Speciale Russia 2018: Uruguay, la garra della Celeste

Speciale Russia 2018 è la nuova rubrica targata RadioGoal24 che andrà ad esplorare tutte e 32 le squadre che parteciperanno alla più famosa ed importante competizione calcistica mondiale. Percorreremo, giorno per giorno, la storia, le statistiche e le curiosità di ogni singola formazione del torneo. Vi ricordiamo che potrete seguire la diretta streaming con radiocronaca di tutte le partite sulla nostra sezione Radio, con approfondimenti radiofonici dedicati e molto altro ancora nel nostro flusso dedicato.  Questa volta è il turno dell’Uruguay, una delle mine vaganti dell’intero Mondiale, mentre questa mattina è stato il turno dell’Egitto.

Il cammino verso il mondiale

L’Uruguay, che in Russia prenderà parte al suo tredicesimo Mondiale, ha come obiettivo quello di essere una delle principali protagoniste della competizione. La Celeste ha iniziato il cammino nel lontano 08/15/2015 quando si impose per due a zero in casa della Bolivia grazie alle reti di Caceres e Godin; il difensore dell’Atletico Madrid ha timbrato il cartellino anche nel tre a zero contro la Colombia. La prima sconfitta si concretizza il 12/15/2015 contro l’Ecuador ma l’Uruguay si riprende subito, sei giorni dopo, con il netto successo (3-0), ai danni del Cile. Dopo quattro giornate la Celeste ha 9 punti; bottino che aumenterà nelle due gare disputate il 26 ed il 30 marzo del 2016 quando, i ragazzi di Tabárez, ottennero quattro punti tra Brasile e Perù. Dopo la delusione della Copa America, l’Uruguay torna in campo con le qualificazioni Mondiali ma è costretto ad arrendersi all’Argentina che, con un goal del solito Messi, si porta a casa una preziosa vittoria. Da quel momento i ragazzi di Tabárez conquisteranno tre vittorie ed un pareggio totalizzando la bellezza di 11 goal; un periodo piuttosto positivo per la Celeste che, credendosi già qualificata, subisce una flessione in cui Cavani e compagni devono far fronte a tre sconfitte ed un pareggio. Il solo punto conquistato è servito all’Uruguay per tornare sul pezzo; i sette punti negli ultimi tre match consentiranno alla Celeste di strappare il pass per la Russia.

1) La Squadra

L’Uruguay giocherà il Mondiale con il 4-3-1-2 in cui l’estremo difensore sarà Muslera (il portiere ha avuto anche un passato in Serie A, con la maglia della Lazio). La difesa sarà guidata dall’esperto Godin al cui fianco giocherà Giménez, compagno di reparto anche nell’Atletico Madrid; fasce occupate da Caceres e Silva. Una delle caratteristiche principali di questo reparto è la capacità di far male nell’area avversaria dal momento che sono specialisti nel gioco aereo. A centrocampo spazio alla qualità di Bentancur e l’interdizione di Vecino; il terzo dovrebbe essere uno tra Nandez e Torreira con il primo leggermente favorito per una maglia da titolare. Il trequartista sarà De Arrascaeta che dietro le punte è sempre un’arma pericolosa; per quanto riguarda i due attaccanti ci sono, onestamente, pochi dubbi. Saranno Cavani e Suarez i due con il compito di portare goal e punti alla causa della Celeste. Entrambi sono reduci da una grande stagione nei rispettivi club e vogliono confermarsi con la maglia della nazionale.

1.1) L’allenatore: Óscar Washington Tabárez Silva

Óscar Tabárez, soprannominato El Maestro, inizia la carriera da allenatore in Sudamerica con i giovani del Bella Vista; la prima soddisfazione arriva nel 1987 quando, alla guida del Peñarol, porta a casa la Coppa Libertadores. L’avventura di Tabárez sulla panchina dell’Uruguay inizia nel 1990 quando guida la Celeste nel Mondiale italiano (saranno proprio gli azzurri ad eliminare la nazionale sud americana agli ottavi di finale). Il rapporto tra il tecnico e l’Italia, però, non finisce qui: El Maestro, infatti, nel 1994 diventa l’allenatore del Cagliari, ottenendo un buon nono posto. Meno fortunata l’esperienza alla guida del Milan, conclusasi con le dimissioni in seguito alla sconfitta con il Piacenza (per 3-2). Tabárez, le soddisfazioni più grandi, le ha avute sulla panchina dell’Uruguay: nel 2010 portò la Celeste al quarto posto, nel 2011 vinse la Copa America a distanza di sedici anni. Tante gioie ma anche molte delusioni ed una paura, quella nel luglio del 2016, quando gli venne diagnosticata la sindrome di Guillain-Barré; per sua fortuna la malattia è meno grave del previsto (vi era il rischio di una paralisi) e questo permette al tecnico di continuare ad allenare. Russia 2018 sarà il quinto Mondiale di Tabárez sulla panchina dell’Uruguay.

1.2) La stella: Edinson Cavani

L’Uruguay, per fare un buon Mondiale, punterà forte su Edinson Cavani; l’attaccante del PSG è la stella ed il leader della Celeste, anche più di un certo Luis Suarez. El Matador, a differenza del suo compagno di reparto, è quello più indicato a fare goal (i 10 realizzati nel girone di qualificazione, con cui ha trascinato la nazionale in Russia, ne sono una prova). Cavani, dagli inizi al Danubio, ha avuto un costante miglioramento fino a diventare (con il PSG) uno dei migliori attaccanti al mondo. Forte fisicamente, bravo di testa e con i piedi (in particolare il destro con cui è in grado di segnare da qualsiasi posizione) sa svariare su tutto il fronte offensivo; la caratteristica principale, però, è il killer instinct con cui non perdona nessuna difesa avversaria. Attaccante completo e dal goal facile: l’Uruguay punterà su Cavani per arrivare il più lontano possibile.

2) La storia

La storia della nazionale uruguaiana ha inizio nel 1901, precisamente il 16 maggio, quando la Celeste affronta l’Argentina (che si imporrà per tre a due). Da quel momento, fino al 1916, le sfide tra le due nazionali saranno ben 34. La prima soddisfazione per l’Uruguay arriva nel 1916 quando la Celeste vinse la sua prima Copa America (diventeranno quindici grazie a quella vinta nel 2011). Per quanto riguarda i Mondiali, invece, l’Uruguay ha avuto il merito di essere stata la prima nazionale ad organizzare e vincere un campionato del Mondo (1930); il secondo successo avvenne nel 1950 in quello che è ricordato da tutti come il “Maracanazo” dal momento che la nazionale sudamericana vinse in Brasile contro la nazionale verde-oro, nettamente favorita. Quella vittoria resta l’ultimo grande trionfo in un campionato del Mondo per una nazionale che in Russia non è tra le favorite ma potrebbe essere la sorpresa.




Speciale Russia 2018: Egitto, tra i grandi per la terza volta

Speciale Russia 2018 è la nuova rubrica targata RadioGoal24 che andrà ad esplorare tutte e 32 le squadre che parteciperanno alla più famosa ed importante competizione calcistica mondiale. Percorreremo, giorno per giorno, la storia, le statistiche e le curiosità di ogni singola formazione del torneo. Vi ricordiamo che potrete seguire la diretta streaming con radiocronaca di tutte le partite sulla nostra sezione Radio, con approfondimenti radiofonici dedicati e molto altro ancora nel nostro flusso dedicato. Ora è il turno dell’Egitto che per la terza volta è ai Mondiali.

Il cammino verso il Mondiale

L’Africa si presenterà ai Mondiali 2018 di calcio con cinque squadre, tutte desiderose di fare bella figura in Russia. Dopo il Panama, l’Egitto è la seconda sorpresa di questo Mondiale 2018, con ben 7 Coppe d’Africa nel palmares. Con giocatori chiave come Salah, la squadra africana potrà sicuramente dire la sua quest’anno nella competizione mondiale. La Nazionale, guidata dal tecnico Héctor Cúper cercherà di superare un girone difficile che la vede protagonista insieme a Russia, Uruguay e Arabia Saudita. Di certo non è un’impresa facile ma neanche del tutto impossibile, se poi si aggiunge un Salah come punta di diamante la questione diventa un po’ più semplice. L’egiziano, infatti, viene da una stagione straordinaria che con i suoi goal è ,tutt’oggi, ancora in piena corsa per il Pallone d’Oro. Sarebbe comunque riduttivo considerare solo Salah l’unica arma vincente per questa Nazionale, solo molte le stelle convocate: tra questi c’è Elneny dell’Arsenal, Hegazi del West Bromwich e Ramadan Sobhi dello Stoke. Ma ora vediamo la scalata che ha fatto l’Egitto per qualificarsi ai Mondiali, l’ultimo lo aveva giocato circa 28 anni fa durante Italia’90, dove si fermò al primo turno: la Nazionale di Cúper si è qualificata nel girone E della zona africana, dopo aver battuto il Congo con due goal firmati Salah e conquistando il primo posto in classifica. L’ultima giornata, ha prodotto due pareggi inutili ai fini della classifica che hanno portato l’Uganda a quota 9 punti e a meno 4 dall’Egitto. Per il Continente Nero, oltre all’Egitto, andranno ai Mondiali anche Tunisia, Nigeria, Marocco e Senegal.

La squadra

Il modulo più utilizzato da Hector Cuper è il 4-2-3-1: schema studiato attentamente dal tecnico per far ruotare tutto molto intorno alla stella della squadra Mohamed Salah, il giocatore, infatti, è in grado di accendere la fase offensiva dell’Egitto con la sua velocità e i suoi assist farà partire molte azioni da goal, caratteristica tipica del calciatore ex Roma. Qualità a parte, Salah si distingue anche per la sua poco costanza in campo, passa da otimme prestazione a delle vere e proprie sparizioni, non riesce ad essere continuo e questo purtroppo rappresenta una brutta sfortuna per l’egiziano. A centrocampo, invece, la responsabilità passa dai piedi del centrocampista Mohamed Elneny dell’Arsenal. Il giocatore è un vertice basso di centrocampo, tra le sue qualità spicca quella di essere in grado di dettare i ritmi di gioco e di impostare l’azione anche da dietro. Grazie alla sua resistenza fisica viene molto spesso utilizzato per ricoprire la fase di non possesso palla. Altra figura dominante di questa nazionale è sicuramente Essam El-Hadary,  portiere 45enne che con la sua esperienza da capitano cercherà di aiutare la sua nazionale. Caratteristiche come quelle di Essam servono ad una squadra che è pronta ad affrontare una competizione come quella del Mondiale. Nella batteria a 4 in difesa, emerge la presenza di Ahmed Hegazy del West Bromwich e ex della Fiorentina. Giocatore molto duttile e fisico che in difesa, nonostante la stazza, è dotato di una discreta agilità che gli consente di uscire palla al piede per impostare l’azione dalle retrovie.

L’allenatore: Héctor Cúper

Héctor Cúper è un ex calciatore argentino, di ruolo difensore e attuale ct della nazionale egiziana.Il 2 marzo 2015, infatti, si annuciò la sua nomina come commissario tecnico dell’Egitto. L’allenatore è soprannominato l’Hombre vertical (“uomo tutto d’un pezzo”), per il suo carattere tenace e duro. Durante la sua carriera da calciatore, trascorse buona parte della sua attività agonistica nel Ferro Carril Oeste, in cui militò nella stagione 1976-1977 e dal 1978 al 1989. Nel mezzo disputò una stagione al Independiente Rivadavia. Con il Ferro Carril Oeste conquistò due titoli nazionali (1982 e 1984). Cuper da calciatore riuscì anche a guadagnarsi la convocazione nella Nazionale argentina allora guidata da Cesar Menotti, con cui disputò 8 partite ufficiali. Terminata la carriera da giocatore e appesi gli scarpini al chiodo, l’argentino esordì come tecnico sulla panchina del Huracan, di cui fu prima giocatore dal 1989 al 1993, e poi allenatore dal 1993 al 1995. Con il club ottenne divenne vicecampione nel torneo di Clausura 1994, in cui infatti perse contro l’Independiente nell’ultima partita, dove sarebbe bastato un pareggio per diventare campione. Questa sua attitudine di sfiorare le vittorie ha segnato la sua carriera da allenatore: le stagioni in Spagna contribuirono a creare il soprannome di “eterno secondo”, considerati i suoi numerosi avvicinamenti ai titoli. Perse infatti una finale di Coppa Nazionale e una di Coppa delle Coppe contro la Lazio nel 1999. Quasi impossibile sono da dimenticare le due finali di Champions League perse contro Real Madrid e Bayern Monaco. Cuper, nonostante la sua carriera da “eterno secondo”, riuscì a vincere con il Valencia la Supercoppa. Dopo l’esperienza in terra spagnola, Cuper militò anche in Italia da allenatore, in particolare, vestì i panni di tecnico dell‘Inter per diversi anni. Nella sua carriera con la squadra milanese non perse la sua attitudine a conquistare i titoli di vicecampione: durante la sua prima stagione in nerazzurro raggiunse le semifinali di Europa League, sfiorando in campionato anche lo scudetto, che lo perse all’ultima giornata contro la Lazio, che già lo aveva sconfitto 3 anni prima in coppa, e finì in terza posizione. Nella stagione 2002-03 l’ex Valencia riuscì a giungere ad un passo dal traguardo (ancora una volta) con il secondo posto in campionato ed un’altra semifinale europea. Con il club nerazzurro riuscì a raggiungere comunque 100 presenze in panchina con l’Inter. In Italia allenò anche il Parma, nel 2008 quando venne contattato dalla squadra per la sostituire l’esonerato Domenico di Carlo. Il Parma, però, sotto la sua gestione fece solo nove punti e due sole vittorie che portò la squadra in zona retrocessione. Ad una solo giornata dal termine del campionato e dopo la sconfitta contro la Fiorentina per 3 a 1, la quinta in dieci partite , venne sollevato dall’incarico e venne sostituito dall’allora allenatore della squadra Primavera. Senza Cuper, il Parma perderà l’ultima partita contro l’Inter e andrà in serie B. La sua carriera da allenatore si scandì tra Italia e Spagna: infatti, dopo l’esperienza con il Parma, Cuper ritornò in terra iberica per allenare il Racing Santander; anche con questa squadra l’ex Inter collezionò molti risultati negativi che lo portarono alla dimissioni. Dopo i tanti anni in Italia e in Spagna, Cuper nel 2011 iniziò una nuova esperienza da allenatore fuori dalle mura europee: trascorse due anni in Turchia con l‘Orduspor, poi venne chiamato dall’Al -Wasl, squadra che militava nella massima serie emiratina. Per la convocazione come ct della Nazionale egiziana bisognerà aspettare il 2015, anno in cui venne annunciata la sua nomina a commissario tecnico dell’Egitto che attualmente ancora allena.

La stella: Mohamed Salah

Il giocatore con maggior spessore e qualità è sicuramente Mohamed Salah, attuale stella del Liverpool e della Premier League. Con le sue doti tecniche e fisiche si è imposto sia in Premier, confermandosi il miglior giocatore del campionato inglese. Grazie ai suoi goal è l’attuale capocannoniere del campionato,  in piena corsa nella classifica per il Pallone d’Oro e trascinatore del Liverpool, visto che è riuscito a portare i Reds in finale di Champions League, dopo aver battuto la Roma in semifinale. Il Liverpool però quella finale l’ha persa contro il Real Madrid, in cui durante la partita (a causa di un brutto fallo di Sergio Ramos) Salah ha dovuto abbandonare il campo prima della fine della partita per un  problema alla spalla. L’infortunio sembrerebbe pregiudicare la sua partecipazione ai Mondiali di quest’anno. La situazione dell’ex Roma è ancora da monitorare e valutare. Nonostante tutto, Salah se ce la dovesse fare sarà sicuramente la stella vincente della Nazionale. Con la sua straordinaria velocità, con i suoi assist e con i suoi inserimenti con palla e senza porterà l’Egitto a fare passi importanti nella competizione. E’sicuramente il punto fermo per la Nazionale egiziana. Prima dell’esperienza al Liverpool, Salah ha militato per diverso tempo in Italia vestendo le maglie della Fiorentina e della Roma per poi essere ceduto da questo’ultima ai Reds per circa 42 milioni di euro. Il passaggio del giocatore dalla Roma si rivelò essere l’acquisto più oneroso nell’intera storia della società, battendo il record in precedenza detenuto da Andy Carrol. In nazionale nel 2017 il CT Hector Cuper lo inserì nella lista dei 23 convocati che avevano preso parte alla Coppa d’Africa 2017. L’8 ottobre 2017, grazie ad una doppietta in occasione del match di qualificazione contro il Congo, determinò la partecipazione della squadra al Mondiale 2018, a distanza di 28 anni dall’ultima presenza, l’ultima risale a quella dell’Italia’90.

La storia:

La nazionale di calcio dell’Egitto, i cui componenti sono soprannominati I Faraoni, rappresenta la nazionale calcistica del continente nero più titolata della nazione. La prima nazionale egiziana fu costruita in vista delle Olimpiadi del 1920 in Belgio. La prima, invece, partecipazione ai Mondiali dell’Egitto risale al 1934 in Italia, mentre la seconda e ultima fino a quest’anno nel 1990, anno in cui fu eliminato al primo turno di competizione con la decisiva sconfitta nell’ultima partits contro l’Inghilterra per 1 a 0. Quella di quest’anno è la sua terza partecipazione ai Mondiali dopo circa 28 anni dall’ultima volta. La nazionale di calcio dell’Egitto è una delle più forti d’Africa e ha stabilito numerosi record: l’Egitto è stato, infatti, la prima nazione dell’Africa ad affiliarsi alla FIFA, la prima a partecipare ai Mondiali e alle Olimpiadi, la prima a vincere la Coppa d’Africa. La Federazione viene creata nel 1921, ma già l’anno precedente l’Egitto aveva partecipato alle Olimpiadi di Anversa, perdendo contro l’Italia. Nel 1922 ha inizio la Farouk Cup, principale competizione nazionale fino alla nascita del Campionato nel 1949; da quel momento la Farouk Cup si trasforma nella Coppa d’Egitto. La nazionale egiziano detiene, inoltre, il primato di vittorie nella Coppa d’Africa con 7 successi, conseguiti nel 1957 , nel 1959, nel 1986, nel 1998, nel 2006, nel 2008 e l’ultima nel 2010.




Speciale Russia 2018: Arabia Saudita, i figli del deserto per il sogno mondiale

Speciale Russia 2018 è la nuova rubrica targata RadioGoal24 che andrà ad esplorare tutte e 32 le squadre che parteciperanno alla più famosa ed importante competizione calcistica mondiale. Percorreremo, giorno per giorno, la storia, le statistiche e le curiosità di ogni singola formazione del torneo. Vi ricordiamo che potrete seguire la diretta streaming con radiocronaca di tutte le partite sulla nostra sezione Radio, con approfondimenti radiofonici dedicati e molto altro ancora nel nostro flusso dedicato.  Questa volta è il turno dell’Arabia Saudita, una delle squadre meno altisonanti dell’intero Mondiale, mentre questa mattina è stato il turno della Russia.

Il cammino verso il mondiale

Russia 2018, sarà il quinto mondiale al quale parteciperà la nazionale di calcio dell’Arabia Saudita. Dopo le non qualificazioni ai mondiali in Sudafrica del 2010 e in Brasile del 2014, i sauditi sono riusciti a strappare il pass, per vivere da protagonisti il mondiale 2018. Il cammino che li ha portati fino a questo traguardo è partito il 24 maggio 2015  nel torneo di qualificazioni a gironi della AFC. L’Arabia Saudita, già alla seconda fase, venne sorteggiata nei gironi preliminari con Emirati Arabi Uniti, Palestina, Malaysia e Timor Est. Delle otto gare disputate, hanno collezionato sei vittorie e due pareggi, dominando il girone. Il 17 novembre 2015 nell’ultima partita del girone affrontò il Timor Est, battendolo per 10 reti a 0 e ottenendo così la vittoria più larga della sua storia. Ottenuto l’accesso alla terza fase, completarono il girone B a sei squadre con Australia, Thailandia, Iraq, Emirati Arabi Uniti e Giappone. La prima partita nel girone finì in pareggio per 2-2 contro L’Australia, per poi vincere senza subire reti contro Emirati Arabi Uniti (3-0), Iraq (1-0) e Thailandia (1-0). Nelle dieci partite totali del girone, tra andata e ritorno l’Arabia Saudita ha ottenuto sei vittorie, un pareggio e tre sconfitte. Le sconfitte arrivarono con con il Giappone per 2-1, con l’Australia per 3-2 e con gli Emirati Arabi Uniti per 2-1. Ma l’ultima partita è stata quella decisiva per la qualificazione finale. Il 4 settembre del 2017, al King Abdullah Sport City di Gedda, l’Arabia Saudita sconfisse il Giappone (già qualificato) per 1-0 raggiungendo a pari punti l’Australia, che grazie alla differenza reti maggiore, si qualificò come seconda nel girone. Dopo dodici anni l’Arabia Saudita è riuscita a qualificarsi alla fase finale di un mondiale. L’Australia, beffata appunto dalla differenza reti, ha dovuto giocare uno spareggio con la squadra arrivata terza nel girone A, la Siria. Tra la partita di andata e ritorno, l’Australia ne uscì vittoriosa, staccando in extremis il pass mondiale. Quindi le cinque squadre qualificate alla fase finale del Mondiale 2018 in Russia sono: Iran e Giappone qualificate come prime dei loro gironi, Corea del Sud e Arabia Saudita come seconde dei gironi, mentre l’Australia vincente dello spareggio tra le due terze classificate nei gironi.

1) La Squadra

L’Arabia Saudita gioca con il 4-2-3-1, con i due centrocampisti difensivi che sono molto abili nella fase difensiva, e che imposteranno anche le azioni offensive. In porta il titolare è Al-Mosailem, portiere dell’ Al-Ahly Sporting Club, campione d’Egitto; i terzini sono Al-Shahrani e Al-Harbi, quest’ultimo gioca con il portiere già citato all’Al-Ahly, mentre l’altro terzino gioca all’Al-Hilal. I difensori centrali titolari sono i due omonimi Hawsawi, Omar e Osama, quest’ultimo anche capitano dei sauditi. I mediani titolari di centrocampo sono Al-Faraj e Al-Khaibri entrambi giocatori dell’Al-Hilal; a completare il centrocampo ci saranno i due esterni veloci Al-Shehri dell’Al-Nassr e Al-Dawsari, centrocampista del Villareal in prestito dall’Al-Hilal. In attacco come punta titolare gioca Al-Sahlawi, attaccante molto veloce e pericoloso dell’Al-Nassr. Terminata la lista dei titolari, gli altri giocatori che compongono la rosa per il mondiale, provengono tutti dalle tre maggiori squadre dell’Arabia Saudita: Al-Nassr, Al-Hilal e Al-Ahli Sports Club.

1.1) L’allenatore: Juan Antonio Pizzi

Juan Antonio Pizzi è un ex calciatore argentino, naturalizzato spagnolo dal 1994, attaccante di Valencia, Tenerife, Barcellona e Villareal, ritiratosi dal calcio giocato nel 2002. Nella sua carriera da calciatore, è stato un attaccante molto prolifico, dotato di forza fisica e grande finalizzazione. In 383 gare disputate con club argentini, messicani, portoghesi e soprattutto spagnoli, ha infatti realizzato 245 gol. Per quanto riguarda i titoli vinti con squadre di club, a livello nazionale ha vinto campionato, Coppa di Spagna e Supercoppa spagnola con la maglia del Barcellona; ha vinto anche una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa UEFA, sempre con la maglia blaugrana. Con la nazionale spagnola ha collezionato solo 22 partite nell’arco degli anni 1994-98, con 10 gol segnati. Terminata la carriera da giocatore, ha iniziato la sua carriera da allenatore sulla panchina del Colòn, in Argentina. Nel 2010 vinse il campionato cileno sulla panchina del Universidad Catòlica. Successivamente sedette su altre panchine argentine, tcome quella del San Lorenzo nel 2012/2013, con il quale ha vinto il campionato di apertura. Nella stagione 2013/2014 approdò sulla panchina del Valencia: dopo aver portato la squadra spagnola fino in semifinale di Europa League, nel luglio del 2014 venne esonerato. Il 30 gennaio  2016 prese il posto sulla panchina del Cile, del dimissionario Sampaoli. Con la squadra sudamericana è arrivato al più grande successo da allenatore con la vittoria della Cappa America nel giugno dello stesso anno. L’anno successivo stava per trionfare nuovamente con la sua squadra, arrivando in finale di Confederation Cup contro la Germania, terminata però con una sconfitta. All’indomani della mancata qualificazione al mondiale in Russia con il Cile, l’11 ottobre 2017 rassegnò le sue dimissioni da CT della squadra sudamericana. Poco più di un mese dopo, il 28 novembre, viene ingaggiato dall’Arabia Saudita, che aveva esonerato il CT precedente, Edgardo Bauza. Ecco che così nel giro di poche settimane, Pizzi si trovò da grande escluso al mondiale, a nuovo protagonista, con un squadra che sulla carta è decisamente di livello inferiore di quella sudamericana, ma la voglia di fare bene al mondiale ormai alle porte, è veramente alta.

1.2) La stella: Osama Hawawi

Osama Hawsawi, nato il 31 marzo del 1984, è il difensore e il capitano dell’Arabia Saudita da ben undici anni. Con la maglia della nazionale è uno dei giocatori più longevi ad indossarla, ed ha trascinato i “figli del deserto” alla qualificazione per i prossimi mondiali. Con il suo metro e ottantotto di altezza è dotato di una forza fisica esemplare e, nonostante l’altezza, sembra essere un giocatore veloce e dotato di grande falcata. Sicuramente un leader in difesa per la sua squadra e la sua nazionale, ha come suo punto a favore il colpo di testa: con la maglia saudita, in 119 incontri ha siglato ben 7 gol. Per quanto riguarda le squadre di club, è cresciuto nelle giovanili dell’Al-Wahda, dove debuttò anche in prima squadra nel 2005. Terminò con i biancorossi nel 2008 con 69 partite giocate e solo un gol realizzato, prima di trasferirsi all’Al-Hilal, dove vi trascorse quattro anni. 83 partite e 3 gol segnati per lui, nel 2012 si trasferì in Belgio all’Anderlecth, dove però ebbe poca fortuna e realizzò una sola presenta. L’anno successivo tornò in patria alla corte dell’Al-Ahli con il quale fino al 2016 ha siglato 6 gol in 83 partite, raddoppiando il bottino di reti segnate con la maglia dell’Al-Hilal. Proprio nel 2016 ritornò nella squadra di Riyad con la quale gioca tutt’ora.

2) La storia

Sebbene la loro federazione calcistica sia stata istituita nel 1956, la squadra nazionale dell’Arabia Saudita non partecipò a un torneo finché non si qualificarono per l’AFC Asian Cup nel 1984, che vinsero. Nei primi anni cinquanta, si formarono le prime compagini saudite, dove i migliori giocatori di Al-Wahda e Al Ahli si riunirono per affrontare in amichevole una selezione di funzionari del Ministero della Sanità dell’Egitto. Il giorno dopo la compagine affrontò un’altra formazione saudita, questa volta composta da giocatori da Al-Ittihad e Al-Hilal. Nel 1956 fu costituita la federazione calcistica saudita, che si affiliò nello stesso anno alla FIFA e alla AFC. Successivamente alla vittoria dell’Asian Cup del 1984, sono diventati una delle squadre nazionali di maggior successo in Asia, raggiungendo le successive quattro finali consecutive della Coppa asiatica e vincendone due (1988 e 1996). Da allora si sono qualificati per ogni Coppa asiatica, ma le loro migliori prestazioni in quel periodo sono arrivate alla finale nel 2007. L’Arabia Saudita si qualificò per la prima Coppa del Mondo FIFA nel 1994. Sotto la guida di Jorge Solari e con talenti come Saeed Al-Owairan e Sami Al-Jaber, rinforzati dal veterano nazionale Majed Abdullah come capitano della squadra, l’Arabia Saudita batté sia il Belgio che il Marocco nella fase a gironi, prima di cadere con la Svezia negli ottavi di finale, finora migliore risultato nella storia saudita. L’Arabia Saudita si qualificò per le successive tre coppe del mondo, ma non vinse nemmeno una partita della fase a gironi in nessuna delle tre competizioni. Come già detto, non riuscirono a qualificarsi per i tornei del 2010 e del 2014 e quest’anno torneranno protagonisti sulle scene mondiali, sotto la guida del tecnico Pizzi.




Speciale Russia 2018: Russia, tra ombre del passato e voglia di rinascita

Speciale Russia 2018 è la nuova rubrica targata RadioGoal24 che andrà ad esplorare tutte e 32 le squadre che parteciperanno alla più famosa ed importante competizione calcistica mondiale. Percorreremo, giorno per giorno, la storia, le statistiche e le curiosità di ogni singola formazione del torneo. Vi ricordiamo che potrete seguire la diretta streaming con radiocronaca di tutte le partite sulla nostra sezione Radio, con approfondimenti radiofonici dedicati e molto altro ancora nel nostro flusso dedicato. Iniziamo ovviamente con la Russia, padrona di casa e paese ospitante dell’intera manifestazione.

1) La squadra

Essendo la nazione organizzatrice della 21° edizione del Mondiale di calcio, la Russia non ha avuto bisogno di disputare i gironi di qualificazione per poter partecipare all’evento, ma ha comunque dovuto effettuare dei test amichevoli per trovare il giusto assetto di gioco. Nella maggior parte dei casi è stato utilizzato il 3-5-2, modulo in cui sono fondamentali i ruoli degli esterni, chiamati sia ad attaccare che a fare da tornanti in difesa. Sulla fascia destra il giocatore più utilizzato è stato Samedov, calciatore della Lokomotiv Mosca molto apprezzato sia da Carrera che da Capello, ai tempi in cui allenava la nazionale russa. Samedov ha dovuto però adattarsi a quel tipo di ruolo, dato che ha sempre giocato in un centrocampo a quattro, e la sua poca attitudine nei movimenti senza palla potrebbe far si che Smolkinov, giocatore dello Zenit San Pietroburgo dotato di maggior spinta e resistenza, possa prendere il suo posto. Sul versante di sinistra persiste invece il ballottaggio tra Dmitry Kombarov e Yury Zhirkov, che nelle amichevoli si sono alternati continuamente: il primo è uno dei simboli dello Spartak Mosca, che lo scorso anno è tornato a vincere il campionato dopo 16 anni, mentre il secondo è uno degli ultimi reduci dallo straordinario Europeo del 2008. Il resto del centrocampo rimane un rebus, dato che è il maggior settore ad avere più uomini in abbondanza: Dzagoev ne rappresenta tuttavia la punta di diamante, in grado di regalare giocate di classe sopraffina, degne del miglior fantasista. La sua unica sfortuna è quella di essere stato fermato dai tanti infortuni nell’arco di questi anni, che ad esempio non gli hanno permesso di giocare gli ultimi Europei e la Confederations Cup del 2017. In caso di un suo forfait ci sarebbe comunque Zobnin, giocatore dotato di ottima progressione, forza fisica e inserimenti continui in area, anche se pecca di poca lucidità in fase realizzativa. Gli altri principali indiziati per ricoprire il reparto di centrocampo sono Golovin, Glushakov, Yerokhin e Gazinskiy. Glushakov e Yerokhin potrebbero alternarsi nel ruolo di regista, poiché dotati entrambi di una maggiore visione di gioco, mentre Golovin e Gazinskiy sembrano avere le giuste capacità per giocare come mezzali destre, tramite un giro di palla semplice, con pochi tocchi e molto veloce. Venendo al reparto offensivo, Smolov dovrebbe essere l’unico attaccante sicuro di un posto da titolare: il giocatore del Krasnodar è il più prolifico dei suoi, dato che nelle ultime tre stagioni ha segnato 121 reti tra campionato, Coppa di Russia ed Europa League. Il suo partner di attacco potrebbe invece essere il giovanissimo Miranchuk, che sembra avere un rapporto speciale con la nazionale: il 22enne della Lokomotiv Mosca ha infatti segnato al debutto, e anche se non è ancora esploso in maniera completa, ha tutte le qualità per poter diventare uno dei simboli più talentuosi di questo Mondiale. Completiamo il discorso sulla rosa parlando della difesa, che in termini di qualità ed esperienza è (forse) il settore più carente. I ritiri di due colonne come Ignashevich e Berezutskiy hanno indebolito ulteriormente la difesa, lasciando scoperto un reparto già fragile di per suo. Il posto da titolare fisso dovrebbe quindi essere di Kudryashov, mentre i posti vacanti se li contenderanno Semenov, Kutepov e Neustädter: quest’ultimo ha ottenuto la cittadinanza russa poco prima dell’inizio dello scorso Europeo, ed è l’unico centrale con un minimo di esperienza internazionale, anche se nell’ultima Confederations Cup gli è stato preferito Kambolov, che nel Rubin Kazan gioca a centrocampo. Con una retroguardia completamente inaffidabile, la porta sarà difesa dal capitano Igor Akinfeev, bandiera della nazionale russa e più volte chiamato nel corso delle amichevoli a compiere dei veri e propri miracoli.

1.1) L’allenatore: Stanislav Čerčesov

Čerčesov è un ex portiere dell’URSS e della Russia, e nei suo precedenti da calciatore con la nazionale ha giocato la Coppa del Mondo del 1994 e quella del 2002. Per quanto riguarda i club, ha militato in diverse società moscovite come Spartak e Dinamo Mosca, squadre che poi ha anche allenato nel 2007-2008 e nel 2014-2015. Oltre ad allenare in Russia, però, vanta anche un’esperienza nel campionato polacco, dove nella stagione 2015-2016 ha vinto un campionato con la Legia Varsavia, che gli ha permesso in seguito di riuscire a vestire i panni del CT. L’approdo sulla panchina della Sbornaya è arrivato infatti nel 2016, ed il compito che gli è stato affidato dalla federazione non è stato per nulla semplice, poiché proprio in vista del Mondiale casalingo gli è stato chiesto di gettare basi solide e costanti, che possano segnare una sorta di rinascita del movimento calcistico russo. Negli ultimi anni, infatti, la Russia non ha saputo dare la giusta continuità all’ottimo lavoro svolto ad Euro 2008, e la serie infinita di ricambi generazionali ha portato ad un lento ed inesorabile degrado. Nemmeno i successi europei dello Zenit hanno saputo dare un colpo di coda alla questione, e così la nazionale russa ha intrapreso una sorta di crollo verticale, che ha portato alla mancata qualificazione al Mondiale del 2010 (persa in un clamoroso spareggio contro la Slovenia), e a delle prestazioni del tutto scialbe sia negli Europei del 2012 che nel Mondiale del 2014. Nel Mondiale brasiliano, inoltre, si era sperato nell’esperienza di Capello, ma neanche un allenatore del suo calibro ha saputo ristabilire il giusto bandolo della matassa, ed è per questo che adesso Čerčesov è diventato l’osservato speciale. Il suo incarico sarà infatti quello di rifondare un’intera nazionale, oltre che dare luce e lustro ad un paese che in termini sportivi è sempre stato tra i primi al mondo, ed è chiaro che la pressione verserà tutta su di lui, anche perché adempiere a tutti questi doveri tra mura ed occhi amici non sarà per nulla semplice.

1.2) La stella: Igor Afinkeev

Il giocatore con maggior qualità ed esperienza è sicuramente Igor Afinkeev, portiere della squadra nonché capitano e punto di riferimento per tutti i compagni. Afinkeev ha esordito in nazionale nel 2004, in un’amichevole contro la Norvegia, diventando così il terzo calciatore più giovane ad aver vestito la maglia della Russia. Con la nazionale ha inoltre giocato più partite di tutti, collezionando oltre 100 presenze, mentre nella Prem’er-Liga russa è l’estremo difensore a vantare il maggior numero di reti inviolate. All’età di soli 17 anni è riuscito ad imporsi come portiere titolare nel CSKA Mosca, di cui ne è diventato una bandiera, vincendo diversi trofei tra cui 1 Coppa Uefa, 6 campionati, 6 Coppe di Russia e 6 Supercoppe, oltre che il premio Zvezda, ovvero l’elogio come miglior calciatore dell’ex Unione Sovietica. In questi anni le sue parate miracolose e a volte anche spericolate hanno sopperito agli errori di una difesa inesperta e poco affidabile, e anche in questo Mondiale il capitano russo sarà chiamato a togliere le castagne dal fuoco in più di qualche occasione. Afinkeev si presenta come un portiere completo, bravo nel ricevere, nell’intercettare e nel tuffarsi, anche se la troppa frenesia con cui esce dalla porta lo costringe spesso a respingere il pallone con le gambe, non permettendogli di impattare la sfera di gioco nella maniera più adeguata.

2) La storia

In Russia il calcio ha delle origini antichissime, che risalgono al 1912, periodo caratterizzato dalla forte dominanza dell’imperialismo russo. Dopo il 1917, tuttavia, quel movimento è scomparso a causa della Rivoluziona di febbraio, con la quale è stata istituita la nazionale di calcio dell’URRS. L’ex nazionale dell’Unione Sovietica ha ottenuto diversi successi nel periodo in cui è stata in carica, ovvero dal 1917 al 1992, durante il quale ha vinto un campionato Europeo nel 1960, e ottenuto tre secondi posti negli Europei del 1964, 1972 e 1988, ed un quarto posto nel Mondiale del 1966. In quegli anni l’intero movimento sportivo sovietico ha avuto una crescita esponenziale grazie agli sviluppi generazionali di vari campioni, che hanno permesso all’intero paese di diventare un vero e proprio fiore all’occhiello non solo nell’ambito calcistico, ma in tutto il panorama dello sport internazionale. Anche nelle Olimpiadi, ad esempio, l’Unione Sovietica ha raggiunto dei risultati eccellenti, conquistando tra le tante due medaglie d’oro e tre di bronzo. Ritornando al tema del calcio, tra i giovani calciatori talentuosi di quel periodo non possiamo non citare Lev Yashin, eroe ed emblema di quella nazionale, diventato l’unico portiere della storia ad aver vinto il Pallone d’oro. Negli anni ’90 l’URRS ha però subito delle forti ripercussioni dal punto di vista politico e territoriale, che hanno coinvolto ovviamente anche la nazionale di calcio, ribattezzata sotto il nome di “Russia” a partire dal 16 agosto del 1992. I Mondiali americani del 1994 sono stati quindi la prima competizione ufficiale per la nazionale russa, che in quell’occasione è stata eliminata nel primo turno: quelli sono stati anche gli anni più gioiosi, dato che dal 1993 al 1997 la Russia è rientrata nella top 20 del Ranking FIFA. Negli anni successivi la Sbornaya è scomparsa progressivamente dal calcio che conta, tornando a giocare un ruolo importante nei Mondiali del 2006, sotto la guida del tecnico olandese Guus Hiddink. L’ex allenatore di Chelsea e Real Madrid ha saputo trasmettere gioco e identità alla squadra, tramite cui la Russia è arrivata a giocarsi le semifinali negli Europei del 2008, in cui è stata sconfitta soltanto dalla Spagna, vincitrice del torneo. Oggi come oggi la situazione non è assolutamente delle migliori, anzi, da molti anni la nazionale russa sta vivendo un particolare momento di crisi, e sia Čerčesov che l’intera federazione sperano che questo Mondiale in casa possa segnare un mutamento radicale per il futuro avvenire.

 




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