31 anni fa: Live is life, Maradona palleggia!

31 anni fa: Live is life, Maradona palleggia!

Di momenti magici il calcio ne ha regalati tanti, tutto grazie a grandi protagonisti, grandi maghi di questo sport: grandi giocatori.

C’è solo un giocatore nella storia del calcio che può aver reso epico non una partita ma un riscaldamento. Diego Armando Maradona è stato questo, capace di far emozionare con la sua sola presenza; con un pallone vicino ovviamente.

E’ forse la più spettacolare manifestazione di totale libertà e tranquillità sportiva. Prima di una partita, il capitano del Napoli sta ballando. Nessuno mai si sarebbe sognato di farlo, lui invece sì. In quel momento, sportivamente parlando, era perfetto. Stiamo parlando del 19 Aprile 1989, 31 annni fa, Olympiastadion di Monaco, Bayern Moanco-Napoli, durante il riscaldamento gli altoparlanti dello stadio diffondo la canzone “Live is Life” degli Opus, un ritmo cadenzato condito dal canto della gente; una descrizione degna di un goal di Maradona. La partita è tesa, il Napoli ha vinto 2-0 al San Paolo e ora deve difendere il risultato, e Maradona sceglie questo gesto per far capire cosa sia il calcio per lui, come a dire “Tranquilli, sereni, danzate con me” e via e 1 e 2 e 3… LA LA LA LA LA, e via ancora e 1 e 2 e 3, palleggi a ritmo di musica, un inno alla’armonia, un inno al calcio, un inno a Diego Armando Maradona.

 

 

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Il mondo del calcio omaggia Maradona

Il 25 novembre 2020 sarà una data che difficilmente dimenticheremo; la scomparsa di Diego Armando Maradona è stata una vera e propria batosta per il calcio che sta già combattendo, come tutto il mondo, con il coronavirus. El Pibe de Oro è stato il calcio in tutta la sua essenza e ci ha lasciato dei ricordi meravigliosi dal riscaldamento sulle note di Live Is Life alla punizione, fuori da ogni logica, contro la Juventus di Tacconi fino a quella fantastica partita contro l’Inghilterra con la rete che lo incoronato come Mano de Dios. Maradona, però, non è stato solo calcio; è stato un vero e proprio capo-popolo capace di unire la gente (la foto dei tifosi di Boca e River che si abbracciano lo testimoni alla perfezione). Nel weekend calcistico appena passato le testimonianze nei confronti di Diego sono state tante.

Il gesto di Messi

Maradona, al Barcellona, è stato di passaggio ma la sfida contro l’Osasuna è stata la prima partita al Camp Nou senza Diego; una sfida dominata dai Blaugrana con la rete di Griezmann, la conferma di Braithwaite dopo la doppietta in Champions ma soprattutto la perla di Messi. Il goal del numero dieci ha avuto un significato particolare soprattutto nell’esultanza; la Pulga, infatti, ha mostrato la maglia del Newell’s Old Boys in un gesto di enorme intensità. Occhi lucidi, braccia alzate al cielo e l’ultimo saluto ad un carissimo amico.

La vittoria del Napoli

Sono stati giorni difficili quelli vissuti nella città di Napoli dove Maradona è stato un qualcosa di unico (solo passando per le vie della città si può provare a capire l’importanza di Diego per il popolo partenopeo). Nella sfida di campionato, contro la Roma, la squadra ha omaggiato al meglio il ricordo del Pibe de Oro travolgendo i giallorossi in una serata molto “maradoniana”; la punizione di Insigne, non segnava su calcio piazzato da quattro anni, la rete di Mertens che quasi si scusa per aver superato il record di goal di Diego e lo slalom finale di Politano a chiudere al meglio una serata carica di emozioni.

La vittoria del Boca

Il destino ha voluto che, in Argentina, il Boca Juniors sfidasse il Newell’s Old Boys; alla Bombonera si è presentata Dalma Maradona, la primogenita di Diego. Gli Xeneizes, dopo aver segnato su punizione con Cardona, sono andati sotto la tribuna e hanno omaggiato il Diez con un lungo applauso.

Barcellona, Napoli, Boca Juniors; nell’ultimo weekend abbiamo vissuto mille emozioni nel segno del Diego Armando Maradona. Una serie di omaggi che raramente dimenticheremo e dimostrano la fortuna di aver vissuto (chi in prima persona chi tramite i filmati) l’essenza e la purezza del calcio.

Grazie Diego, AD10S




Urzi: “Inter, Roma e Fiorentina? A chi non piacerebbero le grandi squadre”

Urzi: “Inter, Roma e Fiorentina? A chi non piacerebbero le grandi squadre”

Agustin Urzi è sicuramente il calciatore argentino più chiacchierato del momento. Classe 2000, il talento del Banfield è al centro di alcune insistenti voci di mercato che lo vorrebbero vicino all’approdo in Europa già nella prossima finestra di trasferimenti:

“Apprezzo molto il Manchester City e il suo stile di gioco, mi piace il calcio inglese; però ora negli Stati Uniti si sta formando un torneo molto competitivo e credo che si avvicini molto al mio stile di gioco. Vedremo in futuro”, ha commentato Agustin Urzi in esclusiva ai microfoni di EuropaCalcio.it.

Urzi ha poi sottolineato che “Di Maria è un crack: è molto rapido, agile, credo di possedere alcune delle sue caratteristiche. Per un ragazzo giovane come me essere paragonato ad un giocatore affermato è motivo di orgoglio” e “Neymar e Centurion sono i calciatori che ammiro per le loro caratteristiche di gioco; sono agili, hanno grande tecnica, non hanno paura di ricevere falli e osano sempre”.

Si vocifera però anche di un suo possibile arrivo in Italia, eventualità sulla quale l’argentino sembra avere le idee chiare:

Inter, Roma e Fiorentina? A chi non piacerebbe giocare in grandi squadre. Però ora sono del Banfield, sono a mio agio e resto tranquillo”.

Su altri illustri partiti dall’Argentina alla conquista dell’Europa:

Zanetti era un fenomeno. Ricordo che quando giocava con la Nazionale argentina era un calciatore importantissimo; è un punto di riferimento per tutti i tifosi del Banfield e lo ammirano oggigiorno, me compreso. Messi e Maradona? Credo che entrambi siano di un altro pianeta, però visto che sto ammirando Messi e sto vivendo la sua epoca, scelgo La Pulga Messi. Il mio sogno è riuscire a giocare nella Nazionale maggiore dell’Argentina; inoltre, mi auguro di vincere qualcosa con il Banfield”.

Sullo stop del calcio

“Mi pare giusto che il campionato sia stato sospeso a causa del Coronavirus perché penso che la prima cosa importante sia la salute di tutti; soprattutto quella dei calciatori, che sono i più esposti al contagio”.

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Argentina, campionato chiuso. Maradona salvo d’ufficio

Secondo quanto riporta il Corriere della Serail Gimnasia La Plata allenato da Diego Armando Maradona, condannato alla retrocessione dopo la sconfitta contro il suo vecchio caro Boca Juniors, resterà nella massima divisione argentina. Questo perché, dopo Belgio e Olanda (c’è pure la Scozia che ci sta pensando), anche l’Argentina ha deciso di fermarsi, dire basta e ripartire quando i tempi saranno migliori.

Attenzione: a essere sospesa non è la Primera Divisiòn, che era terminata con la vittoria incredibile del Boca grazie alla rete decisiva di Tevez nell’ultima giornata e al contemporaneo pareggio del River Plate sul campo del Tucuman, ma la Copa Superliga. A questo torneo partecipano le squadre della massima divisione e prende il via al termine del campionato regolare. Ed essendo una competizione fondamentale in ottica salvezza — in quanto distribuisce ulteriori punti — le retrocessioni saranno bloccate per la stagione 2019-20 e per quella 2020-21. Lo ha anticipato Claudio Chiqui Tapia, presidente dell’Afa, la federazione argentina: “Nella riunione del comitato esecutivo di queste ore si chiuderà la stagione in corso”, ha raccontato al portale argentino TNT Sports.

Sul calcio (ma ovviamente non solo) incombe una crisi senza precedenti a causa della pandemia da Coronavirus che ha superato ormai i tre milioni di contagi: «Essere in grado di mantenere questo settore sarà molto difficile — ha continuato Tapia —. Sappiamo che dobbiamo mantenere la situazione strutturale dei club in un contesto in cui è molto difficile farlo perché non disporranno degli incassi televisivi e quindi non avranno praticamente nessun reddito». Resta il fatto, per quanto riguarda il campo, la squadra di Maradona resterà in Primera Divisiòn. Da ricordare che, nelle scorse settimane, il Pibe de Oro aveva deciso di tagliarsi lo stipendio per aiutare squadra e dipendenti del club.

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