La stagione volge al termine, ma il futuro di Luciano Spalletti è ancora tutto da decidere (e decifrare). L’allenatore toscano ha più volte ribadito durante questa stagione l’intenzione di lasciare la Roma qualora non fosse riuscito a portare a casa un trofeo: ipotesi ormai tristemente vicina, vista l’eliminazione dalla Coppa Italia, dall’Europa League e gli otto punti di distacco dalla Juventus capolista a cinque giornate dalla fine. Intendiamoci, la stagione del club giallorosso (almeno in campionato) è stata all’altezza delle aspettative, e per l’ennesima volta la Roma rischia di stabilire il record di punti raccolti senza però riuscire a conquistare il Tricolore, come accaduto nella stagione 2013/2014 a Rudi Garcia (con 85 punti, dietro la Juventus dei 102 punti). La Vecchia Signora, come dimostrato in campo europeo, è semplicemente più forte e più abituata a vincere rispetto alle avversarie, incapaci di tenere il suo ritmo impressionante. L’accesso alla Champions League evitando lo scoglio dei preliminari potrebbe dunque essere considerato un successo. Visto lo stato di incertezza, però, il nuovo direttore sportivo Monchi è alla ricerca del possibile successore di Spalletti. Le ultime indiscrezioni parlano di un possibile arrivo di Marcelino, ex allenatore del Villarreal e, in passato, molto vicino alla panchina dell’Inter: scopriamo insieme se il tecnico spagnolo può essere l’uomo giusto per le ambizioni giallorosse.
Sergente Hartman
Il protagonista principale della rinascita sportiva del Villarreal è stato senza dubbio Marcelino Garcia Toral. Lo stesso Villrreal che, nel febbraio 2012, fu causa del suo esonero da allenatore del Siviglia dopo un’esperienza durata solo sei mesi. Nel 2013 il sottomarino giallo si trova in Segunda Division dopo la sorprendente retrocessione dell’annata precedente, impantanato a metà classifica con 32 punti raccolti in 21 partite. In quel momento la dirigenza decide di affidar l’incarico all’allenatore asturiano, convinto dal progetto ambizioso. Il rendimento va però oltre le più rosee aspettative, riportando direttamente il club nella Liga con 45 punti raccolti nelle successive 21 giornate. Anche nel massimo campionato spagnolo i risultati sono ottimi, passando dalla qualificazione all’Europa League (con una semifinale raggiunta nell’annata 2014/2015) al prestigioso preliminare di Champions League conquistato la scorsa stagione. In piena preparazione estiva, però, qualcosa si rompe nel rapporto tra lui e la squadra, certificato dal litigio con Musacchio, uno dei senatori, e i dirigenti, dovendo scegliere tra lui e diversi elementi della rosa, decidono quindi di allontanarlo (anche se si vocifera che i rapporti fossero tesi sin dalla fine del campionato e che la lite sia stata solo l’ultima goccia a far traboccare il vaso).
Un carattere complicato, quello dell’allenatore spagnolo. Da tutti descritto come un maniaco del controllo, Marcelino pretende di avere voce in capitolo in tutti gli aspetti della gestione societaria, comprese le decisioni dello staff medico. Inoltre è molto attento all’importanza della preparazione atletica e della nutrizione, mettendo “a dieta” rigida tutti i componenti della sua rosa. Dal punto di vista tattico, il tecnico asturiano si discosta parecchio dalla classica scuola spagnola, proponendo un approccio maggiormente pragmatico ed incline ad adattarsi ai giocatori a sua disposizione. “Se l’avversario ha un cannone e noi un fucile, bisogna prima pensare a come rompere il cannone”: questa sua celebre dichiarazione risale ai tempi del Racing Santander alla vigilia di un match contro il Real Madrid. Il modulo di base rimane il 4-4-2 con una particolare attenzione alla fase difensiva e alle transizioni veloci una volta recuperata la palla. Il controllo del possesso palla viene preferito ma non ricercato spasmodicamente, preferendo un approccio diretto e passaggi veloci. In fase di pressing le sue squadre sono molto ordinate e organizzate e si muovono unitariamente alla ricerca del pallone. Il ritmo è sempre molto alto, con il rischio di farsi trovare scoperti nel caso in cui la squadra avversaria sia in grado di eludere il primo sistema di pressing. Le fasce laterali rimangono molto importanti, prediligendo la presenza di esterni a piedi invertiti e adatti dunque a giocare dentro il campo.
Un approccio diverso dallo stile di Spalletti, ma che potrebbe adattarsi bene alla realtà del campionato italiano che, da sempre, predilige la fase difensiva a quella offensiva. La base di partenza deve essere comunque la rosa, nella speranza che le esigenze di bilancio non portino i giallorossi a cedere qualche pezzo pregiato e che Monchi confermi quanto di buono fatto con il Siviglia. Di certo i tifosi non dovrebbero lamentarsi dello scarso impegno: con Marcelino si corre tanto e, in partita, si ripetono ossessivamente i movimenti provati in allenamento. Basterà per interrompere l’egemonia bianconera?
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