L’etica calcistica è chiara e intransigente, ed ogni minimo segnale di razzismo è punibile con il massimo della pena. Ecco perché queste sono ore molto calde per la Lazio e per Senad Lulic, colpevole di aver accusato l’avversario Rudiger di “vendere calzini e cinture a Stoccarda fino a due anni fa”. Il significato della metafora, nonostante quelle siano state parole a calde dettate dalla rabbia per la sconfitta, è chiara. Adesso la decisione spetta al giudice sportivo che, su pressioni della stessa UEFA, potrebbe imputare al bosniaco una maxi-squalifica di 10 giornate. Probabilmente a nulla servirà l’intervento del responsabile delle comunicazione della S.S Lazio Diaconale che, sul sito ufficiale biancoceleste, ha cercato di smorzare gli animi: “E’ una polemica andata oltre le righe, iniziata dalle dichiarazioni precedenti di Rüdiger. Direi di chiuderla qui con le scuse nostre e del giocatore. Parole nate dalla concitazione del momento”.
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