La stagione 1998-1999, il sogno infranto della Viola
La Fiorentina 1998-1999 è una squadra fortissima, una delle Sette sorelle, e può contare su grandi campioni come Batistuta, Edmundo e Rui Costa, ma è ancora a secco di titoli. Nell’estate 1998 il presidente Vittorio Cecchi Gori riporta in patria dal Bayern Monaco Giovanni Trapattoni, l’allenatore italiano più vincente di sempre, per puntare al bersaglio grosso: lo Scudetto; inoltre il patron viola fa i salti mortali per convincere Batistuta a rimanere a Firenze, respingendo il pressing insistente di Moratti, intenzionato ad affiancare l’attaccante argentino a Ronaldo. Inizia la stagione e sembra una di quelle annate uniche, costellate da momenti magici: alla terza giornata 1-3 al Milan con tripletta di Batistuta, alla decima, con lo stesso risultato, ma al Franchi, i viola affondano l’Inter grazie alle reti di Batistuta, Padalino ed Heinrich, mentre alla tredicesima basta un goal del solito Bati per superare di misura la Juventus. Nonostante le quattro sconfitte con Roma, Parma, Piacenza e Lazio, la Fiorentina si laurea campione d’inverno, vincendo con il Cagliari per 4-2 alla diciassettesima giornata. La squadra di Trapattoni gioca un calcio veloce, potendo contare su una qualità pazzesca e davanti Edmundo, Batistuta ed Oliveira sono l’incubo delle difese della Serie A. L’ attaccante argentino vive la sua miglior stagione in assoluto, nelle prime diciannove giornate segna ben diciotto reti. Tutto sembra andare a gonfie vele e la viola si prepara allo scontro diretto con il Milan al Franchi il 7 febbraio 1999, quando la classifica recita: Fiorentina 41, Lazio 38, Milan 36, Parma 34. Il Trap schiera un 5-3-2 con Toldo in porta, Torricelli ed Heinrich sugli esterni, Repka, Padalino e Falcone al centro della difesa, Cois e Ficini in mediana, Rui Costa tra le linee a supportare la coppia d’attacco Batistuta-Edmundo; parte dalla panchina Oliveira. Zaccheroni risponde con un 3-4-1-2 con Abbiati tra i pali, Maldini, Costacurta e Sala in difesa, Guly e Ziege sugli esterni, Albertini ed Ambrosini in mezzo al campo, Morfeo sulla trequarti alle spalle di Weah e Bierhoff. Il Franchi freme, l’aria è tesa e 42000 cuori cantano per spingere la Fiorentina ad una vittoria che sarebbe fondamentale; il primo tempo è a tinte viola con i ragazzi di Trapattoni che sfiorano il goal in più occasioni, l’opportunità più ghiotta ce l’ha Edmundo che con un siluro da fuori l’area centra la traversa. Nel secondo tempo i rossoneri salgono in cattedra: Weah colpisce il legno e due miracoli di Toldo, uno su Weah e l’altro su Bierhoff tengono il risultato inchiodato sullo 0-0. Poi arriva quel maledetto minuto 88, un minuto che cambia il corso del campionato e della stagione della Fiorentina: Edmundo lancia Batistuta in campo aperto verso la porta milanista, ma dopo poco il Re Leone si accascia, alzando il braccio, la speranza di poter sbloccare il risultato si tramuta rapidamente nella paura di perder il proprio capitano e sul Franchi cala un silenzio gelido. Ma dopo pochi minuti, mentre Batistuta esce in barella, la sua gente continua a cantare “Bati-Bati-Bati-Batigooool”; non bisogna mollare ora, i tifosi lo sanno. Purtroppo non basta, i tifosi spesso non bastano. La gara termina 0-0; l ‘attaccante argentino si ferma per un mese a causa di uno stiramento al legamento collaterale del ginocchio sinistro e con lui si ferma anche la cavalcata della viola che non riuscirà più a stare al passo di Milan e Lazio, che si contenderanno il titolo fino all’ultima giornata. Anche in Coppa Italia la Fiorentina si fermerà alla fine, in finale, contro il Parma dell’ex Malesani, che si aggiudicherà il trofeo grazie alle reti in trasferta. La viola terminerà la stagione in terza posizione, ritrovando un piazzamento Champions, ma non tornerà più così vicina a raggiungere l’obbiettivo Scudetto. La storia d’amore tra Batistuta e la Fiorentina si concluderà, solo formalmente, l’estate 2000 quando l’attaccante argentino si accasa alla Roma, con la quale riuscirà a vincere il tanto bramato Scudetto dopo averci provato per nove anni a Firenze.
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Nel podcast tematico sulla Serie A questa settimana abbiamo parlato dei nuovi acquisti dell’Inter: Young, Moses ed Eriksen, tutti e tre provenienti da squadre di Premier League, dunque un calciomercato simile a quello fatto dal duo Marotta-Ausilio già in estate. L’Inter di Conte ora ha tre nuove frecce nella propria faretra, ma cosa possono dare i nuovi arrivati ai nerazzurri? Corsa, dinamismo, tecnica ed esperienza sicuramente, ma basteranno per arrivare alla vittoria del tricolore?



