– Arrigo Sacchi ne “ La Repubblica” di Platone
“Vedi la fortuna di quel Milan è stata quella che anche i giocatori di maggiori attitudini si muovevano con la squadra, per la squadra, a tutto campo, tutto il tempo; coerenti con l’Idea che avevamo: io il regista-sceneggiatore, loro gli interpreti… Io cercavo innanzitutto di convincerli ma l’autorità si può ottenere in due modi: per persuasione o per percussione. Se tu non fai quello che la squadra ti chiede, io ti lascio giù.”
Con queste parole l’allenatore emiliano ha spiegato il suo modo di intendere il calcio in una recente intervista. Sacchi considera il gioco alla stregua di una sinfonia musicale in cui ogni giocatore ha il compito di muoversi in relazione con gli altri cercando di limitare al massimo ogni forma di estemporaneità e di individualismo.
In questo quadro vincere risulta essere non tanto il fine ultimo quanto il significante e l’inevitabile conseguenza di un’esecuzione impeccabile di tale spartito.
Sacchi non lavorava solo per la vittoria ma soprattutto sulla vittoria, in uno sforzo di perfezione conciliante con l’idea di calcio del suo presidente Silvio Berlusconi. A nessuno dei due bastava vincere: entrambi andavano alla ricerca di una “vera” vittoria che lasciasse un marchio eterno. Per il profeta di Fusignano questa strada era perseguibile solo attraverso l’armonia e la bellezza; E la storia del calcio gliene ha dato atto.
Lo sguardo si illumina d’orgoglio mentre racconta che: “Se quel Milan fosse stato un’orchestra, avrebbe saputo interpretare tutti i tipi di musica, dal rock al jazz.”
Un’orchestra che aveva come presupposto una ferrea disciplina e una spartizione dei ruoli molto chiara: Sacchi stava alle sue squadre come il filosofo-magistrato sta alla polis nel disegno politico de “La Repubblica”; i suoi principi di gioco erano orientati al calcio totale dell’Ajax di Cruijff nella stessa misura in cui Platone orientava la sua filosofia sul sapere assoluto di Socrate; ogni componente doveva imparare a sentirsi indispensabile e responsabile, ragion per cui persino di
notte, nei ritiri, Sacchi si intratteneva con ognuno dei suoi calciatori per dargli la buonanotte e ribadirgli le disposizioni tattiche in vista del match.
Sapienza, coraggio, temperanza: le 3 categorie dell’anima che insieme dovevano concorrere al perseguimento del Bene platonico. Ad ognuna delle tre classi (magistrati, guerrieri, produttori) de “La Repubblica” appartenevano rispettivamente queste prerogative. Le stesse che Sacchi chiedeva alle sue squadre, con la differenza che tali qualità dovevano essere instillate in egual misura dentro ogni singolo giocatore: tutti dovevano imparare a fare tutto! E partecipare attivamente sia alla fase offensiva che a quella difensiva.
“Eroi sono tutti quelli che fanno quello che possono fare.” Sosteneva citando il premio Nobel Romain Rolland. Armonia; geometria; coscienza e trascendenza del limite: con questi ingredienti abbinati a un parco giocatori di qualità calcistica inestimabile Sacchi riuscì a edificare al Milan la sua “Repubblica”: la realizzazione di un calcio assoluto fatto di fraseggi, distanza minima fra i reparti, creazione costante di spazi e superiorità numerica in ogni zona del campo. All’interno di un calcio italiano ancora fortemente ancorato all’individualismo e al difensivismo concepì questo sport come espressione di un’intelligenza collettiva. “Intelligenza e generosità” al servizio della collettività. Un modo di pensare il calcio fortemente platonico: prima l’Idea, il modello, calcisticamente parlando il modulo; poi la scelta dei giocatori; solo in ultima istanza l’avversario da battere.
“L’esercizio fisico anche quando imposto, non fa alcun male al corpo, ma la conoscenza acquisita per forza non ha presa sulla mente.” In questa affermazione risiede grossomodo la filosofia del tecnico di Fusignano: da un lato lavoro duro sulle gambe e sui movimenti; dall’altro sollecitazioni continue sulla testa dei giocatori con esercitazioni psico-cinetiche, partitelle a tema con tante regole per abituare i calciatori a non atrofizzare il proprio cervello, a non dare mai nulla per scontato.
Conoscenza, memoria e armonia erano alla base della filosofia e del progetto utopico di Platone, idee che applicate al calcio si sono concretizzate nel successo totale del Milan di Arrigo Sacchi: una squadra leggendaria che l’Uefa ha da poco incoronato come “Club più forte di tutti i tempi”.




