Cara Inter, forse si poteva azzardare di più anche se il valore di Juventus e Napoli è ben superiore sulla carta e sul campo. Mentre i bianconeri zoppicavano l‘Inter collezionava vittorie di misura in serie, primato in classifica e timide speranze di tornare a vincere quel tricolore che aleggiavano tra i tifosi. Tutto sembrava andare per il verso giusto, nonostante l’infortunio iniziale di Icardi ecco un super Jovetic con tre reti nelle prime due apparizioni. Un gioco che lasciava un pò a desiderare e la dea bendata dal propria parte, non sempre il bel gioco e sinonimo di vittorie quanto lo è invece la concretezza. Andiamo ad analizzare i momenti di questa stagione nerazzurra.
MERCATO. Una delle note positive è sicuramente la campagna di rafforzamento del reparto arretrato con gli acquisti di due punti fermi come il brasiliano Miranda e il colombiano Murillo. Una coppia che ha permesso all’Inter di subire meno reti rispetto alle ultime sciagurate stagioni e ha risolvere quell’annuale problema della coppia Juan Jesus-Ranocchia, con quest’ultimo dirottato alla Samp nel mercato di gennaio. In quel vortice di orrori difensivi era finito anche un certo Nemanja Vidic, acquistone a costo zero la scorsa estate ma lasciato partire senza nessun rimpianto. Anche Alex Telles è da considerare un acquisto di qualità, terzino mancino con un ottima corsa e con un grande calcio. L’attacco è stato ulteriormente rafforzato, basta nominare i vari Jovetic, Ljaijc e Biabiany.
IL COLPACCIO. Ben 40 milioni spesi, il crack dell’Inter è Geoffrey Kondogbia! Strappato ai cugini milanisti come già successo prima con Ibrahimovic e poi con Suazo, il mediano è stato accolto benissimo dall’ambiente che lo considera l’uomo capace di far la differenza. Il francese non è Pogba, ha caratteristiche diverse e non è quello capace con un colpo di deciderti la partita o ad impostare l’azione. Un inserimento lento che sembra nelle ultime giornate in ripresa rispetto a un inizio deludente.
LA TELENOVELA. Ogni estate è normale parlare, parlare e continuare a parlare di un operazione di mercato infinita. Stavolta il protagonista è stato Ivan Perisic, ala croata arrivata a Milano con ottime referenze e tanta voglia di volare su quella fascia. Anche il suo inserimento non è stato dei migliori, da campione a oggetto misteriorioso fino alla lenta rinascita.
FELIPE MELO. “Agli ordini mister“. Forse sono state queste le parole dette da Ausilio quando Mancini ha richiesto espressamente il mediano brasiliano. Buone annate in Turchia con il Galatasaray, il discreto rapporto con il Mancio e la voglia di tornare in Italia dopo la brutta esperienza con la Juventus. Ma all’Inter non serviva lui, chiedetevi chi può far girare la squadra con le sue giocate tra Brozovic, Medel, Melo e Kondogbia?
IL CAMPIONATO. Abbiamo già parlato delle vittorie di misura, cinque di fila in altrettante giornate. Il primo grande scontro è con la Fiorentina ma il tecnico decide di stravolgere la formazione mandando in campo una difesa a 3 formata da Santon, Miranda e Medel. L’unico difensore di ruolo è il brasiliano mentre Santon è stato sempre un terzino. Per quanto riguarda il pitbull cileno ci può stare ma non in un partita così importante. Complice anche l’espulsione di Miranda, l’Inter ne prende 4. Il ritorno sulla terra dopo i tanti voli pindarici ma i nerazzurri continuano a viaggiare spediti soprattuto dopo la vittoria di misura con la Roma ad opera di Medel. A novembre si va al San Paolo e gli uomini di Mancini si devono arrendere alla superiorità del Napoli con un grande Higuain. Si può recriminare per l’espulsione di Nagatomo ma il doppio palo finale lascia un pò di amaro in bocca soprattutto per non averci provato dall’inizio della gara quasi arrendendosi al calcio spumeggiante dei ragazzi di Sarri. Si rifà in Coppa Italia eliminando i partenopei ma nel giro di pochi giorni becca tre reti sia dalla Juventus che dal Milan. Nerazzurri impotenti e arrendevoli. Ci ha messo del suo anche il tecnico nella stracittadina lasciando fuori uno come Mauro Icardi. Il malumore dell’attaccante argentino fu esternato dallo stesso calciatore dopo la vittoria sofferta di Bologna, pochi palloni giocabili nell’area di rigore avversaria. Un attacco indiretto alla mentalità con cui la squadra affronta le partite, pensando prima a non prenderle e poi trovando il guizzo di un attaccante o il colpo di testa di un difensore.
CONCLUSIONI FINALI. Non possiamo parlare certo di fallimento. Ad inizio campionato si è partiti senza l’obiettivo Scudetto ma puntando a tornare in Europa per riportare l‘Inter dove merita. Il punto di svantaggio dalla Fiorentina obbliga l’Inter a vincere il prossimo turno al Franchi contro una compagine tecnica e tosta ma con qualche piccolo problemino. Ripartire da Firenze per conquistare un posto in Champions, pianificando ancora meglio la prossima stagione. Eder non può essere la soluzione a tutti i mali come nemmeno a giugno Banega ma uno alla Biglia, tanto per interderci. Una buona inizione di fiducia di Mancini verso i suoi ragazzi e meno colpi di testa mediatici. Il tecnico non ha più scuse, ha lavorato quasi come un manager inglese scegliendo le proprie pedine come lo scorso anno con Podolski e Shaqiri. L‘Inter e il popolo nerazzurro hanno bisogno di tornare a gioire.