Il martedì mattina in casa nerazzurra è iniziato con una gigantesca notizia: Walter Sabatini, ufficialmente coordinatore tecnico del Suning Sports Group, ha ufficialmente chiesto le dimissioni ai dirigenti cinesi, una scelta che in un’intervista qualche ora più tardi ha così motivato: “Con Suning stiamo discutendo in un clima di totale comprensione reciproca. L’Inter è l’Inter. Sarebbe stato bello costruire una storia un po’ più consistente. Parlo al passato? Non me ne sono neppure accorto. Sono molto distratto. Comunque ho detto la verità: stiamo ancora discutendo. Non voglio fare il ciarlatano e dire qualcosa che poi verrà smentita a breve“. Abbiamo prima specificato il suo ruolo ma, esattamente, cosa è un coordinatore tecnico? Da un punto di vista formale, Sabatini doveva gestire, sportivamente ed economicamente, le attività delle società sotto il controllo del gruppo Suning, vale a dire una sorta di mediatore fra i dirigenti delle singole squadre (il Suning Jiangsu e l’Inter) ed il C.D.A cinese capitanato dal presidente Zhang. Perché l’ex direttore sportivo di Palermo e Roma ha voluto lasciare? Partiamo dal presupposto che il dirigente aveva un contratto annuale con la società cinese: tale scelta è tipica di Sabatini, che quasi sempre ha preferito non legarsi dal punto di vista contrattuale con una squadra per più anni consecutivi, ma rinnovare ad ogni estate in caso di progetto avviato. Ovviamente tale strategia serve proprio in casi come questi, ad evitare discorsi “troppo complicati” (perché con contratti pluriennali entrano in gioco sopratutto questioni economiche) e lasciarsi serenamente se qualcosa non è andata bene. Cerchiamo allora di capire il perché Sabatini abbia preso questa decisione, il perché abbia voluto lasciare un progetto ambizioso come quello dell’Inter… proprio lui che spesso (ai tempi della Roma) si è definito un “sognatore”. Noi ne abbiamo individuati 3:
Poca autonomia nel suo ruolo

Parliamoci chiaro, il ruolo di Sabatini non è proprio quello di coordinatore tecnico: il dirigente italiano si è sempre contraddistinto per il suo lavoro da direttore sportivo “vecchio stampo”, che cerca la trattativa non tramite fax ed e-mail, ma attraverso un lavoro più diretto, con ore e ore di discussioni al telefono o addirittura di persona, magari a pranzo, per cercare di strappare il prezzo più vantaggioso possibile. E’ chiaro che una posizione più “gestionale” non è adatta alle sue corde, tant’è che ai suoi tempi romani gli veniva criticato sopratutto la sua negligenza da “direttore generale” più che da direttore sportivo. Il dover curare due società, così diverse e così lontane, ha impedito a Sabatini di poter svolgere al meglio il lavoro che adora, ovvero chiudersi a guardare videocassette, viaggiare, fumare e parlare sopratutto di calcio. Nonostante questo Sabatini ha avuto comunque, in questo anno, un ruolo fondamentale nella costruzione della squadra: anche in questi mesi ha lavorato moltissimo per portare giocatori come De Vrij ed Asamoah a Milano, provando diverse soluzioni per la rosa del prossimo anno. Il problema è che, anche nel fare mercato, il coordinatore non ha mai avuto quella autonomia che ha sempre posseduto nelle precedenti esperienze: ricordiamoci che l’Inter un direttore sportivo ce l’ha, vale a dire Piero Ausilio. Per carità, non stiamo dicendo che ci sia stato un conflitto fra i due, o comunque un rapporto poco amichevole, anzi. Tuttavia lo “spartirsi il lavoro” non è proprio nelle corde dell’ex Palermo, abituato ad essere la punta di una piramide sorretta da tantissimi osservatori e talent-scout. L’impossibilità di poter costruire da solo, di fare sua la “creatura” Inter (altro termine che molto spesso usava ai tempi della Roma) probabilmente ha svolto un ruolo fondamentale nella sua decisione.
Rapporti poco felici con Suning

Un altro tema strettamente legato a quello precedente, è il rapporto con il Suning Group. Se con Ausilio gli animi sono sempre stati sereni e cordiali, lo stesso non si può dire rispetto alla dirigenza cinese. In particolar modo hanno pesato molto due questioni degli ultimi mesi: l’addio di Capello ed il mancato arrivo di Javier Pastore. L’allenatore italiano aveva infatti un rapporto idilliaco con Sabatini, visto che era stato proprio quest’ultimo a chiamarlo per allenare il Jiangsu (anche se ad 8 milioni all’anno era difficile dire di no). La scelta sembrava assolutamente quella giusta, visto che grazie all’esperienza dell’ex c.t. dell’Inghilterra la squadra cinese era riuscita ad ottenere un’insperata salvezza. I problemi sono però arrivati nel mercato di gennaio: Sabatini aveva infatti praticamente chiuso per la cessione di Alex Teixeira al Corinthians, una operazione avallata anche dall’allenatore, che aveva invece chiesto la permanenza di Moukandju. Tuttavia, all’improvviso, la dirigenza Suning ha voluto fare la voce grossa decidendo di cambiare completamente le strategie del dirigente italiano: stop a Teixeira e fuori Moukandju. Tale decisione, oltre ad aver completamente rovinati i rapporti fra i cinesi e Capello, ha infastidito anche Sabatini che, il 26 Febbraio, se ne è uscito così tornando a parlare dell’affare Teixeira: “Le possibilità al momento sono pari a zero. Il Corinthians ha lavorato molto, ma i cinesi hanno cambiato idea all’ultimo momento. E questo accade con frequenza“. Parole dure da parte di un dirigente nei confronti dei proprio superiori, nonostante l’italiano sia sempre stata una persona molta schietta e diretta, sopratutto quando gli viene invaso il proprio spazio lavorativo (e anche questo si ricollega alla mancanza di autonomia). Oltre a questo pesa la mancanza anche di due arrivi, vale a dire degli ex “italiani” Guarin e Luiz Adriano, le cui trattative sono fallite per disposizione della dirigenza Suning in accordo con le nuove regole adottate in materia di investimenti da parte del governo orientale. Le divergenze non si sono però fermate solo in Cina, visto che i problemi si sono presentati anche in Italia: il caso più clamoroso è quello di Javier Pastore, centrocampista argentino da sempre pupillo di Sabatini, che anni fa lo portò in Italia con la maglia del Palermo. Anche qui il giocatore sembrava in pugno, ma l’intervento dei superiori ha rovinato tutto, facendo fallire la “strategia aggressiva” dell’Inter sul mercato di gennaio, per dare anche maggiore morale in vista del girone di ritorno per cercare di centrare l’obiettivo Champions League.
E, ovviamente, una questione di soldi

Ovviamente c’entra anche una questione puramente economica: come abbiamo detto nel paragrafo precedente, il governo cinese ha voluto fare una nuova regolamentazione per quanto riguarda l’investimento di capitali cinesi nei paesi esteri. In particolare, secondo la nota testata calcistica-economica Calcio e Finanza, Il governo cinese ha apportato cambiamenti significativi nelle sue politiche e regolamenti, specialmente in relazione ai controlli sul capitale. Essendo Suning un’azienda cinese, con la maggior parte delle sue attività in Cina, la sua capacità di investire denaro al di fuori del paese potrebbe essere influenzata negativamente da questi controlli. In risposta al persistente deflusso di capitali dall’oriente, la PBOC e la SAFE hanno implementato una serie di misure di controllo del capitale negli ultimi mesi, comprese procedure di controllo severe per società nazionali cinesi di rimettere valuta estera per investimenti esteri, pagamenti di dividendi e rimborsi di prestiti agli azionisti. Anche il governo cinese ha mostrato interesse alla regolamentazione delle attività commerciali degli investitori in squadre sportive straniere in particolare e, come parte dei suoi sforzi in corso per regolare gli investimenti all’estero da parte delle imprese cinesi, ha pubblicato un insieme di linee guida sugli investimenti il 18 agosto 2017 che classificano gli investimenti all’estero. Sotto queste linee guida, gli investimenti nel settore dello sport sono stati classificati come “investimenti limitati”. In generale, gli “investimenti limitati” richiedono o la presentazione o l’approvazione da parte della Commissione per lo sviluppo nazionale e le riforme (National Development and Reform Commission) e del Ministero del commercio o delle loro rispettive controparti locali. Mentre alcuni “investimenti limitati” (ad esempio, gli investimenti nel settore sportivo) in precedenza richiedevano solo di essere notifica, secondo le linee guida di agosto 2017 tali investimenti ora richiedono l’approvazione. Questo ha influenzato anche direttamente Sabatini, in quanto la cifra da lui richiesta per il rinnovo di contratto (2 milioni di euro) è risultata eccessiva per la dirigenza. Oltre a questo l’Inter deve fare i conti anche con il Fair Play Finanziario, soggetto giuridico che si sta imponendo economicamente in maniera significativa per molte squadre italiane. Per quanto riguarda le stime del bilancio interista, emerge che il break-even point (punto di pareggio economico, ovvero ricavi= costi: è la base per il mantenimento economico di qualsivoglia azienda) è ancora lontano dal raggiungimento a causa della contrazione nei ricavi. Rispetto al bilancio al 30 giugno 2017, viene stimato che il fatturato possa essere in calo di circa 50/60 milioni, mentre i costi della produzione dovrebbero essere stabili (l’aumento degli ammortamenti è “pareggiato” dalla diminuzione del monte ingaggi): una cifra dovuta in particolar modo alla diminuzione nelle voci proventi da gestione calciatori (cioè le plusvalenze) e ricavi commerciali.