Quando Cassano rescisse col Parma
“Ho rescisso col Parma e ora sto meglio, ci ho pensato tutta la notte. Ho deciso di chiudere il rapporto dopo una presa per il culo durata sette mesi; sono stanco, ho deciso di lasciare tutto. Non ce l’ho con i tifosi di Parma, con i miei compagni e con chi lavora, ma con chi ha fatto un disastro dopo che avevamo fatto del Parma un giochino perfetto. Ci sto rimettendo quattro milioni di euro di stipendi, ma non sono i soldi il problema. Non lo sono per me: la cosa brutta è che ci sono persone che guadagnano molto meno e non prendono un euro da 7 mesi o, in alcuni casi, da un anno. Ogni volta ci dicevano che ci avrebbero pagato domani e il giorno dopo ci ripetevano domani: basta, non ce la facevo più, questa situazione di agonia era insostenibile“, tuonò Cassano dall’amico Pierluigi Pardo in diretta su Italia 1, a Tiki Taka, in quel lontano 26 gennaio del 2015. Ma andiamo per gradi…
Il 25 gennaio del 2015 si giocò un Parma-Cesena in un Tardini infuocato, 20ª giornata di quella Serie A, ed i gialloblù persero malamente lo scontro salvezza tra ultima e penultima per 1-2 facendosi distanziare dal Cesena di ben nove lunghezze in classifica, rimanendo fermi all’ultimo posto con 3 miseri punti e certi ormai della retrocessione a fine stagione. Ma non fu retrocessione, andò anche peggio: nell’estate del 2014 al Parma sesto in classifica con Donadoni in panchina fu negato l’accesso in Europa League per problemi finanziari legati ad alcuni pagamenti IRPEF non in regola, da lì iniziò un’escalation di guai finanziari e passaggi di società da uno sciacallo all’altro che culminò con il fallimento del club il 19 marzo del 2015.
Già a novembre 2014, cioè due mesi prima di quel famigerato Parma-Cesena del 25/01/2015, venne scoperchiato il vaso di Pandora: i giornali cominciarono a scrivere che il patron gialloblù Tommaso Gherardi non pagava ai calciatori gli stipendi da luglio, che il Parma sarebbe stato penalizzato di due o tre punti in classifica, che i giocatori avrebbero minacciato lo sciopero e che la società gialloblù aveva uno scoperto debitorio di oltre 60 milioni di euro. La squadra successivamente si radunò, i calciatori decisero di giocare unicamente per la maglia e per i tifosi, giurando di non abbandonare il club e provarlo a salvare in tutti i modi sul campo… ma ci fu chi tradì secondo il capitano Lucarelli.
“Eravamo tutti d’accordo sulla messa in mora, compreso Cassano. Qualcosa però andò storto. Dopo l’allenamento Antonio, dalla distribuzione delle casacche, capì che non sarebbe stato titolare in partita, così pensò bene di rilasciare un’intervista in cui denunciò la situazione dei mancati pagamenti. Peccato che soltanto il giorno prima mi avesse garantito che non avrebbe parlato. Non disse nulla a nessuno, fece la cosa per puro tornaconto personale. Voleva andare via e per questo fece nuovamente casino. La domenica, avvenne il patatrac. Io andai in tribuna perché squalificato, lui in panchina perché Donadoni aveva deciso così da giorni. I tifosi al Tardini, però, videro la scelta del mister come una punizione per la denuncia fatta da Cassano e così iniziarono a invocarlo. Ma ciò che mi fece letteralmente perdere la testa fu quando lo vidi andare sotto la Curva Nord a fine partita, una cosa che lui si era sempre rifiutato di fare al termine di ogni gara. Questa volta, perché gli tornava utile, andò a parlare con i tifosi, quando vidi quella scena, non capii più nulla. Partii dalla tribuna saltando i gradini quattro a quattro, mi fiondai nello spogliatoio, sentii gridare Mirante: ‘È inutile che fai il fenomeno’. Proprio quello che mi serviva per chiudere definitivamente la vena e lanciarmi verso il compagno che aveva tradito la nostra fiducia. Feci in tempo a urlargli: ’Sei un bastardo’. Poi intervenne Luca Bucci, il nostro preparatore dei portieri, sollevandomi di netto e portandomi dentro alle docce. Tirai un cazzotto talmente forte da staccare il doccino, ma fui marcato stretto e non mi mossi da lì per un quarto d’ora. Giusto il tempo di permettere a Cassano di andarsene. Di lì a poco avrebbe rescisso”, così parlò capitan Lucarelli in un’intervista nel 2018.
Trattato come un figlio sin da subito, i tifosi non perdonarono mai a Cassano di aver abbandonato la nave proprio mentre affondava, in special modo a lui che era uno dei leader tecnici di quella squadra. Fantantonio ha sempre abituato il mondo del calcio alle cosiddette “cassanate”, ma quel prematuro addio in quel difficile momento storico per il club fu visto dai tifosi come un oltraggio alla maglia e alla storia del club. Cassano, proprio lui voltò le spalle ai tifosi gialloblù, lui che fu accolto a Parma come un re, dopo che Walter Mazzarri lo scaricò dall’Inter… e non che numericamente non abbia poi ripagato i ducali avendo segnato 18 gol e siglato 10 assist in 56 presenze (con la ciliegina del ritorno nelle coppe europee dopo anni, poi negato al Parma per i debiti). Ma quella rescissione con annessa fuga da Parma, poche ore più tardi del chiarimento a fine partita con la Curva Nord, sarà per sempre una macchia indelebile sul bel rapporto che si creò tra il club gialloblù, i tifosi ducali ed Antonio Cassano nel giro di appena un anno e mezzo…
(dati Wikipedia e Transfermarkt)
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