Chiesa a 360°: il calciomercato, i paragoni illustri e…Francesco Totti
Federico Chiesa ha concesso una lunga intervista al Corriere dello Sport. Il giovane attaccante della Fiorentina, tra i più corteggiati, ha parlato a tutto tondo affrontando diversi temi.
Nel corso di questa stagione il calciatore viola ha disputato 26 partite complessive e messo a segno 7 reti.
Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni rilasciate al direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni.
La Fiorentina è una delle società più colpite dal virus. Due giorni fa si sono registrate altre sei positività.
«La squadra è consapevole del momento, ma ha grande fiducia nello staff medico, sa di essere seguita con tutte le attenzioni e vuole riprendere a lavorare. Sento spesso il dottor Pengue, una mente brillantissima. Lui ci rassicura. La notizia delle nuove positività non ci ha turbati».
Parole che riempiono il cuore, Federico.
«Non sono mai stato fermo per due mesi e la cosa mi pesa. Anche se ho lavorato parecchio, siamo professionisti. Ci siamo allenati costantemente seguendo il protocollo che trasmetteva ogni giorno Iachini».
Il suo arrivo ti ha restituito il sorriso. Solo una mia impressione?
«Venivo da mesi difficili, non avevo svolto la preparazione che serve al mio fisico. Due settimane dopo la fine dell’Europeo Under 21 ero già in America con la squadra. Quando è arrivato Iachini stavo recuperando dall’infortunio alla caviglia e invece di partire per le Maldive, dove avevo programmato una breve vacanza, ho svolto una preparazione personalizzata, le indicazioni me le dava il suo staff. Quindici giorni che mi hanno rimesso in condizione, il sorriso è tornato di conseguenza».
Tuo padre ti segue sempre come un’ombra.
«Tanti dicono che avere un padre che ha fatto il tuo stesso mestiere e per di più alla grande sia un peso. Per me è un vantaggio, un enorme vantaggio. Il rigore, l’attitudine al sacrificio e l’educazione che mi hanno impartito lui e mia madre mi danno una forza incredibile. Mio padre non è mai entrato nelle cose del campo, ma mi ha sempre aiutato nei momenti difficili, anche lui perché ne ha vissuti tanti».
Lui era la tecnica.
«Destro e sinistro, fantastici. Due piedi indistinguibili. Come Hamsik. E un senso del gol che ancora me lo sogno. Sono differenti anche i nostri percorsi, io a diciotto anni ero già in Serie A, lui è maturato a 26. Ho sempre avuto un debole per i giocatori tecnici, il mio idolo era e resta Kakà, anche se Ronaldo il Fenomeno…».
Sapevi che tuo padre fu la ragione principale per la quale nel ’97 Baggio non passò al Parma? Ancelotti l’aveva eletto a giocatore di riferimento.
«Non lo sapevo, certo Baggio è stato uno dei più grandi di sempre, ma mio padre non era da meno».
Lo farai contento. Sbaglio o è lui l’unico a seguirti nelle trattative?
«Non ci sono trattative in corso, c’è la Fiorentina. Non ho un procuratore, con la società parlo io e lui è sempre al mio fianco. È il mio assistente personale (sorride). Non abbiamo mai preso in considerazione l’idea di avere un agente. In futuro chissà. Quella voce che mi accostava a Totti era una fake news, Francesco è stato il primo a contattare la società per chiarirlo».
Più forte il padre o il figlio?
«Quando segnerò 22 gol in 27 partite come fece lui a venticinque anni nella Samp potrò rispondere a questa domanda».
Parliamo del tuo futuro. Commisso l’ha fatto e ha posto due condizioni.
«Con il presidente, con Giuseppe Barone e Pradè nell’ultimo anno abbiamo parlato tantissimo, il presente è l’unico tempo sul quale sono concentrato. Io penso al lavoro di tutti i giorni, agli obiettivi immediati, il principale è la salvezza. Speriamo di tornare tutti a giocare, il resto verrà».
Quindi se telefonano Juve e Inter trovano occupato?
«Il mio obiettivo è il miglioramento generale, non solo quello tecnico, devo completarmi e sono il primo a rendermene conto. Sousa, che mi ha lanciato, ma anche Pioli, mi ripetevano spesso che il calcio si gioca prima di tutto con la testa. Io, per indole, sono portato a non amministrare le energie, ho una generosità che tante volte compromette la prestazione, talvolta manco di lucidità sotto porta. Devo migliorare e migliorare e ancora migliorare, trovare con più regolarità il gol, se voglio avvicinare mio padre che in Serie A ne ha segnati 138».
Individuata finalmente la posizione ideale? Sempre che tu ne abbia una.
«Le posizioni le ho coperte tutte. Sousa mi faceva giocare da quinto di centrocampo. Pioli da quinto ala alta. Montella mi ha impiegato anche nei due davanti, per Iachini sono un attaccante di destra».
Lo sei anche per Mancini. Nei tre.
«Sai cosa penso? Che lo spostamento dell’Europeo possa essere una cosa buona per chi, come me e Nicolò (Zaniolo), avrà la possibilità di sfruttare un altro anno e crescere sul piano dell’esperienza».
Esperienza che alla Fiorentina ha portato Ribery.
«L’acquisto più importante della stagione. Vederlo in allenamento, seguire i suoi tempi, avvertire la sua presenza in partita, tutte cose importantissime. Lui è un grande professionista e un leader e ha una tecnica pazzesca. Ci aiuta a crescere, il suo infortunio ci ha complicato notevolmente la vita, visto che avevamo trovato un assetto efficace».
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