Speciale Russia 2018 è la nuova rubrica targata RadioGoal24 che andrà ad esplorare tutte e 32 le squadre che parteciperanno alla più famosa ed importante competizione calcistica mondiale. Percorreremo, giorno per giorno, la storia, le statistiche e le curiosità di ogni singola formazione del torneo. Vi ricordiamo che potrete seguire la diretta streaming con radiocronaca di tutte le partite sulla nostra sezione Radio, con approfondimenti radiofonici dedicati e molto altro ancora nel nostro flusso dedicato. Questa volta è il turno del Perù, la “quarta incomoda” del tema sudamericano che proverà a tornare alla ribalta dopo anni complessi.
Il cammino verso il mondiale
Il cammino del Perù verso la conquista del Mondiale non è stato assolutamente semplice: partecipante alla zona CONMEBOL (dedicata alle quadre sudamericane), la nazionale peruvaiana è riuscita a prendersi il pass verso Russia attraverso l’ultimo posto disponibile, il quinto, giocandosi lo scontro diretto contro la vincente della zona OFC (zona Oceanica). Le prime partite non erano neanche andate molto bene: sono infatti arrivate 4 sconfitte nelle prime sei giornate, intervallate alla terza giornata con la vittoria sul Paraguay e nella quinta con il pareggio contro il Venezuela. Successivamente è arrivato un periodo decisamente positivo, con 2 successi ed un pareggio importantissimo contro l’Argentina. La sconfitta con il Cile sembrava riportare tutti con i piedi per terra, ma la vittoria con il Paraguay ha saputo ridare linfa vitale e, sopratutto, speranza. Dopo la sconfitta con il Brasile (12° giornata) ed il pareggio contro il Venezuela, son arrivate alcune vittorie fondamentali, ovvero ben tre 2 a 1 rispettivamente contro Uruguay, Bolivia ed Ecuador. Il pareggio a reti bianche contro l’Argentina è stato il segnale definitivo rispetto alla volontà dei Los Incas di qualificarsi ai Mondiali. L’ultima giornata è stata decisiva, con il Però ad un solo punto dal Cile quinto, che ha giocato però l’ultima giornata con il temuto Brasile. Alla fine la differenza reti ha influito terribilmente, con i peruviani capaci di strappare un onesto 1 a 1 contro la Bolivia mentre i cileni, a causa del 3 a 0 subito contro i verdeoro, hanno visto il loro rapporto goal fatti/subiti scendere a -1, con conseguente eliminazione visto il +1 del Perù. I play-off hanno visto la nazionale biancorsossa sfidare la Nuova Zelanda: dopo uno scialbo 0 a 0 all’andata, il Perù ha saputo vincere al ritorno per 2 a 0, grazie ai goal di Ramos e Farfan. Dopo 35 anni, il Perù è ai mondiali.
2)La Rosa:

Il modulo tipico del Perù di quest’anno è senza dubbio il 4-2-3-1, capace di coinvolgere sopratutto le linee esterne della squadra dando molto spesso spazio alla fantasia degli attaccanti. L’atteggiamento tattico è quindi quello tipico sudamericano: molto fumantino, veloce, poco tattico. La difesa è composta principalmente da giocatori appartenenti al continente americano, con Advincula nel ruolo di terzino destro, Rodriguez e Ramos come coppia centrale e Trauco a sinista. Il reparto difensivo è sicuramente quello meno performante, visto che è formato da giocatori tatticamente non proprio eccellenti, colpevoli spesso di disattenzioni piuttosto grossolane che non lasceranno di certo tranquilli i tifosi peruviani nel prossimo Mondiale. Il centrocampo è formato da due mediani di ruolo, vale a dire l’ormai esperto Yotun e la sorpresa Topia, uno dei pochi calciatori a giocare in Europa, in Olanda con il Feyeenord. E’ però sulla trequarti che il Perù mostra tutto il suo talento, con la stella Farfan stabile a sinistra (e Flores, esterno dell’Aalborg come riserva). Al centro si giocano il posto tre calciatori: il titolare, sulla carta almeno, è Cuevas, l'”emigrato” in Brasile. Gioca invece in Portogallo, fra le fila del Vitoria Guimaraes, il 27enne trequartista Hurtado. Nel Granada, società spagnola, c’è invece il 22enne Pena. Sulla destra c’è l’altro “osservato speciale” dei Los Incas, vale a dire Carrillo, mentre nel ruolo di punta centrale spazio al sempre-verde Guerrero, di 34 anni.
2.1) La Stella: Jefferson Farfan

Con 24 goal in 8 partite, la stella del Perù da noi scelta è senza dubbio Jefferson Farfan, un calciatore con doti atletiche fuori dal normale, che forse ha raccolto anche troppo poco rispetto al suo talento. E’ la tipica ala sudamericana, dotata di grande velocità ma anche di un’enorme resistenza, qualità che non gli sono sparite nonostante l’età avanzata. Ha inoltre il dono di saper utilizzare bene entrambi i piedi, che gli permettono di agire senza problemi sia sulla destra che sulla sinistra. Negli ultimi anni è stato sicuramente il più famoso giocatore peruviano, capace di totalizzare più di 100 presenze sia in Olanda con il PSV, sia in Germania con lo Schalke 04. In entrambi i club è riuscito a divenire l’idolo dei tifosi trascinando le due squadre in traguardi importanti, come la semifinale di Champions League nell’edizione 2004/2005 con gli olandesi ed i quarti di finale, della stessa competizione, con i tedeschi. Di lui si ricorda sopratutto un gran bel goal contro il Bayer Leverkusen , attraverso una corsa di 80 metri dalla sua area. Nel 2015, come tanti altri giocatori, viene ingaggiato da club arabi tramite alcuni contratti faraonici. Tuttavia l’avventura con l’Al-Jazira non si rivela delle migliori e decise di andarsene un anno dopo. Arriva quindi il trasferimento alla Lokomotiv Mosca, con cui il peruviano sembra tornato ad ottimi livelli: nell’ultimo anno infatti, fra campionato ed Europa League, ha siglato ben 14 goal e 7 assist in 32 presenze.
2.2) Il tecnico: Ricardo Gareca

Ricardo Gareca, soprannominato El Tigre, ha iniziato la sua carriera da allenatore con un curriculum già importante: da calciatore aveva infatti vestito le maglie (con più di 100 presenze ciascuna) di club storici come il Boca Juniors ed il Velez. La sua carriera da tecnico comincia invece nel 1996 con il Talleres: i buoni risultati ottenuti gli permettono di firmare invece con l’Independiente, ma la poca esperienza non gli ha consentito di esprimere il suo gioco al meglio, convincendo a tornare nel suo precedente club. Tre anni dopo, con una promozione di Primera Division e la vittoria della Copa CONMEBOL, Gareca riprova il salto di qualità, questa volta con il Colon, ma anche qui fallisce e torna, per la seconda volta, al Talleres. Dice addio alla squadra un anno dopo, provando esperienze come il Quilmeres e l’Argentinos. La sua carriera non sembra decollare e, nonostante una breve esperienza in Spagna come vice-allenatore, anche le successive panchine (con America De Calì e Santa Fé) si rivelano fallimentari. Il terzo ritorno al Talleres di rivela un punto di svolta nella sua carriera: sfiora ancora una volta la promozione, ma il suo bel gioco gli permette di essere chiamato dall’Universitario, con il quale vince un torneo Apertura. Siamo nel momento migliore della sua carriera: nel 2009 firma per il Velez e, da bandiera del club, guida gli argentini a ben 3 titoli nazionali, prima di firmare con il Palmeiras in Brasile. Nonostante alcuni discreti risultati, nel 2015 decide di abbandonare il club per dedicarsi alla nazionale peruviana, conquistando l’accesso ai Mondiali 2018 in Russia.
La storia:
Fin dai primi anni della sua nascita, la nazionale peruviana è sempre stata una federazione molto competitiva a livello internazionale: nel 1930 riesce a qualificarsi per i Mondiali in Uruguay, nonostante l’eliminazione al primo turno, mentre arriva terza in Copa America nel 1935 ed in semifinale nel 1936 ai Giochi Olimpici. Gli anni successivi portarono i primi trofei: nel ’38 la vittoria nei Giochi Boliviani, nel ’39 invece il successo nella Copa America, battendo l’Uruguay per 2 a 1 nel finale. Negli anni ’60 si aprì un nuovo ciclo per la federazione, che non vinse nulla di particolarmente importante, gettando però le basi per un successivo decennio particolarmente ricco. Nel 1970, infatti, è arrivato il miglior risultato maturato in una Coppa del Mondo, venendo eliminata nei Quarti di Finale dal Brasile per 4 a 2. Si qualificò anche nei Mondiali del ’78 e dell’82, dove però non arrivò oltre al secondo turno. L’edizione del 1978, in particolare, fu ricordata per le accuse contro la nazionale Peruviana di “combine” ai favori dell’Argentina, dopo la sconfitta per 6 a 0 contro la Selecion. Il 1975 venne ricordato come l’anno di Hugo Sotil, che grazie ad un grandissimo colpo di testa portò la propria nazionale a vincere la Copa America nella finale contro la Colombia. Arrivò vicino alla vittoria anche nel 1979 e nel 1983, ma in entrambe le edizioni non andò oltre al terzo posto. Nel 1986, con la mancata qualificazione ai Mondiali a causa della sconfitta ai play-off contro il Cile, si apre un periodo di crisi per la nazionale peruviana. Ad un movimento ormai troppo stantio, si aggiunse un tremendo disastro aereo nel 1987, che portò via quasi tutta la squadra della nazionale. Segnali di ripresa arrivarono solo dal 1997, con il quarto posto nella Copa America e la qualificazione sfiorata (persa per differenza reti) ai Mondiali. Da allora sono arrivati buoni risultati in Copa America, con l’accesso alle fasi finali in tutte le edizioni, ma con il mancato accesso ai Mondiali nel 2002 e nel 2006. Nel 2011 è arrivato un terzo posto nella maggiori competizione sudamericana, ma il vero segnale di svolta è arrivato nel 2015, con l’arrivo sulla panchina di Gareca. L’attuale tecnico è riuscito infatti a bissare la medaglia di bronzo in Copa America nel 2015 e a centrare la qualificazione ai mondiali a Russia 2018.



