Speciale Russia 2018: Svizzera, sotto la guida della stella Shaqiri
Speciale Russia 2018 è la nuova rubrica targata RadioGoal24 che andrà ad esplorare tutte e 32 le squadre che parteciperanno alla più famosa ed importante competizione calcistica mondiale. Percorreremo, giorno per giorno, la storia, le statistiche e le curiosità di ogni singola formazione del torneo. Vi ricordiamo che potrete seguire la diretta streaming con radiocronaca di tutte le partite sulla nostra sezione Radio, con approfondimenti radiofonici dedicati e molto altro ancora nel nostro flusso dedicato. Questa volta ad andare sotto i nostri raggi X è il turno della Svizzera, nazionale guidata dal fortissimo ex Inter e Bayern, Xherdan Shaqiri.
Il cammino verso il mondiale
Per la nazionale svizzera questa è l’undicesima qualificazione raggiunta. Fino ad oggi la sua migliore posizione in un mondiali sono stati i quarti di finale, nel 1934, nel 1938 e nel 1954. In Russia la selezione elvetica, guidata dall’ex Lazio Vladimir Petković, si presenta con la voglia di far bella figura e di continuare un progetto di crescita, iniziato già quattro anni fa con il raggiungimento degli ottavi di finale negli Europei di Francia del 2016. La Svizzera durante la qualificazioni per i mondiali del 2018 iniziò il suo cammino con il piede giusto conquistando 9 vittorie consecutive che però si rivelarono insufficienti per raggiungere il passaggio diretto nella competizione. Infatti nella decisiva partita contro il Portogallo, valida per lo spareggio per il primo posto nel girone, la Svizzera non riuscì a vincere, andando a conquistare la qualificazione ai play-off contro l’Irlanda del Nord. Dopo l’1 a 0 rifilato nella partita di andata, per la formazione allenata da Petkovic bastò l’0 a 0 nel match di ritorno per strappare il biglietto diretto in Russia.
L’allenatore: Vladimir Petkovic

Il compito di portare in alto la nazionale svizzera è affidato al ct Vladimir Petkovic. Il tecnico è nato a Sarajevo il 15 agosto 1963, è un allenatore di calcio ed ex calciatore bosniaco naturalizzato svizzero di origine croata. Petkovic è stato anche un giocatore di ruolo centrocampista, molto abile tecnicamente. Nella sua carriera da calciatore, il tecnico ha vestito in patria le maglie di Rudar Prijedor e Koper, oltre a quella del Sarajevo, squadra con la quale è cresciuto calcisticamente e ha vinto la Prva Liga nella stagione 1984-1985, prima di trasferirsi in Svizzera dove, a partire dal 1987, militò in diverse società, quali Coira, Sion e Martigny. La sua carriera da allenatore iniziò nel 1997 con il Bellinzona. L’avventura d’allenatore di calcio di Petkovic si sviluppò prevalentemente in Svizzera, terra da cui prese la nazionalità. Allenò il Malcantone Agno, il Lugano, lo Young Boys e anni dopo il Sion. Petkovic giudò il club bernese per circa tre stagioni fino all’arrivo dell’esonero del 2011, giustificato dai molti obiettivi mancati. Uno dei tanti fu quello relativo al passaggio in Champions League: lo Young Boys, infatti, fu eliminato dal Tottenham ai preliminari di coppa. Per Petkovic si rivelò molto importante la sua esperienza come allenatore in Italia con la Lazio, club con cui vinse il suo primo titolo. Sulla panchina biancoceleste nel 2012/2013 riuscì a vincere una Coppa Italia grazie all’1 a 0 di Lulic in finale contro la Roma. Come allenatore predilige molto moduli che possano valorizzare il più possibile la fase offensiva di gioco, alterna spesso il 4-1-4-1 con il 3-4-3. Molto bravo anche nel ricostruire gli schemi tattici nel corso della partita. Nella sua carriera da allenatore, oltre alla squadra biancoceleste, ha allenato anche il Sion, lo Young Boys in Svizzera e il Samsunspor in Turchia.
La squadra

Dalle ultime prestazioni nelle manifestazioni internazionale, la squadra svizzera si può considerare ormai pronta per la competizione. Petković è un tecnico che ama molto il gioco offensivo a prescindere dall’avversario che si trova di fronte. I suoi moduli preferiti sono il 3-4-3, il 4-2-3-1 e il 4-1-4-2, schieramento tattico sperimentato positivamente in Italia alla Lazio con il centravanti tedesco Miroslav Klose, unico riferimento offensivo. Con la Svizzera, Petkovic utilizza spesso il 4-2-3-1: in porta sfida sempre attiva tra Sommer e Burki per un posto da titolare entrambi vengono da due importanti stagioni in Bundesliga; in difesa c’è capitan Lichtsteiner, che dopo aver vinto il settimo scudetto con la Juventus cercherà di portare più avanti possibile la sua nazionale. Sulla fascia opposta il tecnico ex Lazio predilige la presenza di un altro “italiano”, R.Rodríguez, esterno attuale del Milan. Il centrocampo, costruito da Petkovic, si può dire che sia molto fisico, caratteristica data dalla presenza di due come Xhaka e Dzemaili del Bologna. In attacco si alternano la fisicità e la tecnica di uomini come Shaqiri e la forza di due come Seferovic ed Embolo.
La stella: Xherdan Shaqiri

La stella della nazionale svizzera è senza dubbio Xherdan Shaqiri. Il giocatore dello Stoke City è nato il 10 ottobre del 1990 a Gnijlane, odierna Gjilan, nell’allora provincia jugoslava del Kosovo da genitori albanesi. In campo viene impiego molto spesso come esterno offensivo, capace di agire su entrambe le fasce, ma all’occorrenza può anche ricoprire il ruolo di trequartista. Shaqiri vanta la presenza nel suo palmares di una Coppa dei Campioni vinta con il Bayern Monaco nella stagione 2012/2013. E’ proprio con la squadra tedesca che l’ex Inter ha collezionato più presenze (52) nella sua carriera. Nonostante le sue origini albenesei, Shaqiri ha sempre affermato la sua preferenza nei confronti della nazionale Svizzera. L’ex Bayern ha ormai raggiunto i 28 anni e come giocatore non è mai riuscito ad esplodere del tutto. Tuttavia, con la maglia della nazionale, ha però sempre dato il massimo trovando anche performance di alto livello. Tutti ricorderanno la straordinara rovesciata per l’1-1 agli Europei del 2016 contro la Polonia.
Shaqiri fece il suo ingresso nella selezione svizzera il primo giugno del 2010, nell’amichevole giocata a Sion contro la Costa Rica e persa 0-1. Con la nazionale il calciatore è riuscito a raccogliere circa 42 presenze e 15 goal.
La storia
La Svizzera, insieme ad altre 32 Nazioni, parteciperà alla Coppa del mondo in Russia. Con quella di quest’anno, il continente europeo raggiunge la sua 11esima qualificazione. La prima risale al 1934, anno in cui arrivò ai quarti di finale guidata dal bomber Kielholz, che segnò una doppietta nella vittoria per 3-2 sui Paesi Bassi e che segnò anche nella sconfitta per 3-2 con la Cecoslovacchia. Stesso risultato che ottenne quattro anni dopo, ai Mondiali del 38:infatti, la Svizzera fu fermata dall’Ungheria dopo aver sconfitto la Germania, ai quei tempi nazista. Passata la seconda guerra mondiale, nel Mondiale 1950 non superò il primo turno. Capitata in girone col Brasile, padrone di casa, la Jugoslavia e il Messico, fu battuta dai balcanici che si imposero 3-0. Mondiale che il Brasile perse in finale contro l’Uruguay. La Coppa del mondo successiva a quella del ’50 si giocò proprio in Svizzera, perciò la qualificazione arrivò d’ufficio. Nel girone perse con l’Inghilterra ma s’impose ben due volte sull’Italia, una nella prima gara del girone, vinta 2 a 1, e un’altra nello spareggio per il passaggio del turno, con un secco 4-1. Anche in questa competizione come in quelle degli anni 30/40, la Svizzera si fermò ai quarti di finale, battuta 7 a 5 dalla vicina Austria.
Dopo la prestazione ai mondiali casalinghi, per la compagine svizzera iniziò il declino. Non qualificatasi nel 1958, si ripresentò nel 1962 e nel 1966, senza mai oltrepassare il primo turno e soprattutto senza mai fare un punto nei gironi.
Dal 1970 al 1990, la Svizzerà non si qualificò per ben vent’anni a nessuna competizione internazionale. Non entrò mai neanche agli Europei, torneo creato nel 1960. Per rivedere la nazionale partecipare ad un Mondiali bisognò attendere circa 28 anni; la Svizzerà riuscì a conquistare il passaggio alla competizione nel 1994, mondiale che si giocò negli Stati Uniti.
In quel torneo, la Svizzera finì nel girone con i padroni di casa, Colombia e Romania, riuscendo a passare il turno da seconda con i seguenti risultati: pareggio con gli Stati Uniti per 1-1 e vittoria contro la Romania per 4-1, per ottenere poi una sconfitta con la Colombia per 2-0. Agli ottavi, la Spagna vinse contro la formazione alpina con un secco 3-0. Negli anni duemila, per la Svizzera continuò il momento di crisi: infatti, fallito l’obiettivo di qualificazione agli Europei, non riuscì a partrcipare neanche ai Mondiali in Giappone del 2002. Per gli elvetici si inziò a respirare aria di cambiamenti già nel 2004, quando riuscì a qualificarsi per gli Europei. Successivamente arrivò anche il passaggio ai Mondiali del 2006 che dopo un girone assai combattuto, comandato quasi sempre dall’Irlanda che poi paradossalmente fallì la qualificazione, la Svizzera vinse l’ultima gara decisiva 2-0 a Basilea e raggiunse i play-off, dove incontrò la Turchia. Vinta 2-0 la partita di andata in casa a Berna, la partita di ritorno diventò un incubo: la squadra perse 4-2 ma comunque si qualificò ai Mondiali in virtù dei gol segnati fuori casa; a fine gara scoppiò però una gigantesca rissa in campo, con i giocatori turchi che presero di mira gli svizzeri con calci e pugni. Presente anche ai Mondiali del 2010, dove però non oltrepassò la prima fase di gara. Rimane però di quel torneo la storica vittoria contro la Spagna che fino ad allora non era mai riuscita a battere.
Gli elvetici riuscirono a prendere parte al successivo campionato del mondo 2014 in Brasile, vincendo nelle qualificazioni un girone abbordabile con Norvegia, Slovenia, Albania, Cipro e Islanda e partecipando per la terza volta di fila alla competizione più importante al mondo.
Fu sorteggiata nel girone E, insieme a Francia, Ecuador e Honduras. La Svizzera arrivò arriva seconda con due vittorie su tre: negli ottavi di finale dovette affrontare l’Argentina, con cui perse a due minuti dal termine dei supplementari per la rete di Ángel Di María. Due anni dopo questo ultimo mondiale, per gli elevetici arrivò la qualificazione agli europei del 2016. La Nazionale venne sorteggiata nel gruppo A con Francia, Albania e Romania. La Svizzera terminò il girone in seconda posizione con 5 punti e raggiunse così gli ottavi di finale contro la Polonia. La partita finì 1-1 dopo i tempi regolamentari e supplementari e si andò così ai rigori dove la Svizzera venne sconfitta per 4-5.