Speciale Russia 2018: Giappone, i Samurai alla conquista del mondo
Speciale Russia 2018 è la nuova rubrica targata RadioGoal24 che andrà ad esplorare tutte e 32 le squadre che parteciperanno alla più famosa ed importante competizione calcistica mondiale. Percorreremo, giorno per giorno, la storia, le statistiche e le curiosità di ogni singola formazione del torneo. Vi ricordiamo che potrete seguire la diretta streaming con radiocronaca di tutte le partite sulla nostra sezione Radio, con approfondimenti radiofonici dedicati e molto altro ancora nel nostro flusso dedicato. Questa volta è il turno del Giappone, che nel gruppo H dovranno vedersela con Colombia, Senegal e Polonia.
Il cammino verso il mondiale
Il cammino del Giappone verso il Mondiale in Russia è stato molto positivo, tanto che la seconda fase del girone F delle qualificazioni asiatiche si è conclusa con l’ottenimento di 7 vittorie e 1 pareggio, in cui sono arrivati 27 goal segnati e zero subiti. Leggermente più complicata è stata invece la fase del girone B, ovvero quella conclusiva, poiché intaccata dalla sconfitta iniziale contro gli Emirati Arabi, che ha obbligato la squadra allenata da Akira Nishino ad alzare l’asticella dal punto di vista qualitativo. Alla fine del girone, comunque, i Blue Samurai hanno racimolato 6 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte, classificandosi al primo posto e mettendosi alle spalle squadre come l’Arabia Saudita, l’Australia, gli Emirati Arabi, l’Iraq e la Thailandia.
1) La squadra

La nazionale giapponese dovrebbe presentarsi al Mondiale in Russia con il classico 4-2-3-1, in cui a difendere i pali ci sarà Eiji Kawashima, portiere che milita in Ligue 1 con il Metz. Venendo alla difesa, questa vanta uomini di esperienza come Hiroki Sakai, Ueda, Yoshida e una nostra ex conoscenza quale Yuto Nagatomo, trasferitosi al Galatasaray dopo l’esperienza all’Inter. Anche la mediana di centrocampo presenta giocatori di spessore, di cui il trascinatore è sicuramente il capitano Makoto Hasebe, anima carismatica della propria nazionale che gioca in Bundesliga, nel Francoforte; a completare il reparto ci sarà invece Shinji Kagawa, talento del Borussia Dortmund ed ex Manchestr United. La zona della trequarti vedrà invece il terzetto formato da Haraguchi, Shibasaki e Keisuke Honda, ex giocatore del Milan e attualmente tra le fila del Pachuca, in Messico. Per concludere con l’attacco, l’unica punta sarà Shinji Okazaki, attaccante del Leicester City che quest’anno ha realizzato 7 goal e 4 assist in 32 presenze totali.
1.1) L’allenatore: Akira Nishino

Akira Nishino è stato promosso commissario tecnico del Giappone a due mesi dall’inizio del Mondiale, sostituendo il posto dell’ex CT Halilhodzic e dopo aver ricoperto a lungo la carica di direttore tecnico della Federcalcio giapponese. Nella sua carriera da allenatore ha diretto la nazionale Under 20 e Under 23, vincendo con quest’ultima la medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1996. Squadre di club che invece ha allenato sono il Kashiwa Reysol (con cui ha vinto la Coppa J.League nel 1999), il Gamba Osaka (con cui ha vinto campionato nel 2005, AFC Champions League nel 2008 e ottenuto un terzo posto al Mondiale per club), il Vissel Kobe nel 2012 (nel quale però non ha fatto benissimo, venendo esonerato nel 2014) e il Nagoya Grampus fino al 2015.
1.2) La stella: Makoto Hasebe

Come già scritto nel paragrafo relativo alla squadra, Makoto Hasebe è la vera anima trascinatrice di questo Giappone. Cresciuto tra le fila del Fujieda Higashi HS tra il 2002 e il 2007, il capitano nipponico si è trasferito prima nell’Urawa Reds Diamonds e, successivamente, come altri suoi colleghi giapponesi, in Germania, dove ha vinto la Bundesliga nel 2009 con il Wolfsburg e la Coppa di Germania a maggio 2018 con il Francoforte. La sua figura racchiude tutta l’esperienza e la determinazione necessaria per affrontare al meglio questa importante manifestazione, quale quella della Coppa del Mondo, e lo sottolineano le 110 presenze collezionate con la propria nazionale, che nel 2011 ha guidato verso la vittoria della quarta Coppa d’Asia.
2) La storia
Prima della nascita della J. League nel 1992, in Giappone il calcio non era praticato a livello professionistico e a dirla tutta non era nemmeno tanto seguito; tuttavia la prima partita ufficiale è stata giocata il 9 maggio del 1917, in cui è arrivata però la sonora sconfitta per 5-0 contro la Cina. Negli anni tra il 1954 e il 1990 ci sono state invece moltissime mancate qualificazioni tra Mondiali, Coppa d’Asia e Olimpiadi, in cui la squadra nipponica non è riuscita a qualificarsi alle fasi finali dei rispettivi tornei davvero per un nonnulla. La svolta ovviamente è arrivata nel 1992, quando in Giappone è stato creato il primo campionato per professionisti (la J League appunto), che ha permesso la crescita di un gran numero di talenti, i quali avrebbero permesso alla nazionale dei Blue Samurai di assumere maggiore competitività a livello internazionale. Proprio in quello stesso anno, infatti, la squadra allenata da Hans Ooft è riuscita a vincere la sua prima Coppa d’Asia, battendo in finale l’Arabia Saudita con il risultato di 1-0. Quattro anni più tardi, precisamente nel Mondiale USA del 1994, il Giappone non ha c’entrato nuovamente la qualificazione alla competizione iridata, salvo poi riuscirci nel 1998, sotto la guida del CT Takeshi Okada. In quell’occasione la nazionale giapponese ha perso tutte e tre le partite contro Argentina, Croazia e Giamaica, ma come non citare una vecchia stella di quella formazione, Hidetoshi Nakata, ex giocatore di Perugia, Roma, Parma, Bologna e Fiorentina. Nel 2000 e nel 2006 è arrivata la vittoria della seconda e della terza Coppa d’Asia (tutto nel giro di 14 anni), ma è anche seguito l’ultimo posto nel girone F dei Mondiali del 2006. Da quel momento in poi è iniziato un periodo altalenante per il Giappone, che non è riuscito a mantenere lo stesso dominio in terra orientale che lo aveva contraddistinto negli ultimi anni. Il 30 agosto del 2010, però, Alberto Zaccheroni è stato nominato nuovo commissario tecnico, ed ha portato nel 2001 Hasebe e compagni ad aggiudicarsi la quarta coppa asiatica in finale contro l’Australia. Nel 2013 e nel 2014 l’ex allenatore di Milan e Juventus è inoltre riuscito a far qualificare la nazionale giapponese ai rispettivi Mondiali, ma proprio la disastrosa Coppa del Mondo brasiliana gli è costata caro (1 solo pareggio e 2 sconfitte), costringendolo alle dimissioni.