Nel corso degli anni molti calciatori in Italia sono stati colpiti dalla SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), la statistica nel nostro Paese ha notato come l’1% dei malati colpiti da questa sindrome siano ex calciatori (professionisti e non).
I casi più famosi sono stati senza dubbio quello di Borgonovo, Signorini e di Armando Segato, che fu il primo calciatore a cui venne diagnosticato il morbo di Gehrig (SLA).
I fattori, secondo il professore Vanacore, che da anni studia l’incidenza di questa relazione, possono essere vari: “Tutte le ipotesi si equivalgono – ha dichiarato Vanacore – dai microtraumi al doping, dai pesticidi sul campo all’uso di antinfiammatori. Noi stiamo seguendo la pista degli integratori alimentari, ma ci vorrà del tempo”.
Castellacci, medico della Nazionale, ha sempre parlato di studiare meglio il caso per parlare di una relazione causale, proprio a Sky queste furono le sue parole: “Da sempre studiamo, o cerchiamo di studiare, le motivazioni per cui nell’attività sportiva, com’è stato detto più volte, ci potrebbe essere una percentuale di casi maggiori. È una cosa che, comunque sia, vera o non vera, deve preoccupare e deve portare gli studiosi, specialmente i neurologi, a comprendere le motivazioni”.
Tuttavia i dati del professor Vanacore, che ha inserito nelle sue statistiche anche i calciatori di serie C, sono più gravi del previsto: la possibilità di essere colpito dal morbo se si è degli sportivi aumenta di 11,5 volte.
In un’intervista ad Avvenire il professore commentò così: “Nel nostro studio basato su 24mila giocatori di Serie A, B e C in attività tra il 1960 al 1996, sono emersi 8 decessi per Sla con un aumento del rischio di 12 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. Il giudice Guariniello poi ci fornì un dato ancora più allarmante: 16 calciatori morti di Sla tra il 1996 e il 2004. Quindi si sale a 24 decessi”.
In alcune squadre poi, soprattutto negli anni ’80-’90, si è verificata una maggiore incidenza di questa malattia, basti vedere il caso Como dove si ammalarono: Borgonovo, Canazza e Lombardi, ma anche Maurizio Gabbana, Celestino Meroni e Piergiorgio Corno.
Il nostro Paese ha tentato di far luce sulla vicenda e Vanacore si è detto soddisfatto di questo lavoro: “Le due perizie, la nostra e quella altrettanto valida del professor Chiò, sono state pubblicate su riviste scientifiche internazionali e hanno ancora un valore enorme. Penso, però, che in un Paese civile la magistratura debba procedere al meglio nel suo lavoro e lo stesso vale anche per la comunità scientifica. In altre parole auspico che vi siano i presupposti culturali per poter analizzare le cause di questo fenomeno in stretta collaborazione tra gli atleti, le federazioni, i medici sportivi e i ricercatori clinici e di base”.
Insomma non rimane altre che aspettare l’avanzare della scienza per far luce su questo mistero, sicuramente lo studio della patologia negli sportivi aiuterà a sconfiggere questo morbo, per ora incurabile.