A due giornate dal termine della stagione 2017/18, anche l’Hellas Verona è costretto a salutare la Serie A insieme al Benevento. Per rimanere nella massima serie, ci sarà una lotta a cinque squadre dove solo una retrocederà, insieme alle due precedentemente citate. Benevento ed Hellas Verona hanno giocato due stagioni completamente diverse, che hanno segnato però il mancato raggiungimento della salvezza per entrambe, essendo così costrette a tornare nella serie cadetta, dopo soltanto un anno di permanenza in Serie A. Analizziamo ora il perché delle stagioni negative di queste due nuove squadre nonostante le promesse e le premesse ad inizio stagione.
Benevento: un problema di rosa

Il Benevento, ultimo in classifica con 28 sconfitte in 36 partite giocate, tornerà quindi in Serie B dopo appena una stagione di Serie A, che è stata anche la prima nella sua storia. La lunga serie di sconfitte subite nella prima parte di stagione (14 di fila, un record per la Serie A) hanno compromesso irrimediabilmente il campionato della squadra campana. Nemmeno lo stravolgimento della squadra avvenuto nel mercato invernale è servito a recuperare punti a sufficienza per salvarsi. La stagione del Benevento è sicuramente da dividere in due parti: la prima che ha segnato la quasi certa retrocessione, mentre la seconda che ha acceso qualche speranza per la permanenza nel massimo campionato italiano. Nel girone di andata il primo punto in Serie A, è stato guadagnato con il Milan, nel 2-2 finale ottenuto grazie al gol del portiere Brignoli, che ha pareggiato i conti durante gli ultimi minuti di gioco. Proprio questo pareggio sembrò aver dato l’inizio ad una svolta per il club campano, che però venne sconfitto di nuovo nelle tre giornate successive. La prima vittoria arriva all’ultima giornata del girone di andata con il Chievo, che è stata una festa per tutto il popolo giallorosso. Vittoria che si è ripetuta nella prima giornata del girone di ritorno contro la Sampdoria, per 3-2. Nonostante la classifica deficitaria, la società si è messa comunque al lavoro per cercare di tentare l’impossibile, portando in Italia calciatori del calibro di Sagna, Diabaté, Sandro, Guilherme e facendo “resuscitare” un talento come Djuricic. Numerose e sonore sconfitte hanno caratterizzato il campionato del Benevento, che ha ottenuto però vittorie importanti, come il 3-2 sul Crotone, il 3-0 sull’Hellas Verona e la pesantissima vittoria a San Siro, contro il Milan. Vittoria storica per i campani, che sono riusciti ad espugnare il campo di Milano per 0-1. Sembra quasi inaccettabile che la truppa di De Zerbi sia “quasi” costretta a terminare il campionato all’ultimo posto. Dalla rivoluzione nella rosa dopo il mercato invernale, la squadra ha dimostrato la voglia di terminare il campionato nel miglior modo possibile. Per poter sperare in un campionato più tranquillo, il Benevento avrebbe dovuto da subito puntare ad un mercato di livello, per evitare che la squadra si trovasse in difficoltà sin dalle prime partite in stagione. Invece così purtroppo non è stato, ed i giocatori che hanno partecipato alla causa fino alla rivoluzione nel mercato, non erano all’altezza del nostro campionato maggiore. Una gestione migliore del mercato estivo, avrebbe fatto si che una squadra neo promossa, ma anche alla prima apparizione in Serie A, si trovasse a suo agio, per una lotta salvezza alla pari delle altre contendenti. Ma il campionato dei giallorossi, rimarrà comunque nelle menti di tutti noi per la dignità, l’orgoglio, la passione e l’amore per il gioco del calcio, elementi che non fanno purtroppo classifica, ma che permettono di tornare nella serie cadetta a testa alta e con un enorme bagaglio di esperienza sulle spalle. A pesare è stato inoltre l’aver puntato su Baroni ad inizio anno, che si è dimostrato fin troppo acerbo per un allenatore di Serie A.: il voler far giocare bene la propria squadra con limitati mezzi a disposizione è quasi sempre una scelta sbagliata (vero Oddo?): contro le grandi rischi di prendere imbarcate, perché giocando apertamente soffri il divario tecnico, mentre con le piccole (con cui dovresti giocarti la salvezza) se non hai giocatori di qualità che riescono a farti la giocata vincente, difficilmente poi trovi facilmente la via del goal e anzi, esponendoti più facilmente ai contropiedi avversari. De Zerbi ha sicuramente trovato più equilibrio (se si fosse giocato solo il girone di ritorno il Benevento sarebbe salvo) ma ha comunque trovato parecchi ostacoli: un morale a pezzi, con la condanna retrocessione incombente già a dicembre, e una rosa sicuramente non di livello (almeno all’inizio). E’ difficile che una stagione si riduca all’unica variabile “valore della rosa”, ma mai come in questo caso potrebbe rivelarsi la spiegazione più naturale per un campionato così altalenante fra girone di andata e ritorno.
Hellas Verona: un problema di…Pecchia

Il Verona è la seconda retrocessa in serie B. Accompagnano il Benevento nel torneo cadetto, ma in un modo totalmente differente. La truppa di Pecchia ha da tempo staccato la spina: l’ultimo lampo, infatti, c’è stato lo scorso 8 aprile contro il Cagliari, poi solo sonore sconfitte contro Bologna, Sassuolo, Genoa, Spal e l’ultima contro il Milan. Un club con un passato importante, che a gennaio non ha fatto nulla per mantenere la categoria, ma che ha invece venduto i suoi elementi migliori come i vari Caceres, Bessa, Zuculini e Pazzini.
La stagione dell’Hellas Verona cominciò male con solo 3 punti, da tre pareggi, in sette gare. La prima vittoria arrivò in casa contro il Benevento per 1-0, ma la felicità durò ben poco, poiché arrivarono altre 5 sconfitte consecutive. Trovò la seconda vittoria in casa del Sassuolo con un secco 0-2, mentre trionfò successivamente nel derby di Coppa Italia contro il Chievo. Arrivarono poi una sconfitta, un pareggio e poi la netta vittoria per 3-0 contro il Milan. Ma la luce si spense subito dopo, poiché collezionarono altre 4 sconfitte consecutive, prima della bella vittoria per 1-4 in casa della Fiorentina. Ma purtroppo l’Hellas Verona quest’anno ci ha abituati a picchi di rendimento molto rari, durante tutta stagione: infatti nelle successive 14 gare, ha collezionato soltanto tre vittorie, che però non sono valse a nulla per il raggiungimento della salvezza. Questa stagione per il Verona, non si è rivelata assolutamente all’altezza delle aspettative. Un mercato troppo scialbo che ha caratterizzato proprio la perdita dei suoi migliori giocatori, senza mostrare almeno un pizzico di voglia, da parte della società e della dirigenza, di rimanere in Serie A. L’Hellas Verona, scenderà quindi in serie cadetta, a testa bassissima, dopo una stagione alquanto deludente. Il prossimo anno se vorrà tornare nel massimo campionato italiano, bisognerà lavorare a fondo e con costanza, ma bisognerà impegnarsi al massimo, perché la Serie B è ricca di squadre che scalpitano per la promozione, e nulla verrà regalato ai gialloblu. Buona parte della colpa la vogliamo dare però proprio all’allenatore: già lo scorso anno il tecnico non aveva dimostrato di essere un genio della panchina, ma quest’anno ha fatto veramente poco per meritarsi la conferma e la salvezza. Ad inizio stagione la gestione Pazzini è stata a dir poco pessima: affidarsi subito a Kean (che comunque ha fatto bene verso metà campionato) è stato un suicidio a livello tattico perché basare il tuo attacco su un calciatore proveniente dalla Primavera difficilmente porta grandi frutti. Avere una punta esperta e navigata come Pazzini avrebbe sicuramente aiutato nella prima, orribile, parte di stagione della squadra. Anche la parte tattica non è stato di certo eccelsa: la squadra non ha mai avuto un’identità precisa, non ha mai espresso un calcio “concreto” (che è quello che si chiede ad una neo-promossa) non riuscendo a dimostrato una fase difensiva stabile e precisa. Se poi si considera la non certo alta qualità degli interpreti ecco che allora di cose buone non se ne vede neanche l’ombra. Se vogliamo dare un aggettivo alla stagione di Pecchia il più azzeccato ci sembra sicuramente “testardo”: il tecnico, nonostante le parole rilasciate qualche giorno fa, non ha mai saputo fare un passo indietro, non ha mai voluto sentir ragioni diverse da quelle che aveva in testa, non cercando mai diverse soluzioni e non trovando mai alternative in un 4-3-3 che ha fatto buchi da tutte le parti.
La mentalità di Benevento ed Hellas Verona è stata una il contrario dell’altra, poiché i campani hanno tentato il tutto per tutto, pur di riuscire a rimanere in Serie A, mentre per quanto riguarda i veronesi, non sono nemmeno riusciti a sporcarsi le mani, per cercare almeno di finire in maniera dignitosa la stagione, in vista del prossimo anno, che sarà ancora più duro. Le rose di entrambe le squadre non sono state all’altezza dei ritmi e del livello in questo campionato, anche se però il Benevento con i suoi acquisti, è riuscito a dare più tecnica ed esperienza ad un club che fino a quel momento sembrava non avesse né un capo e né una coda. Il lavoro dei due allenatori è stato rispettivamente diverso poiché De Zerbi (Benevento), ha lottato sin da subito con varie difficoltà nel trovare un 11 titolare all’altezza; Pecchia (Hellas Verona) si è scavato subito la fossa da solo non puntando sull’unico vero attaccante in rosa, Pazzini.
Il campionato è quasi terminato e sia Benevento che Hellas Verona, cercheranno almeno di salvare la faccia nelle ultime due giornate rimanenti, per iniziare già da ora la risalita verso la Serie A, per la stagione 2019/2020.



