Vi ricordate la storia di Davide e Golia? Quel fanciullo che, grazie all’aiuto di una semplice fionda, sconfisse il terribile gigante? La sfida tra Barcellona e Roma è, più o meno, la stessa cosa. I giallorossi rappresentano la piccola squadra che deve affrontare uno dei club più forti del Mondo; l’esito della sfida sembra scontato con Messi e compagni pronti a festeggiare l’accesso alla semifinale al termine dei 180 minuti. Il calcio, però, non è una scienza esatta e alle volte sorprende: il Leicester ha vinto una Premier e il Crotone è riuscito a salvarsi dopo una clamorosa rimonta. Se la prossima squadra ad entrare nella storia fosse la Roma? Cerchiamo di capire i motivi per cui i ragazzi di Di Francesco possono credere nell’impresa.
La Legge dei grandi numeri
Le statistiche del Barcellona sono impressionanti; gli uomini di Valverde hanno ottenuto 32 vittorie e 10 pareggi tra Liga, Champions e Copa del Rey. Un rullino di marcia praticamente perfetto che fa capire come i bluagrana vogliano scrivere la storia al termine della stagione. Il paradosso è che sono proprio questi numeri a dare una piccola speranza alla Roma. Prima o poi il Barcellona dovrà perdere una partita: è la legge dei grandi numeri. Una speranza flebile, è vero, ma quando si affronta un club di questo calibro ogni dettaglio può essere utile per credere nel miracolo.
Il ritorno all’Olimpico
La Roma giocherà la gara di ritorno in casa ma, a differenza del match con lo Shakhtar, si troverà di fronte una squadra con un valore tecnico di gran lunga superiore. Per superare il Barcellona servirà la spinta dell’Olimpico, il cuore pulsante dei giallorossi. Le sole sette ore con cui lo stadio della capitale è stato riempito fanno capire come ci sia fiducia in una squadra chiamata a scalare l’Everest. Quanto è importante il tifo del proprio pubblico? Tanto, perché in determinati momenti sentire il calore e l’appoggio della gente è fondamentale per superare le difficoltà; i tifosi sono il dodicesimo uomo in campo e la Roma, senza la spinta di uno stadio intero, non sarebbe riuscita a pareggiare con l’Atletico Madrid (senza nulla togliere alla prestazione di Alisson) e non avrebbe mantenuto il vantaggio con lo Shakhtar. Contro il Barcellona servirà il sostegno di ogni singolo spettatore per compiere una vera e propria impresa.
Una nuova mentalità europea
Quanto fatto dalla Roma in Champions League è un qualcosa di nuovo: chi si sarebbe immaginato i giallorossi primi in un girone con Chelsea e Atletico Madrid? Nessuno. E chi avrebbe pensato ad uno rimonta, da due a zero allo Stamford Bridge, dopo un inizio da incubo? Nessuno. Il lavoro fatto da Di Francesco è stato straordinario e i risultati si sono visti; la squadra, consapevole dei propri mezzi e senza mai esprimere un calcio spettacolare, ha saputo ritagliarsi un ruolo importante a livello internazionale. Una crescita che, indipendentemente dall’esito del doppio confronto con il Barcellona, dovrà proseguire nella prossima stagione. Intanto ci sono 180 minuti da disputare con la consapevolezza di essere inferiori ma con la voglia di continuare a stupire l’Europa perché la mentalità è cambiata e, proprio per questo, un altro risultato tennistico non è ammesso.
Sfruttare le occasioni
Chi ha visto la doppia sfida con il Chelsea ha potuto notare come il Barcellona, essendo una squadra abituata ad attaccare per il 90% della partita, abbia lasciato molti spazi ai giocatori dei Blues, specialmente nel match del Camp Nou. Questo può essere un punto a favore della Roma; i giallorossi, non appena riconquistata palla (impresa non propriamente semplice), dovranno servire Nainggolan (qualora il belga dovesse scendere in campo) o Perotti per attaccare in velocità la difesa scoperta del Barca. Le armi in più della Roma dovranno essere cinismo e cattiveria nel capitalizzare ogni minima occasione: solo così puoi sperare di eliminare il Barcellona.