Schick: l’attaccante, con un piccolo sconto, può essere riscattato dal Lipsia

Schick: l’attaccante, con un piccolo sconto, può essere riscattato dal Lipsia

E’ un momento piuttosto complicato per il calcio che, nonostante tutto, sta provando a ripartire. Entro fine giugno i principali campionati europei dovrebbero essere tutti ripresi (esclusi Ligue One ed Eredivisie in cui la stagione è terminata in anticipo); in attesa di tornare a vedere rotolare il pallone su tutti i campi, il calciomercato non si ferma. Una delle trattative più interessanti di questo periodo riguarda il riscatto di Schick da parte del Lipsia; il club tedesco, secondo gli accordi presi la scorsa estate, ha tempo fino al quindici giugno per l’acquisto a titolo definitivo dell’attaccante per un cifra totale di ventinove milioni (ventotto di base più uno di bonus legato alla qualificazione di Werner e compagni alla prossima Champions League). La situazione coronavirus ha ovviamente cambiato le carte in tavola; il Lipsia, però, sembra comunque intenzionato a riscattare Schick considerando anche il rendimento del giocatore e il possibile addio di Werner (conteso da Liverpool, Bayern Monaco ed Inter) che porterebbe il giocatore ceco ad essere la colonna portante dell’attacco del Lipsia. La trattativa si dovrebbe chiudere sulla base di venticinque milioni da versare nelle casse della Roma in un’unica soluzione invece dei diciotto mesi stabiliti precedentemente. L’avventura dell’ex Sampdoria nella capitale sembra essere finita con il centravanti pronto a continuare il suo percorso in Germania; una trattativa che accontenterebbe sia il club tedesco sia la Roma. Le casse del club giallorosso, infatti, avrebbero della liquidità importante da reinvestire sul mercato per rinforzare la rosa. Nei prossimi giorni ci potrebbe essere la fumata bianca

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Roma, Patrik Schick è sempre più vicino al Lipsia

Roma, Patrik Schick è sempre più vicino al Lipsia

Alle 15:30 di oggi riparte la Bundesliga ed il match di cartello della giornata è la sfida tra Schalke 04 e Borussia Dortmund, ma alla stessa ora scende in campo anche il Lipsia, l’attuale squadra di Patrik Schick, che se la vedrà con il Friburgo. Sono giornate delicate per delineare il futuro del giovane attaccante ceco di proprietà della Roma. Schick è ad oggi l’investimento più costoso della storia giallorossa, ma in due anni all’ombra del Colosseo ha combinato ben poco, così l’estate scorsa si è trasferito in Germania, al Lipsia, con la formula del prestito con diritto riscatto. Per acquistare interamente il suo cartellino il  Lipsia dovrebbe versare, come pattuito nella scorsa sessione di calciomercato, 29 milioni di euro nelle casse della Roma, cifra che al momento i tedeschi non hanno intenzione di spendere. Skysport riporta però che la Roma sarebbe ad applicare uno sconto di 3 milioni che spingerebbe il Lipsia a riscattare l’ex attaccante della Sampdoria. Schick in Bundesliga ha vissuto una discreta stagione, partendo quasi sempre dalla panchina, ha collezionato 15 presenze condite da 7 reti.

 

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Calciomercato Roma, parla il DS del Lipsia: “Schick può rimanere”

Calciomercato Roma, parla il DS del Lipsia: “Schick può rimanere”

Calciomercato – Il direttore sportivo del Lipsia, Markus Krösche, ha rilasciato dichiarazioni interessanti sul quotidiano tedesco Bild in merito a di Patrik Schick. Il giocatore della Repubblica Ceca è attualmente in prestito al al club tedesco fino al 30 giugno 2020, con la possibilità di modificare la formula in acquisto a titolo definitivo. L’agente dell’ex Sampdoria aveva dichiarato che il Lipsia è la sicuramente la soluzione più adatta per il calciatore, testimoniato anche dal fatto che il suo rendimento in Germania è assolutamente convincente rispetto al trascorso in giallorosso. A testimonianza della grande fiducia nei confronti del calciatori è intervenuto proprio il Ds Krösche. Ecco le sue parole“Schick si sente molto a suo agio con noi e immagino che possa rimanere. Al momento l’opzione di riacquisto non è cambiata, ma forse lo farà nelle prossime settimane. Tutti i club dovranno affrontare questa crisi”.

Il calciatore ceco con il Lipsia ha disputato 19 partite, contando tutte le competizioni, mettendo a segno 7 reti. In 2 anni alla Roma ha giocato 58 incontri per 8 gol totali. Ricordiamo che attualmente il Club giallorosso chiede 29 milioni di € per il suo cartellino, cifra che sicuramente potrebbe essere rinegoziata. Il suo cartellino, secondo il sito Transfermarkt, è pari a 20 milioni di €.

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Roma, Patrik Schick verso il ritorno nella capitale

Roma, Patrik Schick verso il ritorno nella capitale

La Roma, nella prossima stagione, rischia di avere un problema in attacco: oltre a Dzeko e Kalinic (qualora dovesse continuare sulla scia di Cagliari non è da escludere il riscatto) i giallorossi potrebbero ritrovarsi anche Patrik Schick. L’attaccante sta facendo bene in Germania, con la maglia del Lipsia, dove ha finalmente ritrovato il sorriso tornando il giocatore visto alla Sampdoria. I Roten, però, non sono del tutto convinti di riscattare il classe 1996 visto i problemi causati dall’emergenza coronavirus. Le conseguenze economiche del Covid 19, infatti, potrebbero spingere il club tedesco a non sborsare i ventotto milioni di euro necessaria per riscattare l’attaccante. In aiuto del club giallorosso potrebbe arrivare la situazione legata a Werner; la punta, infatti, piace al Bayern Monaco e probabilmente saluterà la Red Bull Arena per andare dai bavaresi. In estate, dunque, si deciderà il destino di Schick e di conseguenza della Roma che spera di fare cassa per rinforzare la rosa in vista della prossima stagione.

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Nel podcast tematico sulla Serie A questa settimana abbiamo parlato dei nuovi acquisti dell’Inter: Young, Moses ed Eriksen, tutti e tre provenienti da squadre di Premier League, dunque un calciomercato simile a quello fatto dal duo Marotta-Ausilio già in estate. L’Inter di Conte ora ha tre nuove frecce nella propria faretra, ma cosa possono dare i nuovi arrivati ai nerazzurri? Corsa, dinamismo, tecnica ed esperienza sicuramente, ma basteranno per arrivare alla vittoria del tricolore?

 




Roma, non solo Florenzi: tutti i prestiti di ritorno

Tutti i prestiti di ritorno nella Capitale.

A causa dei mancati introiti causati dall’emergenza Coronavirus, la prossima sessione di mercato vedrà verosimilmente molte squadre italiane e non sfruttare le risorse già presenti in rosa, ritorni dai prestiti compresi, piuttosto che fare grandi investimenti. Questa situazione riguarda in particolar modo la Roma, costretta a fare i conti anche con il cambio di proprietà, e nello specifico sono in ballo nomi (e ingaggi) di una certa importanza.

Florenzi probabilmente tornerà alla base. Con il Valencia ha disputato solo 3 partite (e un’espulsione) e il fatto che possa conquistare il posto da titolare sembra più un miraggio che una concreta possibilità. D’altro canto, la sua permanenza alla Roma è tutt’altro che scontata: Fonseca lo vede solo come ala, ma non  come prima scelta. La Fiorentina, che già aveva mostrato interesse a gennaio, potrebbe tornare alla carica nonostante un ingaggio da 3 milioni di euro

Per quanto riguarda Nzonzi, sarà difficile trovargli una sistemazione. Il centrocampista francese è prossimo a compiere 32 anni, e i problemi avuti al Galatasaray con il tecnico Fatih Terim dentro e fuori dal campo non gli fanno certo buona pubblicità. La permanenza a Roma è da escludere.

Schick, protagonista fino ad ora di una buona stagione al Lipsia, contava sul fatto di essere riscattato al prezzo pattuito di 29 milioni di euro, ma con le nuove circostanze la squadra tedesca cercherà di ottenere uno sconto che la Roma difficilmente concederà, considerando gli oltre 40 milioni spesi nel 2017 per accaparrarsi il centravanti ceco.

Olsen, che è in prestito secco al Cagliari, difficilmente verrà acquistato dai sardi a titolo definitivo per gli stessi motivi. In dubbio il trasferimento al  Sassuolo di Defrel, autore di una stagione fin qui mediocre, ma nella trattativa potrebbe rientrare Frattesi. Altri giocatori che potrebbero rientrare alla base sono Coric (solo 3 presenze con l’Almerìa in serie B spagnola), Antonucci (stesso numero di apparizioni con il Vitoria Setubal in Portogallo), e Celar (deludente alla Cremonese). Buone notizie sul fronte Karsdorp, che sembra andare verso una permanenza al Feyenoord, disposto a comprarlo.

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Roma, Schick e Karsdorp il tesoretto per il futuro

Roma, Schick e Karsdorp potrebbero diventare pedine fondamentali del mercato futuro della società giallorossa.

Con l’imminente entrata della nuova proprietà, guidata Da Friedkin e figlio, la Roma si prepara a fare tesoro con i giocatori in esubero, attualmente in prestito: parliamo principalmente di Patrick Shick e Rick Karsdorp, due nomi che in giallorosso non hanno brillato ma che sono tornati utili alle squadre alle quali la società giallorossa ha prestato i giocatori.

Patrick Shick in particolare, fino allo stop della Bundesliga, ha brillato con la maglia del RedBull Liepzig, realizzando 7 reti e 2 assist in sole 15 partite, restituendo al mondo calcistico quella brillantezza vista con la maglia della Sampdoria. Un nodo da sciogliere dunque per la società giallorossa, che sembrerebbe dare come unica soluzione il riscatto da parte dei tedeschi, visto che a Roma si è visto come non ci siano le condizioni tattico-tecnico per far brillare il giovane ceco. Dalla sua cessione a titolo definitivo la Roma guadagnerebbe 29 Milioni di Euro, una cifra non indifferente anche se distante da quella iniziale che la Roma aveva prefissato con la Sampdoria.

Capitolo Karsdorp, il terzino olandese è tornato a casa, al Feyeenord, in prestito secco senza riscatto fissato, ma l’ex giallorosso sta convincendo tutti nei Paesi Bassi, in particolare anche il CT De Boer che ha dichiarato di poter riconsiderare il giocatore in ottica nazionale. Di questo passo il Feyeenord potrebbe tentare di riportare definitivamente in rosa il terzino, La trattativa potrebbe portare nelle casse della Roma una cifra intorno ai 10 Milioni, considerando che il club di Viale Tolstoj ha speso la cifra di 14 Milioni per l’acquisto nel 2017 del calciatore olandese.

Con questo tesoretto la Roma potrebbe lavorare su più fronti, ultimo di questi la stella 17enne dell’Ajax Ryan Gravenberch, come riporta la Gazzetta dello Sport, con una valutazione intorno ai 10-12 Milioni, cifra che potrebbe salire visto l’alto interesse sul giovane talento.

 

Coronavirus: gli aggiornamenti in tempo reale sulle squadre di Serie A – LIVE

Coronavirus: gli aggiornamenti in tempo reale sui campionati FIFA/UEFA – LIVE

 


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L’occasione di Schick: ora è vietato fallire

Il calcio è una fonte inesauribile di chance a volte, hai un mazzo di carte in cui pescare il jolly e vari tentativi per farlo. A Patrick #Schick è evidente siano rimaste talmente poche carte che la goccia di sudore sulla fronte prima di pescare si allarga. Ma il destino (sotto il nome di Edin #Dzeko, che starà fermo quasi un mese per infortunio) gli ha regalato una parte del mazzo da cui pescare: un mazzo sconfinato di tempo ma con una possibilità sola. Non può fallire. E non deve perché le carte di questo bellissimo gioco le pagano i tifosi che ne hanno il “mazzo pieno” delle prestazioni inconcludenti del ragazzo ceco. Venti giorni precisi quelli che mancano a gennaio, quando sarà o un giocatore recuperato per la Roma o una meteora in prestito da recuperare. E nel secondo caso, la tempesta mediatica attorno al calciomercato della #Roma – dal momento che Schick è il calciatore più pagato della storia giallorossa – potrebbe far saltare qualche testa. Nel primo caso, però, assisteremmo alla nuova giovinezza dell’attaccante: tornasse quello visto alla Sampdoria, a Di Francesco farebbe certamente comodo viste le sue caratteristiche offensive. E alla sua Roma qualcuno che faccia goal serve, ora più che mai. A lui il lavoro. Per il momento basterebbe anche solo un paio di stop a partita: sarebbe un buon punto di partenza.

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Mancanza di personalità ed atteggiamento imperdonabile: la partita di Schick

La Roma esordisce in #ChampionsLeague, confermandosi una squadra in netta difficoltà.
Certo, l’avversario di ieri ha vinto la Coppa dalle grandi orecchie per tre anni di fila, ma ciò che più preoccupa è l’atteggiamento con cui si è affrontato l’impegno al Bernabeu.

Una squadra rimaneggiata, senza idee, senza voglia, senza una logica di base, che ha cercato di creare qualche occasione più per inerzia che per costruzione di gioco. Ma per tutto questo non si può dare colpa solo all’allenatore, bensì anche agli interpreti.
Il giocatore che ha rappresentato meglio il periodo disastroso dei giallorossi è Patrik #Schick.

L’attaccante ceco, autore di un ottimo precampionato, è entrato al minuto 69 non riuscendo ad incidere sul match. Anzi se vogliamo è riuscito a farlo, ma in maniera negativa. Controlli sbagliati, passaggi regalati agli avversari ed un occasione colossale ,sul suo piede sinistro, gettata al vento. 
In pochi si sono salvati ieri sera, ma le movenze del numero 14 rimangono impresse negli occhi di tutti. Perchè ci sono giocatori che aspettano una vita per palcoscenici del genere, mentre altri sembrano non riuscire ad apprezzare a pieno il momento che si sta vivendo.
Mancanza di personalità e atteggiamento imperdonabile per quello che è tutt’ora l’acquisto più oneroso nella storia dell’A.S. #Roma, che per un motivo o per un altro, deve ancora regalare un sorriso ai suoi tifosi.

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Roma, in arrivo una multa per Schick

La storia tra la Roma e Patrik Schick non è iniziata nel migliore dei modi; l’attaccante, a causa di numerosi problemi fisici, è sceso in campo solo 15 minuti. Il giocatore, però, ha deciso di mettersi in evidenza per quanto detto in un’intervista in cui affermva di aspirare a giocare in club più prestigiosi. Monchi, come riportato da Sportmediaset, questo pomeriggio ha avuto un colloquio con Schick e nei prossimi giorni la società giallorossa deciderà se multare o meno l’attaccante.




Roma, Schick: “Fra qualche anno voglio Barcellona, Real Madrid o United”

Il talento della Roma, Patrick Schick, nonostante non sia ancora esploso in maglia giallorossa complice gli infortuni, pensa in grande. Ai microfoni di Reportér, l’attaccante ha parlato del suo passato, del presente e del futuro:

Le prime esperienze calcistiche?

“Mi facevo notare, segnavo molto, ma quando non ci riuscivo piangevo talmente tanto che i miei allenatori mi dovevano sostituire. Papà si preoccupava per me, assisteva sempre alle partite e quando facevo qualcosa di sbagliato si copriva gli occhi con le mani e scuoteva la testa: mi rendeva nervoso. A 12 anni ero un giocatore dello Sparta Praga e partecipai a un torneo. Per qualche motivo, papà scosse ancora la testa, e quando mi urlò qualcosa non ressi più, mi girai verso di lui e gli feci il dito medio. Penso che qualcosa successe in quel momento. Sono cambiato molto. Fino ad allora, me la prendevo parecchio, ma improvvisamente pensai: “Chi sta giocando a calcio qui? Io o lui? Io!”. Papà smise, ma ci furono altre persone che davano consigli non richiesti e parlavano. Non ho mai più mostrato il medio, di solito ondeggio la mano, ma significa la stessa cosa“.

I primi approcci col calcio?

“Ricordo quando in seconda mi comprarono gli scarpini, e quando mi chiesero il giorno dopo come fosse andata a scuola, risposi “è andata”, ma in realtà per tutto il tempo ero eccitato di tornare a casa e indossarli”.

I tuoi idoli?

Ho una dozzina di maglie di Beckham. Avevo anche i poster sopra al letto; ma all’età di otto anni guardavo gli Europei in Portogallo, vidi Cristiano Ronaldo e diventò il mio idolo numero due, mi piacevano i suoi scarpini dorati. Poi ho iniziato a vedere video di calcio su internet e spesso finivo su quelli di Ibrahimovic: loro sono la mia Trinità”.

Non piacevi ai primi allenatori?

Lo so, ma loro non sapevano cosa facessi a casa. Per esempio, ho corso per 7 anni. Decidevo che sarei stato il migliore la volta dopo. Non andavo agli allenamenti due ore prima o tornavo a casa due ore dopo, non andavo in palestra regolarmente, penso che non sia necessario. Non devo fare le gare, devo segnare”.

Lo Sparta Praga e le esperienze da raccattapalle?

“In una partita contro il Manchester United, Wayne Rooney, 17 anni, corse verso di me, che ne avevo 8. Questo è quello che voglio, non dover mai avere un lavoro normale. Vivere come lui”.

I primi allenamenti?

“Avevamo solo due o tre allenamenti a settimana, e mi dispiaceva perché li volevo quotidiani. Aspettavo impaziente la fine dell’allenamento per giocare la partitella, ricordo che una volta mi arrabbiai perché non la giocammo. All’allenamento successivo lo feci notare, sono un tipo che ha bisogno di giocare col pallone”.

Il passaggio dal Vestec allo Sparta Praga?

“Non ero nervoso, mi calmai immediatamente. L’emozione più forte fu questa: “Finalmente mi posso allenare tutti i giorni”. Ero ricco ed eccitato e intorno al diciottesimo compleanno andò anche meglio, perché iniziai ad allenarmi con gli adulti e lo Sparta mi offrì un nuovo contratto da 30.000 corone al mese: realizzai che ero diventato un professionista. Un vero giocatore dello Sparta che poteva comprarsi un nuovo iPhone al mese, una bomba!”

Ci furono anche i primi problemi…

“Cinque anni fa giocammo a Jablonec e vincemmo 3-0. Segnai due gol, uno molto bello all’incrocio dei pali, per cui c’era soddisfazione. Due ore dopo arrivammo al nostro centro di allenamento a Strahov e fui chiamato in ufficio dal direttore sportivo Jaroslav Hřebík e dal tecnico Martin Hašek. Ero sicuro che mi avrebbero fatto i complimenti, ma quando entrai mi resi conto che qualcosa non andava. Avevano già preparato un video con le mie azioni. Iniziarono a dirmi che non avevo lottato, che non tornavo in difesa, che non avevo lavorato per la squadra. Mi preoccupai, ma arrivai alla conclusione che non era niente di grave. Volevano che corressi e lottassi di più sul campo, ma credo che un calciatore debba migliorare principalmente negli aspetti in cui è già sopra la media. Sono sempre stato sopra la media nel far gol; posso creare opportunità per gli altri o farli io. Dissi che se non gli piacevo, avrei giocato da qualche altra parte, ma che non avrei cambiato il mio modo di giocare. Probabilmente non correrò mai ad aggredire gli avversari come un pazzo, sono un tipo che vuole giocare nel modo più intelligente possibile e più possibile col pallone, questa è la mia filosofia. Se provassi a fare in modo diverso, sarei a disagio”.

Nel 2014 le prime vittorie…

“A Teplice nel 2014 perdevamo 2-0, entrai negli ultimi 10 minuti, ma dentro di me ero contento e trattenevo le risate. Mi dissi di non ridere perché lo Sparta stava perdendo e la telecamera mi avrebbe inquadrato. Ma lo Sparta festeggiò il titolo e feci anche il double con la coppa, a 18 anni”.

Il prestito al Bohemians dell’anno dopo?

“Nell’estate del 2015 sapevo già che dovevo cambiare aria. L’idea di andare tutti i giorni a Vlašim, in terza serie, però mi faceva star male. Sono grato al Bohemians, ma gli inizi non furono buoni. Per esempio, sembrava che i miei compagni mi trattassero come un riccone venuto da fuori. Alla fine, mi aprii con loro e questo mi aiutò”.

La fine del rapporto con lo Sparta?

“Sapevo che c’erano squadre interessate a me in Europa, ma ero ancora un giocatore dello Sparta e mi proposero un nuovo contratto. Sarò onesto, mi offrirono 60.000 corone al mese. Non ci credevo, mi dissi che non era possibile. Capisco che per molte persone sono tanti soldi, ma un calciatore ha una carriera breve e altri mi offrivano 400.000 corone al mese. Non era il momento di accettare lo Sparta. La questione era se avrei preferito giocarmi il posto con Lafata, che avrebbe segnato 40-50 gol, per 60.000 corone al mese, oppure andare in Italia per un milione al mese, con più o meno le stesse possibilità di giocare. Non è una questione di soldi, paragonai le due offerte: pensai ci fosse stato un equivoco ed ero arrabbiato. E mi dispiace. “Calma”, dissi. “Se mi lasciate andare ci guadagnerete, altrimenti andrò via gratis tra un anno, alla scadenza del contratto. Scegliete pure”.

L’arrivo alla Sampdoria?

“Giampaolo mi chiese come mi chiamassi e mi resi conto che non sapeva chi fossi. A volte mi sono chiesto se sarei dovuto rimanere allo Sparta. Dopo le partite in cui non giocavo, stavo a casa arrabbiato, a malapena salutavo Hanca e mi chiudevo in camera, da dove chiamavo il mio agente Taborsky perché non sapevo cosa fare. Lui e Hanca (la compagna, ndr) mi dicevano di non fare nulla e di essere paziente, così ci provai e ci fu una svolta. Ero a Torino dove giocammo contro la Juventus, alla fine di ottobre. Probabilmente voleva farci fuori, dandoci una chance per poi avere motivi per non farsi rompere le scatole dopo la sconfitta. Ma andò abbastanza bene e dopo un quarto d’ora segnai, fu una fortissima emozione. Per un po’ non ho creduto che fosse vero, nonostante non ci fosse nulla di strano. Provai entusiasmo per diverse settimane”.

I rapporti con Giampaolo e gli inizi alla Samp?

Due giorni dopo in allenamento sbagliai un paio di volte e lui cominciò a urlarmi contro in modo isterico. C’erano anche i miei genitori a vedermi. Quando tornai a casa mi chiusi in camera e diedi calci alle sedie per un’ora. Chiamai di nuovo il mio agente e mi disse che la mia chance sarebbe arrivata. Nella partita successiva l’allenatore mi fece scaldare all’intervallo, ma al 18’ mi disse di sedermi perché sarebbe entrato qualcun altro. Ma poi lui fu allontanato per proteste e il suo secondo mi chiamò: nella mia testa avevo già smesso di giocare, ma entrai e segnai al 90’. All’inizio della stagione, nessuno mi riconosceva a Genova, potevo passeggiare e andare nei negozi, ma dopo pochi mesi ho completamente perso la mia privacy. Diverse volte sono rimasto barricato a casa con Hancha, perché lei voleva uscire e io dovevo dirle no perché non ero dell’umore per fare sorrisi forzati alla gente.

Le proposte di mercato quest’estate?

Alla fine della stagione potevo scegliere, le offerte che mi piacevano di più arrivavano da Torino, Milano e Roma. Scelsi la Juventus, ero stato chiamato da Nedved e tutto sembrava affascinante. Non vedevo l’ora. A giugno mi sentivo un giocatore della Juventus, ma in realtà non lo ero.

Le visite mediche a Torino?

Sapevo che non era niente di serio, era un’infiammazione cardiaca che era passata, stavo bene, sapevo di avere abbastanza tempo per riposare e che tutto sarebbe stato normale, ma la Juventus rinviò il mio trasferimento. Quando tornai dalle vacanze, il mio agente Paska mi disse che sarei dovuto tornare a Torino per altri test. Risposi che non sarei andato da nessuna parte. Alla Juventus non importava più di me, ero un po’ arrabbiato. A metà luglio, la clausola di risoluzione da 25 milioni non fu più valida, dunque il presidente della Sampdoria mi disse che avrebbe voluto spuntare il prezzo più alto possibile e lo fece, cedendomi per 40 milioni di euro alla Roma. Quando ho firmato, ho provato grande sollievo perché potevo concentrarmi solamente sul calcio. Sono sicuramente più tranquillo di un anno fa a Genova, perché arrivai come un signor nessuno, ma qui tutti mi conoscono, sanno che sono un giovane che qualcosa ha fatto. Kolarov mi ha rassicurato e mi ha detto di non subire il peso del costo del mio cartellino, di star calmo e che tutto sarebbe andato bene e che sono stati loro a voler spendere quei soldi e l’hanno fatto”.

L’arrivo a Roma?

“Quando ho visto il centro di allenamento mi sono reso conto che qui posso ottenere il meglio, non so se cose del genere esistano da altre parti. Non mi devo preoccupare di nulla, qui ci sono campi perfetti, i migliori sistemi di recupero, la palestra, i nutrizionisti ci misurano continuamente e ci dicono cosa mangiare, ci sono dozzine di impiegati solo per noi”.

Il futuro?

“Spero di potermi trasferire tra qualche anno in un club ancora migliore, dove sarò ovviamente pagato ancora meglio, è una motivazione che mi ha sempre aiutato molto. Dove? Non credo di poter andare molto più in alto di così. Ma forse restano un paio di club… Diciamo Real Madrid, Barcellona o Manchester United”.