Roma, errori e rivelazioni; la versione di Di Francesco
L’ex allenatore della Roma Eusebio Di Francesco è tornato a parlare della sua esperienza sulla panchina giallorossa, chiarendo definitivamente alcune questioni che lo accompagnavano dall’esonero del Marzo 2018. Il tecnico di Pescara è reduce dall’infausta avventura a Genova, sponda Sampdoria ed ora è in attesa di una nuovo progetto mentre si impratichisce con l’inglese, nell’eventualità di un’esperienza Oltremanica. Tanti sono i temi affrontati da Di Francesco in una lunga intervista uscita nell’edizione odierna del Corriere dello Sport.Qui vi riproponiamo i punti più salienti.
La prima stagione in giallorosso è stato per certi versi entusiasmante ed è coinciso con un terzo posto in campionato e con un traguardo storico per la Roma, ovvero il raggiungimento della semifinale contro il Liverpool dopo aver battuto incredibilmente il Barcellona 3 a 0 nel ritorno dei quarti di finale di ormai 2 anni fa. Il secondo anno, invece, è stato molto più complicato, complice e colpevole in particolare modo il rinnovamento della squadra, al quale il tecnico non sembra fosse favorevole. Ecco le parole del tecnico in merito su quelli che sono i suoi più grandi rimpianti “: «Sono state fatte delle scelte non corrette, a cominciare da quelle che rimpiango più di tutte, le partenze di Strootman e Nainggolan. Strootman è un giocatore straordinario, con la sua partenza abbiamo perso personalità e lo abbiamo pagato in continuità di risultati. Ho il rimpianto di non aver insistito a farlo restare, ho assecondato la sua decisione. I risultati altalenanti del secondo anno non ci furono nel primo, nonostante il caos con il mercato di gennaio, Dzeko in bilico, stava per andare al Chelsea. I giovani andavano aspettati, ho dovuto rivedere il sistema di gioco per adattarlo alle caratteristiche di certi giocatori. Ünder è dovuto maturare, Kluivert ha avuto bisogno di tempo. Poi Zaniolo. Tutti mi dicevano che era un ragazzo complicato, io non ho avuto nessun problema con lui, all’inizio alcune volte l’ho ripreso davanti alla squadra ed è diventato il gioiello del calcio italiano».
Il tecnico è tornato a parlare anche dell’esonero e dei giorni a seguire:” Il calcio è così, legato a episodi: l’esonerò è stato un insieme di situazioni al di là dei risultati. C’era un po’ di malcontento che ci ha portato a quell’epilogo. Era un momento particolare, avevamo perso il derby e se fossimo passati con il Porto non so quale sarebbe stato il mio futuro, forse avrei scelto di andarmene io”.
I suoi giocatori, però, non l’hanno abbandonato, in particolare uno, il Capitano Daniele De Rossi: “Daniele è uno di quelli che ha chiamato il Presidente per evitare il mio esonero. Io dico sempre che l’allenatore è un uomo solo, ribadisco che nessuno ha giocato mai contro. La Roma di Pallotta ha raggiunto il massimo con me in panchina. Nonostante gli infortuni, che sono ancora tanti. Trovare una spiegazione non è facile, a volte ci sono giocatori predisposti. Pensate a Pastore. Io vengo criticato perché cambio tanto, ma a volte tolgo un titolare per il timore che si infortuni.”
Poi, sempre sull’argentino: “«Non voglio attribuire responsabilità a nessuno. Anche quest’anno si è visto che il problema principale è fisico. Non abbiamo avuto un buon rapporto, ma non riesco ad avere rancore per certe sue dichiarazioni. Non è riuscito a rendere come ci si aspettava, ho visto che anche quest’anno aveva grande voglia ma non gioca da mesi. La qualità non è in discussione».
Il rapporto con l’ex direttore sportivo, il tanto criticato Monchi: “Ho avuto sempre un ottimo rapporto, devo ringraziarlo perché è stato uno di quelli che mi ha voluto alla Roma. Non è facile fare il mercato dovendo vendere Salah e Alisson, abbiamo avuto contrasti su alcune situazioni, come in una famiglia, ma abbiamo cercato di andare sempre nella stessa direzione“.
Poi una battuta finale sul futuro in panchina:“Accetterò una squadra solo se Ranieri, che saluto con affetto, sarà già piazzato. Perché dopo Roma e Sampdoria..Non c’è due senza tre”.
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