Speciale Russia 2018 è la nuova rubrica targata RadioGoal24 che andrà ad esplorare tutte e 32 le squadre che parteciperanno alla più famosa ed importante competizione calcistica mondiale. Percorreremo, giorno per giorno, la storia, le statistiche e le curiosità di ogni singola formazione del torneo. Vi ricordiamo che potrete seguire la diretta streaming con radiocronaca di tutte le partite sulla nostra sezione Radio, con approfondimenti radiofonici dedicati e molto altro ancora nel nostro flusso dedicato. Iniziamo ovviamente con la Russia, padrona di casa e paese ospitante dell’intera manifestazione.
1) La squadra

Essendo la nazione organizzatrice della 21° edizione del Mondiale di calcio, la Russia non ha avuto bisogno di disputare i gironi di qualificazione per poter partecipare all’evento, ma ha comunque dovuto effettuare dei test amichevoli per trovare il giusto assetto di gioco. Nella maggior parte dei casi è stato utilizzato il 3-5-2, modulo in cui sono fondamentali i ruoli degli esterni, chiamati sia ad attaccare che a fare da tornanti in difesa. Sulla fascia destra il giocatore più utilizzato è stato Samedov, calciatore della Lokomotiv Mosca molto apprezzato sia da Carrera che da Capello, ai tempi in cui allenava la nazionale russa. Samedov ha dovuto però adattarsi a quel tipo di ruolo, dato che ha sempre giocato in un centrocampo a quattro, e la sua poca attitudine nei movimenti senza palla potrebbe far si che Smolkinov, giocatore dello Zenit San Pietroburgo dotato di maggior spinta e resistenza, possa prendere il suo posto. Sul versante di sinistra persiste invece il ballottaggio tra Dmitry Kombarov e Yury Zhirkov, che nelle amichevoli si sono alternati continuamente: il primo è uno dei simboli dello Spartak Mosca, che lo scorso anno è tornato a vincere il campionato dopo 16 anni, mentre il secondo è uno degli ultimi reduci dallo straordinario Europeo del 2008. Il resto del centrocampo rimane un rebus, dato che è il maggior settore ad avere più uomini in abbondanza: Dzagoev ne rappresenta tuttavia la punta di diamante, in grado di regalare giocate di classe sopraffina, degne del miglior fantasista. La sua unica sfortuna è quella di essere stato fermato dai tanti infortuni nell’arco di questi anni, che ad esempio non gli hanno permesso di giocare gli ultimi Europei e la Confederations Cup del 2017. In caso di un suo forfait ci sarebbe comunque Zobnin, giocatore dotato di ottima progressione, forza fisica e inserimenti continui in area, anche se pecca di poca lucidità in fase realizzativa. Gli altri principali indiziati per ricoprire il reparto di centrocampo sono Golovin, Glushakov, Yerokhin e Gazinskiy. Glushakov e Yerokhin potrebbero alternarsi nel ruolo di regista, poiché dotati entrambi di una maggiore visione di gioco, mentre Golovin e Gazinskiy sembrano avere le giuste capacità per giocare come mezzali destre, tramite un giro di palla semplice, con pochi tocchi e molto veloce. Venendo al reparto offensivo, Smolov dovrebbe essere l’unico attaccante sicuro di un posto da titolare: il giocatore del Krasnodar è il più prolifico dei suoi, dato che nelle ultime tre stagioni ha segnato 121 reti tra campionato, Coppa di Russia ed Europa League. Il suo partner di attacco potrebbe invece essere il giovanissimo Miranchuk, che sembra avere un rapporto speciale con la nazionale: il 22enne della Lokomotiv Mosca ha infatti segnato al debutto, e anche se non è ancora esploso in maniera completa, ha tutte le qualità per poter diventare uno dei simboli più talentuosi di questo Mondiale. Completiamo il discorso sulla rosa parlando della difesa, che in termini di qualità ed esperienza è (forse) il settore più carente. I ritiri di due colonne come Ignashevich e Berezutskiy hanno indebolito ulteriormente la difesa, lasciando scoperto un reparto già fragile di per suo. Il posto da titolare fisso dovrebbe quindi essere di Kudryashov, mentre i posti vacanti se li contenderanno Semenov, Kutepov e Neustädter: quest’ultimo ha ottenuto la cittadinanza russa poco prima dell’inizio dello scorso Europeo, ed è l’unico centrale con un minimo di esperienza internazionale, anche se nell’ultima Confederations Cup gli è stato preferito Kambolov, che nel Rubin Kazan gioca a centrocampo. Con una retroguardia completamente inaffidabile, la porta sarà difesa dal capitano Igor Akinfeev, bandiera della nazionale russa e più volte chiamato nel corso delle amichevoli a compiere dei veri e propri miracoli.
1.1) L’allenatore: Stanislav Čerčesov

Čerčesov è un ex portiere dell’URSS e della Russia, e nei suo precedenti da calciatore con la nazionale ha giocato la Coppa del Mondo del 1994 e quella del 2002. Per quanto riguarda i club, ha militato in diverse società moscovite come Spartak e Dinamo Mosca, squadre che poi ha anche allenato nel 2007-2008 e nel 2014-2015. Oltre ad allenare in Russia, però, vanta anche un’esperienza nel campionato polacco, dove nella stagione 2015-2016 ha vinto un campionato con la Legia Varsavia, che gli ha permesso in seguito di riuscire a vestire i panni del CT. L’approdo sulla panchina della Sbornaya è arrivato infatti nel 2016, ed il compito che gli è stato affidato dalla federazione non è stato per nulla semplice, poiché proprio in vista del Mondiale casalingo gli è stato chiesto di gettare basi solide e costanti, che possano segnare una sorta di rinascita del movimento calcistico russo. Negli ultimi anni, infatti, la Russia non ha saputo dare la giusta continuità all’ottimo lavoro svolto ad Euro 2008, e la serie infinita di ricambi generazionali ha portato ad un lento ed inesorabile degrado. Nemmeno i successi europei dello Zenit hanno saputo dare un colpo di coda alla questione, e così la nazionale russa ha intrapreso una sorta di crollo verticale, che ha portato alla mancata qualificazione al Mondiale del 2010 (persa in un clamoroso spareggio contro la Slovenia), e a delle prestazioni del tutto scialbe sia negli Europei del 2012 che nel Mondiale del 2014. Nel Mondiale brasiliano, inoltre, si era sperato nell’esperienza di Capello, ma neanche un allenatore del suo calibro ha saputo ristabilire il giusto bandolo della matassa, ed è per questo che adesso Čerčesov è diventato l’osservato speciale. Il suo incarico sarà infatti quello di rifondare un’intera nazionale, oltre che dare luce e lustro ad un paese che in termini sportivi è sempre stato tra i primi al mondo, ed è chiaro che la pressione verserà tutta su di lui, anche perché adempiere a tutti questi doveri tra mura ed occhi amici non sarà per nulla semplice.
1.2) La stella: Igor Afinkeev

Il giocatore con maggior qualità ed esperienza è sicuramente Igor Afinkeev, portiere della squadra nonché capitano e punto di riferimento per tutti i compagni. Afinkeev ha esordito in nazionale nel 2004, in un’amichevole contro la Norvegia, diventando così il terzo calciatore più giovane ad aver vestito la maglia della Russia. Con la nazionale ha inoltre giocato più partite di tutti, collezionando oltre 100 presenze, mentre nella Prem’er-Liga russa è l’estremo difensore a vantare il maggior numero di reti inviolate. All’età di soli 17 anni è riuscito ad imporsi come portiere titolare nel CSKA Mosca, di cui ne è diventato una bandiera, vincendo diversi trofei tra cui 1 Coppa Uefa, 6 campionati, 6 Coppe di Russia e 6 Supercoppe, oltre che il premio Zvezda, ovvero l’elogio come miglior calciatore dell’ex Unione Sovietica. In questi anni le sue parate miracolose e a volte anche spericolate hanno sopperito agli errori di una difesa inesperta e poco affidabile, e anche in questo Mondiale il capitano russo sarà chiamato a togliere le castagne dal fuoco in più di qualche occasione. Afinkeev si presenta come un portiere completo, bravo nel ricevere, nell’intercettare e nel tuffarsi, anche se la troppa frenesia con cui esce dalla porta lo costringe spesso a respingere il pallone con le gambe, non permettendogli di impattare la sfera di gioco nella maniera più adeguata.
2) La storia
In Russia il calcio ha delle origini antichissime, che risalgono al 1912, periodo caratterizzato dalla forte dominanza dell’imperialismo russo. Dopo il 1917, tuttavia, quel movimento è scomparso a causa della Rivoluziona di febbraio, con la quale è stata istituita la nazionale di calcio dell’URRS. L’ex nazionale dell’Unione Sovietica ha ottenuto diversi successi nel periodo in cui è stata in carica, ovvero dal 1917 al 1992, durante il quale ha vinto un campionato Europeo nel 1960, e ottenuto tre secondi posti negli Europei del 1964, 1972 e 1988, ed un quarto posto nel Mondiale del 1966. In quegli anni l’intero movimento sportivo sovietico ha avuto una crescita esponenziale grazie agli sviluppi generazionali di vari campioni, che hanno permesso all’intero paese di diventare un vero e proprio fiore all’occhiello non solo nell’ambito calcistico, ma in tutto il panorama dello sport internazionale. Anche nelle Olimpiadi, ad esempio, l’Unione Sovietica ha raggiunto dei risultati eccellenti, conquistando tra le tante due medaglie d’oro e tre di bronzo. Ritornando al tema del calcio, tra i giovani calciatori talentuosi di quel periodo non possiamo non citare Lev Yashin, eroe ed emblema di quella nazionale, diventato l’unico portiere della storia ad aver vinto il Pallone d’oro. Negli anni ’90 l’URRS ha però subito delle forti ripercussioni dal punto di vista politico e territoriale, che hanno coinvolto ovviamente anche la nazionale di calcio, ribattezzata sotto il nome di “Russia” a partire dal 16 agosto del 1992. I Mondiali americani del 1994 sono stati quindi la prima competizione ufficiale per la nazionale russa, che in quell’occasione è stata eliminata nel primo turno: quelli sono stati anche gli anni più gioiosi, dato che dal 1993 al 1997 la Russia è rientrata nella top 20 del Ranking FIFA. Negli anni successivi la Sbornaya è scomparsa progressivamente dal calcio che conta, tornando a giocare un ruolo importante nei Mondiali del 2006, sotto la guida del tecnico olandese Guus Hiddink. L’ex allenatore di Chelsea e Real Madrid ha saputo trasmettere gioco e identità alla squadra, tramite cui la Russia è arrivata a giocarsi le semifinali negli Europei del 2008, in cui è stata sconfitta soltanto dalla Spagna, vincitrice del torneo. Oggi come oggi la situazione non è assolutamente delle migliori, anzi, da molti anni la nazionale russa sta vivendo un particolare momento di crisi, e sia Čerčesov che l’intera federazione sperano che questo Mondiale in casa possa segnare un mutamento radicale per il futuro avvenire.



