“Non meritiamo assolutamente i fischi dei tifosi, attraversiamo un momento in cui non sappiamo in mano a chi siamo e siamo fragili per la questione societaria. Nessuno è in grado di darci garanzie, siamo da soli e lasciati a noi stessi. Foschi e Stellone ci stanno proteggendo da tutti.
Dovete aiutarci, questa volta non accetto fischi. Abbiamo finito con quattro giocatori coi crampi. I fischi a Cremona o contro la Salernitana li ho accettati, ma oggi non ci sto. Tolti i dieci minuti finali, meritiamo solo complimenti
Non resta che aspettare il 15 febbraio, a me non frega nulla dello stipendio. Mi interessa sapere chi siamo, quale futuro abbiamo, se c’è una prospettiva. Se c’è un problema vado a casa, ma io voglio vincere il campionato e tornare in Serie A. Serve unione, voglio 40mila persone allo stadio per la Serie A”.
L’intervista rilasciata dal difensore del Palermo andrebbe passata sui maxi schermi degli stadi di tutta la Serie B e, perché no, pure della Serie A. Non deve e non può passare inosservato il fatto che una squadra così importante del nostro calcio stia vivendo un dramma non solo sportivo. Oltre gli stipendi non pagati ci sono i sogni della gente, di quella con la sciarpetta e armata solo di voce che vuole tornare in Serie A, di gente come Bellusci che non giocherà mai in Champions League, ma la sua chance di marcare Ronaldo se la merita e se la vuole prendere. E il campo lo stava anche permettendo: prima posizione in classifica indiscussa fino a poco fa, fino a che non è iniziato (anzi ripreso) l’oblio.
L’oblio di una società malata da anni a cui solo falsi profeti hanno provato a dare una cura. E ora nessuno ha il coraggio di agire. Non lo vogliono fare i privati, lo faccia la Lega: salvate il Palermo come avete salvato le big di Serie A; non sopporteremo oltre un altro Bari o un altro Parma.



