Con la vittoria di ieri sera contro la diretta rivale Fiorentina (partita finita 3 a 1 con le reti di Keita, Biglia su rigore, Radu e Zarate per i viola) la Lazio ha guadagnato 3 punti che gli hanno permesso di salire al terzo posto, a pari con il Napoli e ad un solo punto dalla Roma, sconfitta sul campo della Juventus. Nonostante il campionato sia ancora lungo ed è quindi prematuro parlare di previsioni, ci sembra giusto sottolineare come questa squadra non sia un semplice fuoco di paglia (un po’ come invece la stessa Fiorentina l’anno scorso) ma che possa proseguire la sua scalata anche fino a giugno. Perché? Il primo motivo, e probabilmente quello più importante, è la maturità. A Roma tutti sanno che il derby ha rappresentato, nella storia dei campionati, un punto di svolta della stagione per entrambi i due club capitolini: moltissime volte si è visto come la Roma o la Lazio, arrivate allo scontro in pompa magna, abbiano sofferto fin troppo la sconfitta nella stracittadina riuscendo a racimolare pochissimo nelle partite successive. Al contrario si è sempre detto che “Il favorito del derby è chi ci arriva peggio” e la vittoria contro l’odiata rivale viene vista come un toccasana morale per il proseguo della stagione. Bene, quest’anno ciò sembra non essere accaduto: la Lazio è arrivata alla partita con la consapevolezza dei suoi mezzi, sicura di poter fare la partita…ed ha perso. Proprio per ciò che abbiamo detto sopra, a Roma si parlava già di “crisi”, di “Inzaghi a rischio”, sapendo che la squadra bianconceleste avrebbe subito il colpo per non si sa quanto tempo. Ripeto, questo non è successo. La Lazio che si è vista dopo la sconfitta contro la Roma (nelle partite contro Sampdoria e Fiorentina) è riuscita ad essere cinica, brillante, concreta e, cosa più importante di tutte, è riuscita a portarsi a casa il risultato. Questo è simbolo di grandissima maturità, di come il derby sia stato già archiviato, di come Inzaghi sia riuscito a far guardare avanti i propri giocatori, coscienti di non essere i favoriti per il terzo posto, ma consapevoli di potere essere la terza incomoda e si sa…di solito, fra i due litiganti, il terzo gode.
Tra i grandi pregi di questa squadra va riscontrato anche la grande solidità fra i reparti, con nessun “evidente” buco nella rosa. Gli anni passati le lamentele più evidenti erano rivolte verso la difesa che, senza l’infortunato De Vrij, non riusciva mai a trovare la quadratura giusta, anche per i limiti tecnici degli interpreti. Quest’anno, grazie agli innesti di Wallace e Bastos e il recupero dell’olandese, la difesa bianconceleste è sembrata molto più attenta ed equilibrata, con giocatori che sanno impostare e altri che sanno fare il “lavoro sporco”. Anche a centrocampo la crescita di Milinkovic-Savic è stato un grande fattore, grazie ai suoi centimetri e alla sua fisicità, oltre alla rinascita di Parolo, che l’anno scorso sembrava l’ombra di se stesso. In attacco molto merito va dato al tecnico, capace di costruire un trio fra i migliori della Serie A. Keita-Immbile-Felipe Anderson riescono a dare fantasia, concretezza e spettacolo là davanti, con il senegalese che sembra aver trovato continuità (peccato per la Coppa d’Africa!), il brasiliano cosa significhi il sacrificio mentre l’italiano pare aver ritrovato lo smalto del passato. Questa è una Lazio giovane, ed una squadra giovane è sempre poco prevedibile (in bene o in male). Ma questa è anche una Lazio matura, consapevole dei propri mezzi e delle sue possibilità, che potrà dire la sua per tutta la stagione e, sicuramente, anche in futuro.