Inter: “Gigi Simoni ci ha lasciati nella data più interista di tutte”

Inter: “Gigi Simoni ci ha lasciati nella data più interista di tutte”

Il mondo del calcio è in lutto: è morto Luigi Simoni a 81 anni. Il mondo del calcio piange il recordman di promozioni in Serie A: tantissimi i messaggi di addio al tecnico, tra i più seri e amati del panorama calcistico, un grande uomo che si è sempre distinto per signorilità. Gigi Simoni fu amatissimo da tutti, in particolare da Torino, Genoa, Inter, Napoli, Brescia, Pisa, Cremonese e Ancona, tutte squadre con le quali ha raggiunto importanti traguardi.

IL MESSAGGIO DELL’INTER: “Gigi Simoni ci ha lasciati oggi, 22 maggio. Una data non casuale, la data più interista di tutte”. Questo il pensiero rivolto dall’Inter all’ex allenatore nerazzurro, scomparso oggi a 81 anni. Di Gigi Simoni ricordiamo e ci mancherà tutto. Il suo essere signore, innanzitutto. Un modo di vivere, la vita e il calcio, mai sopra le righe. Anche il suo calcio era così: umile ma funzionale, capace di far fruttare al meglio ciò che aveva a disposizione. Sulla panchina nerazzurra arrivò nel 1997, assieme al Fenomeno, Ronaldo. Un binomio, quello Simoni-Ronaldo, che resterà per sempre nel cuore di tutti, non solo degli interisti. Un rapporto paterno, la benevolenza nei confronti di un calciatore speciale. “Ho imparato più io da lui che lui da me, in quella stagione”, amava raccontare Simoni. Una frase che spiega tanto, della persona che è stata. Ha incarnato l’interismo più genuino. Il 6 maggio 1998 disegnò il suo capolavoro da allenatore. Imbrigliò una grande Lazio e non le diede scampo. Al Parco dei Principi Zamorano, Zanetti e Ronaldo regalarono all’Inter la terza Coppa Uefa in una notte dolcissima e magica. Il mondo del calcio perde un bravo allenatore e una persona meravigliosa. Nella sua carriera da calciatore vinse una Coppa Italia con il Napoli e la Serie B con il Genoa. In panchina alzò, oltre alla Coppa Uefa con l’Inter, la Coppa Anglo-Italiana con la Cremonese e conquistò cinque campionati di Serie B (tre con il Genoa, due con il Pisa). Nel 1998 ricevette la Panchina d’Oro come miglior allenatore italiano. Un riconoscimento doveroso. Noi lo ricordiamo così, coi suoi capelli bianchi, sulla nostra panchina, mentre con un sorriso si godeva le magie di Ronaldo, circondato dall’orgoglio e dall’affetto dei tifosi dell’Inter. Ciao Gigi, ci mancherai“.

COME RIPORTATO DALL’ANSA, LE PAROLE DI MORATTI: “E’ stato un grande protagonista della storia dell’Inter: ha vinto una coppa europea molto importante, gli è stato impedito di vincere un campionato che avrebbe assolutamente meritato. Un tecnico gentiluomo verso il quale  provavo grande stima e affetto. La telefonata con la quale poco fa la moglie mi ha avvisato della morte mi ha provocato un dolore immenso“.

IL MESSAGGIO DEL PISA: “È un giorno triste per tutti noi. Gigi Simoni era un pezzo importante della nostra storia, un ricordo felice per tutti noi, un professionista di altissimo livello capace per ben due volte di portare il Pisa Sporting Club nel Paradiso del calcio italiano guidando squadre di cui ancora, a distanza di molti anni, riusciamo a snocciolare a memoria l’undici iniziale. Nel campionato 1984-85 con una cavalcata entusiasmante, dominando e sbaragliando gli avversari e poi nella stagione 1986-87 compiendo una delle più grandi imprese della nostra storia portata a termine nella indimenticabile trasferta di Cremona. Ma Gigi Simoni è rimasto poi nerazzurro per sempre, legato ai nostri colori, alla nostra passione, alla nostra terra: un legame indissolubile suggellato dall’elezione ad “Allenatore del Secolo” in occasione dei festeggiamenti per i 100 anni dello Sporting Club. La notizia della scomparsa di Gigi Simoni ci addolora profondamente – è il pensiero del Presidente Giuseppe Corrado – perché la nostra squadra perde quello che è stato un simbolo, dentro e fuori dal campo. Il mister resterà per sempre nel cuore di tutti noi e, non appena possibile, lo ricorderemo degnamente all’interno della Sua Arena sperando di poter seguire il suo esempio e rivivere insieme ai nostri tifosi le stesse emozioni che lui fu in grado di suscitare. La società nerazzurra, tutta, si unisce al dolore e al cordoglio per la scomparsa di Gigi Simoni ed esprime le più sentite condoglianze alla famiglia, agli amici e ai conoscenti del Mister”.

IL MESSAGGIO DEL TECNICO DEL PARMA, ROBERTO D’AVERSA: “Oggi per me è un giorno molto triste, poiché c’è stata la notizia della scomparsa di Gigi Simoni, un grandissimo allenatore ma soprattutto un grande uomo. In un momento di difficoltà della mia vita professionale mi è stato vicino e mi ha fatto capire tante cose. Ho sempre avuto un rapporto splendido con lui, sia professionale che umano. Sapere che ci ha lasciato mi dispiace profondamente“.

COME RIPORTATO SU TMW, IL SALUTO DI MORIERO: “Era uno di noi, all’Inter. Nei primi giorni di ritiro disse ‘siete tutti uguali tranne uno’. Era il Fenomeno, ci conquistò subito con il suo sorriso, con le sue battute. Il rimorso è stato lo Scudetto ma ricordo la gioia della Uefa e i momenti belli vissuti insieme. Abbiamo stretto un rapporto speciale, anche dopo il calcio giocato. Quando è venuto a presentare la sua biografia in Puglia sul palco abbiamo ricordato di quando voleva sostituirmi col Piacenza e iniziò a gridare ‘Checco dai via sta palla’. Scartai tutti e segnai: andai sotto la panchina e gli dissi ‘può cambiarmi’. E ci abbracciarmo Diceva ‘quante me ne hai fatte passare Checco’, ma sempre con affetto. Perderlo è un dispiacere enorme. Era un uomo vecchio stile, ha vinto otto campionati ma era umile e generoso. Diceva quel che pensava e ti faceva innamorare. Trattava tutti allo stesso modo. Avevamo affetto nei suoi riguardi: scherzava e rideva ma non aveva problemi a dire qualcosa. Ronaldo, Zamorano, Zanetti, Bergomi, ma anche gli ultimi arrivati: faceva sentire tutti importanti”.

Anche Lazio, Cremonese, Napoli e molte altre società e personalità del mondo dello sport hanno salutato e stanno salutando per l’ultima volta un grande uomo come Gigi Simoni.

 

Per tutte le NEWS del giorno in tempo reale clicca qui – LIVE

Probabili formazioni Bundesliga 2019/2020: 26° giornata


Ascolta il nostro podcast!

Ascolta l’intervista esclusiva al procuratore sportivo Alessandro Canovi!




Ronaldo a Del Piero: ” Siete in 4 ad avere un Pallone d’oro in meno”

Ronaldo a Del Piero: ” Siete in 4 ad avere un Pallone d’oro in meno”

In questo periodo di quarantena le dirette degli ex calciatori hanno tenuto compagnia a moltissimi appassionati, che hanno avuto l’occasione di scoprire numerosi retroscena di alcune tra le più grandi squadre del calcio europeo. Bobo Vieri ha creato un appuntamento fisso ed ogni sera ospita sul suo profilo instagram ex calciatori, personaggi d’attualità e sportivi; lo stesso format è stato riproposto da Cannavaro e da Ronaldo il fenomeno. Proprio una diretta dell’asso brasiliano, nella quale era ospite Alessandro Del Piero, ha riaperto un dibattito che va sempre di moda: con quale criterio viene selezionato il vincitore del Pallone d’oro? Il miglior calciatore al mondo? Quello che ha vissuto l’annata migliore? Perché i difensori, i portieri ed i giocatori di contenimento sono così penalizzati?

Il Fenomeno nella sua diretta con Del Piero si lascia andare ad un commento: “Ci sono 4 giocatori della nostra generazione che avrebbero dovuto vincere un Pallone d’oro, non so come, ma per la grandezza raggiunta dovevano averlo nel loro Palmarès e sono: Del Piero(te), Totti, Maldini e Raùl, che c’è andato vicino tante volte senza mai riuscirci. Tu vedi la carriera di questi ragazzi, ed ovviamente sono stati riconosciuti tantissime volte per le numerose vittorie, però, guardandomi indietro, penso che gli manchi quel riconoscimento finale che possa testimoniare la loro grandezza.”

Parole al miele di un Dio del calcio per 4 dei più grandi calciatori della storia.

 


Per tutte le NEWS del giorno in tempo reale clicca qui – LIVE


Ascolta il nostro podcast!

Ascolta l’intervista esclusiva al procuratore sportivo Alessandro Canovi!




Sassuolo e Lecce, via agli allenamenti. Domani tocca alla Juve, poi l’Inter

Al via la ripresa degli allenamenti!

Il Corriere della Sera descrive la tanto attesa ripresa degli allenamenti che, grazie alle ordinanze di alcune Regioni, è diventata realtà per Sassuolo, Lecce e presto Juve e Inter. Ovviamente il tutto si svolge in una situazione surreale e ancora imparagonabile a quella precedente.

Sassuolo

Ore 9: il Mapei Center, primo impianto sportivo di Serie A ad aprire, è blindatissimo. La sbarra si alza solo quando arrivano i primi tre della lista: Djuricic, Magnani e Rogerio. Già cambiati, come all’oratorio. E per fare la doccia se ne torneranno poi a casa. «Vietatissimi abbracci e strette di mano» viene subito ricordato loro da addetto alla sicurezza, fisioterapista e medico, gli unici tre ad avere accesso all’impianto oltre ai giocatori. Si salutano da lontano, i tre compagni. Tanti sorrisi, nessun contatto. Ognuno si allena su un campo diverso. Un po’ di stretching, qualche scatto, tattica zero: l’allenatore De Zerbi non c’è. Per adesso ciò che conta è rimettere in moto i muscoli. In tutto un’oretta di lavoro, poi spazio a un altro mini gruppetto. E via così fino alle 13. Il programma proseguirà fino a venerdì. Con regole ferree. Al massimo ci si può allenare contemporaneamente in sei: i campi sono tre, quindi due per campo. «Mi mancava l’odore dell’erba» ammette l’attaccante Caputo.

Lecce, Juve e Inter

Lunedì pomeriggio è ripartito il Lecce, con le stesse modalità di distanziamento. Martedì tocca alla Juve, club tra i più colpiti dal Covid-19 con tre positivi: lunedì i giocatori si sono sottoposti a test medici, fisici e tamponi. Cristiano Ronaldo con la famiglia è ripartito lunedì sera da Madeira per rientrare a Torino, dove ora dovrà osservare due settimane di quarantena. Il ritorno in campo dell’Inter, previsto per lunedì, è slittato di qualche giorno: prima la squadra di Conte si dovrà sottoporre agli esami clinici necessari. Al termine dell’iter sanitario i nerazzurri avranno la facoltà di sottoporsi alle sessioni di allenamento individuale alla Pinetina.

Le sedute distanziate, personalizzate, senza pallone e controllate solo da medici e fisioterapisti è un primo passo verso la normalità auspicata dai vertici della Figc e della Lega. L’apertura dei centri sportivi ai gruppetti però non implica necessariamente che il 18 maggio arriverà il semaforo verde agli allenamenti collettivi. Per ora non sono fissati in agenda appuntamenti fra il Comitato tecnico scientifico e la Federcalcio per discutere il protocollo. «Il protocollo non è stato validato e non sappiamo a oggi quali sono le criticità — dichiara il presidente dell’Aic Damiano Tommasi, che aspetta novità per il consiglio federale di venerdì —. Un nodo da affrontare è la gestione del gruppo squadra in presenza di un positivo».

Per tutte le NEWS del giorno in tempo reale clicca qui – LIVE

 

Ascolta il nostro podcast!

Ascolta l’intervista esclusiva al procuratore sportivo Alessandro Canovi!




Toldo: “Campionato falsato a discapito della meritocrazia sportiva”

Toldo: “Campionato falsato a discapito della meritocrazia sportiva”

Francesco Toldo è stato per moltissimi anni uno dei più forti portieri del mondo tra gli anni novanta e duemila; Toldo è stato eccellente sia con la maglia della Fiorentina indosso che con quella dell’Inter, oltre che con la Nazionale italiana al quale ha reso un grande servizio prima dell’avvento di Buffon. Francesco Toldo dopo aver appeso guanti e scarpini al chiodo si è un po’ allontanato dal mondo del calcio, ma quest’oggi è tornato a parlare a Il Giornale, rilasciando una bella intervista. Andiamo a vedere cosa ha detto:

Toldo, 10 anni fa l’Inter usciva sconfitta dal Camp Nou ma con la finale di Champions League ottenuta. Ci racconti come hai vissuto quella serata e qualche aneddoto particolare legato a quella partita?

“Siamo stati monumentali, forti del 3-1 dell’andata, tutto il mondo calcistico conosce la forza del Barcellona al Camp Nou. Hanno caratteristiche fuori dall’ordinario, mettono in difficoltà qualsiasi squadra; però contro di noi non l’hanno fatto vedere! L’Inter del Triplete era costruita da uomini prima che da calciatori, mi ricordo la grande parata di Julio Cesar su Messi e nonostante il rosso a Thiago Motta abbiamo retto fino alla fine della partita. Un aneddoto? Il giorno prima ci fu una grande litigata a pranzo tra di noi per motivi che non posso dirti, fanno parte dei segreti di quell’anno….ma tutto si risolse nel migliore dei modi ed entrammo in campo più uniti che mai”.

In tanti hanno esaltato quella squadra che conquistò il triplete. Qual era la vera forza del gruppo?

“La vera forza del gruppo era il confronto diretto e il dirsi le cose in faccia senza che nessuno si offendesse. C’erano inoltre grandi campioni che si misero a disposizione del gruppo anteponendo l’interesse della squadra a quello personale. L’aspetto principale è rappresentato da Mourinho che, insieme alla società di Massimo Moratti, lavorava con gli stessi obiettivi. Lungo il cammino si sono aggiunti i tifosi che hanno sempre di più compreso la grandezza della stagione e la sinergia è stata fondamentale per arrivare a quei grandi traguardi”.

Ci racconti qualche aneddoto su José Mourinho? Che tipo di allenatore e di motivatore era?

“Mou prima di tutto è uno psicologo, la gestione del gruppo per lui è fondamentale, la chiarezza e la comunicazione sono punti saldi. Ottiene rispetto dal gruppo quando egli per primo s’arrabbia coi giocatori più importanti nelle riunioni in spogliatoio. Più volte ha attaccato per motivazioni varie i grandi campioni senza che nessuno si offendesse per i concetti sensati che riusciva ad esprimere. Era il primo agli allenamenti e l’ultimo a chiudere la porta. Con lui potevi tranquillamente disquisire di qualsiasi argomento, era sempre preparato. Spiccava la sua dote nel parlare più lingue straniere e lo dimostrò alla sua presentazione alla Pinetina. Tutt’ora ci sentiamo…”.

Capitolo Inter attuale. Cosa ne pensi di Antonio Conte e della squadra allestita da Marotta e Ausilio? Quanto manca per colmare il gap con la Juventus?

“Penso che ci siamo alzati di livello rispetto alle annate precedenti anche se non basta, non per confrontarsi con la Juventus, questo no! Perché l’Inter deve tracciare sempre e comunque la sua rotta e rispettarla. L’Inter ha una sua notevole storia calcistica ed avrebbe meritato molti scudetti in più sul petto”.

Il calcio e lo sport si sono dovuti fermare per la pandemia da coronavirus. Pensi sia giusto riprendere o archiviare la stagione 2019-2020?

“Voglio pensare ad un calcio più vicino alla normalità della gente per cui il buon senso imporrebbe di fermarsi e rivedersi a campionato nuovo. Purtroppo però l’introito maggiore del calcio è rappresentato dai diritti tv che se venissero a mancare improvvisamente causerebbero un danno enorme all’indotto e a cascata fino all’economia di tutti i giorni. Quindi mi aspetto una ripartenza in sicurezza proprio per vincere contro questo Covid-19 e ritornare lentamente alla normalità”.

Cosa ne pensi delle polemiche di questi giorni su questo tema che sta infiammando il mondo del calcio?

“Si tratta di riflessioni che poi col tempo passano, trovo ingiusto scaricare al solito mondo dorato del pallone colpe che giocatori non hanno. Il governo guidato da un pool di scienziati si sta esprimendo e trovo che in un momento di difficolta si debba cercare di criticare di meno e agire di più. Alla fine giusto ripartire”.

Sei stato grande protagonista con l’Italia nel 2000. Le tue innumerevoli parate in semifinale sono valse la finale poi purtroppo persa contro la Francia. Ci racconti le tue emozioni di quella partita e della finale?

“La partita con l’Olanda rientra nelle immortali del calcio, ricorre il ventennio fra pochi giorni e gli sportivi continuano a riviverla. Se ti dicessi che la sera prima ho immaginato esattamente nella mia testa tutto ciò che l’indomani sarebbe accaduto? Ci crederesti? Ebbene è andata proprio così, ero convinto di alzare un muro per contenere gli olandesi, solo Kluivert ha retto psicologicamente”.

Tema dolente, il 5 maggio: cos’è successo in quella partita? Ti aspettavi l’addio di Ronaldo a fine stagione?

“Epilogo amarissimo di un campionato falsato da altre forze a discapito della meritocrazia sportiva. Senza voler polemizzare a distanza di tempo, vicenda chiusa. Ronaldo? Il brasiliano più forte e simpatico che abbia conosciuto, malgrado le sue avversità fisiche sfoggiava sempre un sorriso contagioso”.

Una volta in Inter-Juventus sei stato protagonista con Christian Vieri di una carambola che è valsa il pareggio nerazzurro. Senti tuo quel gol?

“Il gol era mio, Bobone l’ha preso solo per la classifica cannonieri che meritava di vincere. Tutt’ora con Bobo scherziamo sulla paternità del gol, tanto io so che e mia (ride; ndr). Personalmente sono fiero e ancora divertito del gol a San siro con la Juventus. lo racconto spesso ai miei figli e prendo l’esempio quando parlo ai giovani dicendo loro che con la convinzione unita al talento, ovviamente insieme alla buona sorte, raggiungi i sogni che ti prefiggi… Fatelo ragazzi, sognate e realizzate i vostri obiettivi”.

Cosa ne pensi delle dicharazioni di Romelu Lukaku durante una diretta Instagram con la moglie di Mertens:

“Tra dicembre e gennaio 23 su 25 calciatori hanno avuto la febbre. Non sapremo mai se era coronavirus o meno” “Ho imparato a non giudicare quando non conosco bene la situazione, penso che all’inter ci sia uno staff sanitario con medici preparatissimi che tutelano i propri giocatori e credo che ognuno debba rispondere per il suo mestiere”.

Vuoi mandare un messaggio su come dovrebbe e potrebbe migliorare il mondo del calcio?

“Il calcio è lo sport principale in Italia e per questo bisognerebbe conservarlo e migliorarlo per appassionare sempre più sportivi. Per questa ragione mi piacerebbe che ogni campione cerchi di essere esemplare sia quando gioca ma soprattutto nella vita privata. Così facendo alzi si innalza il livello d’umanità intorno a questo sport. I giovani ragazzi di oggi che giocano nei dilettanti e nel calcio minore osservano ogni comportamento dei nostri idoli, diamo il buon esempio allora!”.

 

Per tutte le NEWS del giorno in tempo reale clicca qui – LIVE


Ascolta il nostro podcast!

Ascolta l’intervista esclusiva al procuratore sportivo Alessandro Canovi!




Douglas Costa spiazza tutti: “Dybala il più forte alla Juventus”

Douglas Costa spiazza tutti: “Dybala il più forte alla Juventus”

Ha spiazzato un pò tutti Douglas Costa, ieri durante una diretta Instagram dove rispondeva alle domande dei tifosi. Nel corso della diretta l’ala brasiliana ex Bayern Monaco ha parlato dei suoi compagni di squadra, di sé stesso e del rientro in Italia. Andiamo a vedere cosa ha risposto il Flash Bianconero ai sostenitori della Vecchia Signora:

Sul rientro in Italia: “Non so più cosa fare qui in Brasile, non vedo l’ora di rientrare in Italia”

Sulla Juventus: “La squadra deve vincere tutto, mi piace questo. Io posso fare assist, posso segnare. Posso fare entrambi. Ma deve vincere”

Ma è stata la risposta alla domanda su chi sia il compagno di squadra più forte a spiazzare tutti: “Il compagno più forte è Paulino, Dybala. Poi ovviamente anche Ronaldo”Immediata, dunque, la rettifica, ma si sa che tra Paulo Dybala e Douglas Costa c’è un rapporto di amicizia fortissimo che li lega da molto tempo, pertanto la risposta è sembrata più doverosa verso l’amico che irrispettosa verso Cristiano Ronaldo (e comunque si sta parlando di fuoriclasse!).

Juventus, allarme rientri

Douglas Costa è nel gruppo di quei calciatori che sono all’estero al momento, ma la chiamata alle armi della Juventus è forte e se ci si dovesse ricominciare ad allenare ai primi di maggio i giocatori dovranno trovare un modo rapido di tornare. In tal senso, ieri Il Corriere dello Sport raccontava del gruppo formato da Cristiano Ronaldo, Adrien Rabiot, Sami Khedira, Douglas Costa, Alex Sandro, Danilo e Wojciech Szczęsny che al momento sono all’estero e stanno cercando un modo di rientrare a Torino, mentre Miralem Pjanic è rientrato alla base nel weekend e Adrien Rabiot comunque si trova in Costa Azzurra e pertanto a due passi dall’Italia. Il caso eclatante è quello di Gonzalo Higuain invece, “nascosto” in Argentina e non desideroso di rientrare in Italia. Il caso Higuain tiene in pensiero la Juventus, mentre il club bianconero cerca di capire il perché di questo rifiuto a rientrare a Torino: paura del virus, situazioni famigliari delicate, cessione in vista, rinnovo del contratto… sono numerose le ipotesi.

 

Per tutte le NEWS del giorno in tempo reale clicca qui – LIVE


Ascolta il nostro podcast!

Ascolta l’intervista esclusiva al procuratore sportivo Alessandro Canovi!