Negli ultimi anni il tema degli stranieri in Italia ha sollevato più di qualche polverone. I “forestieri” nel nostro campionato ci sono sempre stati, basti pensare agli argentini Omar Sivori, approdato a Torino alla fine degli anni ’50, ed al mago Herrera, protagonista dell’Inter degli anni ’60. Poi, più recentemente a Platini, Maradona, Falcao. Ma verso la metà degli anni ’90 in poi, che il boom degli stranieri tocca il suo apice. Ora non solo quelli di talento, ma anche giocatori scarsi e mediocri vengono a calpestare i campi della Serie A e B. Vi ricordate Fabio Junior? Gustavo Bartelt? Jocelyn Blanchard? Vratislav Gresko? Abel Xavier? E vi chiedete cosa ci sta a fare Muntari al Milan? E a cosa serve Podolski ai nerazzurri? Veramente in tutta la Serie B non si trovava un giovane italiano migliore di Duje Cop? Naturalmente il nostro non è un discorso razzista, piuttosto patriottico. Anche Carlo Tavecchio, durante la conferenza stampa della sua nomina a presidente della Figc, ha sollevato la questione, usando termini assolutamente inappropriati e giustamente criticato, ma se andiamo a vedere il succo del suo pensiero, chi può dargli torto? I grandi campioni come Shevchenko e Luis Nazario de Lima sono naturalmente una risorsa importantissima per il nostro movimento e sono e saranno sempre i benvenuti, ma gli altri? Inutile dire che chi ne fa le spese è senza dubbio la Nazionale calcio italiana. i Mondiali dello scorso anno in Brasile ci hanno restituito una squadra a pezzi, ci hanno fatto vedere il nostro reale potenziale e tante critiche sono piovute sull’ex c.t Cesare Prandelli. A dire il vero, esclusi i veterani, Buffon, Pirlo, Chiellini, i nuovi, Di Sciglio, Parolo, Cerci, Balotelli, Immobile non sono stati assolutamente all’altezza delle aspettative e la figuraccia è stata inevitabile. Anche la nuova Nazionale di Antonio Conte mostra evidenti limiti, con giocatori non di grandissimo livello e con poca tecnica. Ma se i club preferiscono acquistare altrove piuttosto che in casa, è evidente che per i nostri giovani crescere e avere la possibilità di giocare a buoni livelli diventa quasi una missione impossibile. Ma si possono prendere provvedimenti per tutelare le nostre risorse? Sicuramente qualcosa si può fare e andrebbe fatto, non tanto per eliminare questo fenomeno, ma quantomeno per limitarlo. Indubbiamente, sarebbe moralmente intollerabile vietare agli stranieri di poter giocare da noi, preferibilmente sarebbe opportuno incentivare le società ad acquistare giovani italiani, magari attraverso fondi monetari, costituiti dalla Figc e dati poi alle società che rispettano determinati parametri, come ad esempio avere in rosa almeno 15-16 giocatori italiani. Attualmente, infatti, se andiamo ad analizzare le rose delle varie società della massima serie, scopriamo che circa il 52% di esse è formato da giocatori stranieri e a volte in campo, ci sono squadre che non schierano neanche un italiano. Dati allarmanti, eppure nessuno si muove. Poche le riforme ed alcune alquanto inutili. Come quella di limitare la possibilità ai club di tesserare giocatori extra-comunitari. Va bene, dopo i trattati della Comunità Europea, noi prima di essere cittadini italiani, siamo considerati cittadini europei, ma in sostanza, se uno è brasiliano e l’altro francese, alla fine della fiera non sono tutte due stranieri? Chissà se qualcuno prenderà seri provvedimenti o si continuerà così fino ad arrivare in un vicolo cieco, sta di fatto che un giorno, e neanche troppo lontano, l’arbitro chiederà in campo: “do you speak italian?”.
Do you speak italian?
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