitasse l’occasione di poter gridare, come stava facendo Ameri in quel momento “Lazio campione d’Italia”. Quindi immaginati un po’, quando io ero stato inviato a Perugia per Perugia-Juventus e naturalmente ricorderanno tutti quelli che sono in ascolto, lo ricorderai anche te, la Juventus era in testa alla classifica. Alla Juventus sarebbe bastato battere il Perugia per aggiudicarsi lo scudetto. Questa era la ragione per la quale Perugia-Juventus era il primo campo e Lazio-Regina era il secondo campo con Bruno Gentili, perché eravamo tutti convinti che alla fine la Juventus, anche in quella stagione, avrebbe conquistato il suo scudetto. Poi andò’ come tutti sappiamo, andò che la partita fu interrotta per un’ora, il nubifragio straordinario, incredibile, biblico che si abbatté su Perugia. Ricordiamo tutti il goal di Calori al quarto minuto di gioco, la partita finita all’Olimpico con la gente ancora ferma sugli spalti, ad attendere l’esito di Perugia-Juventus, seppi soltanto dopo, molto dopo, che all’interno dello Stadio Olimpico la mia voce veniva diffusa, quindi i tifosi laziali erano lì in trepida attesa per sapere dalla mia voce come sarebbe finita Perugia-Juventus. Quindi immagina un po’ nel momento in cui Collina decreto’ la fine della partita cosa potesse attraversare il mio cuore, la mia testa, la mia mente. Cercai naturalmente di essere, come sempre, colui che celebra uno scudetto, ho cercato di celebrarli tutti allo stesso modo, io soltanto sapevo quale tempesta emotiva stava attraversando evidentemente il mio cuore. Lo raccontai poi, tornando a casa, a mio figlio che nel frattempo era allo stadio e aveva vissuto Lazio-Regina dallo Stadio Olimpico e fu lui a raccontarmi che la mia voce era stata diffusa all’interno dello stadio, quindi davvero una giornata memorabile da questo punto di vista.”
Lazio-Roma al di là della rivalità è veramente tornato un derby che compete le prime posizioni, nel senso tra due squadre che si giocano finalmente qualcosa o che comunque fanno parte integrante di questo campionato ed è una delle prime volte da molti anni in cui non c’è effettivamente una favorita, non c’è una squadra che è in vantaggio sull’altra perché entrambe stanno facendo, veramente, un ottimo campionato.
“E tra l’altro una stagione che ha regalato agli appassionati di Roma e Lazio quattro derby, cosa che non capita frequentemente. Quindi diciamo che il derby è diventato una costante del calcio romano, che ha bisogno secondo me, sia dalla parte laziale, sia dalla parte romanista, di ritrovare un po’ di passione, di ritrovare quell’entusiasmo che caratterizzava i derby. Sai , avendo i capelli bianchi, io ti posso raccontare di aver visto, da tifoso, tanti derby a Roma e ricordo sempre lo Stadio Olimpico gremito di pubblico. Ricordo persino derby nei quali, tanti anni fa, tifosi della Lazio e della Roma, erano mescolati insieme e le bandiere della Lazio e della Roma sventolavano una accanto all’altra. All’epoca in cui ero ragazzo non c’era la divisione tra curve, settori di una squadra o dell’altra. Quindi ecco, quel tipo di passione che ricordo ultimamente si era un po’ smarrita, vuoi per la divisione dei settori delle due curve, vuoi per tanti altri fattori, per disamore nei confronti magari di scelte societarie e quant’altro. Bene io sto in qualche modo percependo il ritorno di questa passione. Io sono stato a vedere il derby di ritorno, tra Roma e Lazio, di Coppa Italia, non più da radiocronista, ma da semplice appassionato e ho fatto una scelta precisa, dopo trentotto anni sono tornato allo stadio, non più da giornalista, non più da radiocronista e ho scelto di vedere il derby di Coppa Italia in Curva Nord assieme ai tifosi della Lazio, perché era un desiderio che coltivavo da tanti anni e sono tornato a fare, per un giorno, il tifoso in curva. Io ho notato e percepito dalla parte della Curva Nord una tale passione, un tale entusiasmo, un tale attaccamento alla maglia della Lazio, che mi ha fatto pensare, appunto, che qualcosa stesse cambiando. Tra l’altro quella era la serata nella quale si inaugurarono le curve senza barriere, ecco io credo che ci sia un ritorno da questo punto di vista, tra l’altro, una curiosità che ti fornisco, in quella occasione, una telecamera di Radio2 mi scopri’, mi sorprese, mi riprese e questa sera in una trasmissione che andrà in onda su Rai2 che si chiama Nemo, questa sera mi hanno detto che manderanno un filmato, il quale testimonia la mia presenza in curva e soprattutto la grande passione e il grande affetto con il quale sono stato accolto all’interno della curva, dai tifosi della Lazio. Ma tutto questo per dirti che comunque il derby di Roma stia tornando quello che era una volta. Un derby di passione, entusiasmo e soprattutto, una grande speranza, un derby di serenità, di passione serena e un derby dedicato e riservato alle famiglie. Io ho visto tanti bambini in curva e spero che naturalmente anche domenica, ci siano bambini allo stadio.”
Tornerai allo stadio domenica? E che partita ti aspetti da amante del calcio?
“Io mi aspetto una partita bella, mi aspetto una partita giocata a cuore aperto, dall’una e dall’altra. Beh sappiamo che Roma e Lazio hanno entrambi obiettivi importanti da centrare nel corso di questa stagione. La Roma deve ovviamente blindare il secondo posto, che rappresenta l’obiettivo più importante a sua disposizione. Il secondo posto significa accesso diretto alla Champions League, il secondo posto che significa confermare che dopo la grande Juventus, una Juventus straordinaria e un avversario impossibile per tutti in questo momento, c’è comunque la Roma. E la Roma non può’ stare del tutto tranquilla, perché è vero che ha quattro punti di vantaggio sul Napoli, ma il Napoli è sempre il Napoli e io direi che questo campionato che ci ha regalato tante partite imprevedibili, risultati imprevedibili, naturalmente potrebbe regalare altre sorprese, cosa che la Roma non si augura, quindi la Roma deve naturalmente conquistare i tre punti. Ma i tre punti servono anche alla Lazio, che deve evidentemente continuare la sua galoppata verso l’obiettivo della qualificazione in Europa League. La Lazio, a differenza della Roma, ha un altro obiettivo stagionale, che è rappresentato naturalmente dalla finale di Coppa Italia. Finale complicatissima, difficilissima, credo che sia davvero inimmaginabile che la Lazio possa battere questa Juventus. Pero’ nel calcio tutto è possibile ed è legittimo che la Lazio ci creda e ci debba credere naturalmente fino in fondo. Quindi è un derby importante per entrambe le squadre. Credo che sarà un derby sulla falsa riga di quelli che abbiamo visto, perché la Roma ha sicuramente un tasso tecnico superiore rispetto alla Lazio, la Lazio ha più intelligenza e duttilità tattica, Inzaghi ha spiegato bene come si può fermare la Roma nei derby che ha giocato e affrontato la Roma con grande intelligenza e lucidità. La Lazio è una squadra che ha ritrovato vigore da un punto di vista, non soltanto tecnico calcistico, ma da un punto di vista psicologico, una squadra nella quale ritrovo un grande attaccamento alla maglia da parte dei ragazzi che la indossano. Avete in mente anche voi alcuni gesti in particolari, Milinkovic nel derby che indica lo scudetto della Lazio ai suoi tifosi, le parole di Cataldi di qualche giorno fa, il suo amore dichiarato nei confronti della Lazio. C’è un ritorno di affetto nei confronti della maglia della Lazio. Credo che Inzaghi sia stato da questo punto di vista un protagonista assoluto di questo recupero di sensibilità nei confronti dei tifosi, nei confronti della maglia e questo secondo me è un grande vantaggio per la Lazio, una squadra compatta nella quale tutti giocano per lo stesso obiettivo, quindi immagino un derby in cui la Lazio cercherà con intelligenza tattica di irretire la Roma dal punto di vista tattico, immagino una Roma molto aggressiva e un derby aperto a qualsiasi risultato.”
Il tuo parere su Simone Inzaghi e la sua corsa verso la curva al gol di Immobile, si è tornati a quel tipo di lazialità che i tifosi aspettavano?
“Quella corsa di Inzaghi, che quasi quasi avrebbe voluto correre nel campo e calciare lui il pallone verso la porta della Roma, Inzaghi ha portato tutta la squadra sotto la curva, ha dato il cinque ai tifosi che poteva raggiungere, beh questo è un modo di vivere il calcio e di vivere la passione, che è straordinario. Io tra l’altro faccio tanta difficoltà a parlar male di Inzaghi, neanche se non fosse bravo, come sta dimostrando di essere, perché Inzaghi per me è stato un giocatore importante, ho avuto l’onore e il piacere di raccontare le quattro reti che Inzaghi segno’ in Champions League contro il Marsiglia che fu record della Champions, non soltanto per la Lazio. Ho avuto il piacere di ricevere la sua maglia, io ho poche maglie perché non ho mai avuto questa mania di collezionare maglie, ma quella di Inzaghi ce l’ho. E’ un ragazzo intelligente, umile, lo era in campo, lo è come allenatore e ha dimostrato di essere bravo. Se ricordate come è partita l’esperienza di Inzaghi, una seconda scelta, perché diciamoci la verità, Lotito lo aveva già spedito a Salerno, pensando a Bielsa, pensando ad altri, e poi ripiego’ su Inzaghi, come una soluzione di seconda scelta. Ha dimostrato di essere molto bravo, si sta rivelando un allenatore molto interessante e soprattutto è riuscito da laziale perché comunque lui è rimasto sempre in società, allenando la primavera, ed è un uomo che ha capito quanto fosse importante non soltanto riavvicinare i tifosi, ma caricare la squadra di sentimenti positivi. Questa Lazio è forte, non soltanto perché ha buoni giocatori, dovrebbe essere migliorata, comunque, nella prossima stagione, perché alcune pecche tecniche tattiche ce le ha. Pero’ è una squadra che da tutto in campo e riesce ad ottenere risultati anche superiori alle aspettative, per questa nuova vitalità che in qualche modo di è manifestata grazie al lavoro di Inzaghi che soprattutto è attaccamento ai colori.”