Inter, Materazzi: “Mourinho un fenomeno. Che discorso al Camp Nou!”
Inter – Le dirette Instagram tra ex calciatori durante la quarantena sono diventate dei veri e propri appuntamenti fissi, specie quelle di Christian Vieri. Questa volta ospite è stato l’ex nerazzurro Marco Materazzi che ha parlato di tanti argomenti, specie legati all’anno del Triplete, del quale ricorre il decennale, diretto da Josè Mourinho.
“Il portoghese era un fenomeno. Il primo giorno arrivò alla Pinetina, non volava una mosca perché tutti avevano il terrore ma lui ci disse ‘Oh, ma potete anche ridere!’.Da lì è stato uno spasso, sembrava un sergente e spesso ti ammazzava, ma si è creata grande empatia tanto che nessuno si è mai permesso di pensare qualcosa di diverso da lui. Una volta disse ad Adriano ‘Tu non giochi più’, perché era tornato tardi da una serata. La partita dopo titolare in un derby con il Milan, fece una grande prestazione. Dopo una partita persa a Catania ci fu uno dei momenti più difficili, prese di mira soprattutto Balotelli. Poi una volta se la prese con Toldo che non giocava mai, gli disse ‘Francesco non sei più lo stesso!‘. E lui rispose: ‘È vero, mister!‘. Dopo tutto questo andammo a Londra col Chelsea e giocammo alla grande. Facevamo degli allenamenti bellissimi, eravamo organizzati oltre che forti. La società gli mise a disposizione una squadra straordinaria e lui mise mano dove doveva”.
“Personalmente ero legato a Mourinho per il rapporto, perché io giocavo pochissimo ma sapevo di avere un’età dove dovevo gestirmi e mettermi a disposizione del gruppo. Pur non giocando, il lunedì andavo con entusiasmo all’allenamento e questo ti fa alzare il livello. Ognuno voleva vincere anche le partitelle 3 contro 3, questo fa la differenza perché vai a giocare con entusiasmo contro squadre che, a livello tecnico, già erano inferiori. Noi giocavamo a Roma con la Lazio in campionato e vincevamo 2-0, lui si girò e disse ‘Bella la finale di Coppa Italia mercoledì, vero? Guarda che la giochi‘. Già il giorno dopo mi presentai all’allenamento a mille, giocai quella partita come la finale di Champions League. Dimostrava di avere grande fiducia in tutti”.
Ovviamente non poteva mancare un riferimento diretto all’epica semifinale di Champions League contro il Barcellona: “Ci allenavamo veramente per giocare 11 contro 9, 11 contro 10. A Barcellona quando è stato buttato fuori Thiago Motta nel primo tempo ci dice ‘Ragazzi noi ci alleniamo 7 contro 5, 7 contro 4, 9 contro 5. Qui siamo 11 contro 10. Non pensiamo di partire dal portiere, diamogliela là. Tirala lunga Julio e difendiamoci 11 contro 10. Infatti tiravamo molto poco in porta. Però era una squadra organizzata. A parte che eravamo molto forti perché tu avevi cambiato dal 2009 al 2010 Thiago Motta, Milito, Lucio, Eto’o e Sneijder a una squadra che aveva già vinto lo scudetto”. Decisivi in quel Triplete furono soprattutto Milito ed Eto’o: “Diego ha perso tempo, poteva giocare tantissimi anni in grandi squadra. Era umile, intelligente e faceva sempre gol, per un attaccante è fondamentale. Eto’o? Veniva da un Triplete, poi si mise a disposizione facendo un grande lavoro. E ha vinto tutto anche con noi, dopo averlo fatto con il Barcellona”.
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