Maldini giura amore eterno al Milan, Rangnick: “Milan? Mi piace l’idea”
“Rangnick? Ho letto. Sinceramente, da direttore dell’area sportiva, con il dovuto rispetto, non credo che sia il profilo giusto per associarlo al Milan”. Parlava così Paolo Maldini a Sky Sport due mesi fa. Dopo l’addio di Boban, licenziato dal Milan per giusta causa, anche Maldini e Massara hanno visto il loro posto traballare soprattutto da quando il nome di Ralf Rangnick ha iniziato a circolare in orbita Milan.
Fino a ieri Ralf Rangnick è stato un’ombra, un nome, una voce in orbita rossonera che ha solamente alimentato le speranze dei tifosi e confuso i dirigenti attuali del Milan mettendoli in difficoltà verso la società, ma oggi di colpo tutto è cambiato perché Rangnick è finalmente uscito allo scoperto parlando ai microfoni della BILD: “Hanno chiesto se ci fosse la possibilità di collaborare. Di conseguenza ho informato la Red Bull e successivamente ci sono stati colloqui con il mio procuratore. Non posso escludere del tutto che andrò lì. Al momento però il club e il campionato hanno altri problemi. Non sono uno che ha difficoltà a immaginare che le cose possano funzionare. Certo, l’avventura mi piace, ma non deve essere una missione suicida. Senza voler essere presuntuoso, ma la cerchia dei club che mi possono interessare è abbastanza ristretta”.
Ha parlato anche Paolo Maldini quest’oggi, in una diretta Instagram con l’amico Filippo Inzaghi, dove ha detto la sua circa il suo ruolo da dirigente, la possibile ripresa della stagione e il ricordo del gruppo storico rossonero allenato da Ancelotti. Queste le sue parole: “La squadra ha ripreso, ma c’è da stare attenti. I ragazzi non ce la facevano più a casa e noi nemmeno. Abbiamo chiuso le parti comuni di Milanello, erano divisi quattro per ogni campo e in dodici riesci a lavorare bene lo stesso. C’è tanta incertezza, tutto dipenderà da quello che deciderà la Serie A. Noi dobbiamo provarci ad andare in campo, sarebbe un disastro sotto tutti i punti di vista, in primis quello economico. Bisogna provarci. La Francia, secondo me, ha sbagliato ma noi accetteremo quello che sarà il verdetto del governo. Naturalmente quando sei calciatore hai altre armi. L’impegno in campo, l’essere sempre a disposizione, puntuale e preciso. Da dirigente devi conquistarti tutto, sei meno credibile di quando dai l’esempio in campo. La cosa bella del fare il dirigente è che capisci, a distanza di tempo, quello che è stato fatto dai tuoi dirigenti ai tempi in cui giocavi. Sono ere diverse, la storia conta e sono sicuro che farò il dirigente solo al Milan. Non lo farò da nessun’altra parte. Il suo gruppo del Milan e della Roma dove ha giocato, si è creato così. Se hai avuto certe esperienze, devi portarle quando sei in panchina. Poi c’era un gruppo maturo e c’era un principio che ci univa tutti, che era quello di responsabilità e volevamo fare qualcosa di straordinario. Non si può vivere la vita da calciatore pensando che sia un lavoro ordinario. Solo se punti al massimo, puoi arrivare al top. Se non vuoi migliorare te stesso, non arrivi a certi livelli. Non è facile creare una simbiosi tra società, allenatore, tifosi e giocatori”.
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