Speciale Russia 2018: Messico, la voglia della Tricolor

Speciale Russia 2018 è la nuova rubrica targata RadioGoal24 che andrà ad esplorare tutte e 32 le squadre che parteciperanno alla più famosa ed importante competizione calcistica mondiale. Percorreremo, giorno per giorno, la storia, le statistiche e le curiosità di ogni singola formazione del torneo. Vi ricordiamo che potrete seguire la diretta streaming con radiocronaca di tutte le partite sulla nostra sezione Radio, con approfondimenti radiofonici dedicati e molto altro ancora nel nostro flusso dedicato.  Questa volta è il turno del Messico mentre questa mattina è stata analizzata la Germania.

Il cammino verso il mondiale

Il cammino verso la Russia è stato abbastanza lungo per il Messico che, a causa del complicato meccanismo della zona CONCACAF, è entrato in gioco nel penultimo girone di qualificazione in cui erano presenti anche Honduras, El Salvador e Canada. Gruppo che El Tricolor ha dominato senza nessun problema: cinque vittorie ed un pareggio (all’ultima giornata contro l’Honduras) per i ragazzi di Osorio che hanno realizzato tredici goal, subendone solo uno da El Salvador. La quinta ed ultima fase di qualificazione ha visto il Messico inserito nel girone con Stati Uniti, Trinidad e Tobago, Honduras, Panama e Costa Rica. I ragazzi di Osorio hanno iniziato il cammino con una vittoria, contro gli Stati Uniti, grazie alla rete nel finale di Rafael Marquez. Nonostante il pareggio nel match successivo (zero a zero contro Panama), il Messico ha saputo controllare senza troppi problemi il girone e i nove punti realizzati nelle seguenti tre partite ne sono una prova. Nelle ultime cinque gare sono arrivati due pareggi, due vittorie ed una sola sconfitta (ininfluente contro l’Honduras); risultati che hanno permesso ad Hernandez e compagni di staccare il pass per Russia 2018.

1) Messico: la Squadra

Il Messico dovrebbe affrontare il prossimo Mondiale con il 4-2-3-1; i pali saranno difesi da Ochoa, portiere in grado di alternare miracoli ad errori abbastanza gravi. I centrali difensivi saranno Salcedo (ha un passato in Italia con la maglia della Fiorentina) ed uno tra Ayala  e Moreno; attenzione anche alla possibilità di vedere, magari non da titolare, l’espertissimo Rafael Marquez al suo quinto Mondiale. I due davanti la difesa, Herrera e Guardado, vanno a formare un mix di qualità, quantità ed intelligenza tattica che potrebbero rivelarsi fondamentali in un girone dove il Messico può dire la sua. E’ dalla trequarti in poi che La Tricolor può schierare i pezzi grossi; i giocatori dietro la punta, infatti, saranno Lozano, Vela e Giovani dos Santos. Un trio che, potenzialmente, può mettere in difficoltà qualsiasi difesa grazie alla capacità di puntare e saltare l’uomo con estrema facilità. Arriviamo al terminale offensivo, colui che avrà il compito di portare goal e punti alla propria nazionale; stiamo parlando di Javier Hernández, detto Chicharito. L’attaccante, classe 1988, dovrà concretizzare la mole di gioco prodotta dalla squadra.

1.1) L’allenatore: Juan Carlos Osorio

Juan Carlos Osorio, soprannominato Recreacionista, ha avuto una breve carriera da calciatore (era un centrocampista) nel Deportivo Pereira. Ha iniziato la carriera di allenatore da assistente (per 5 anni ha svolto questo incarico al Manchester City); la sua prima squadra da tecnico è stato il Millonarios anche se le soddisfazioni più grandi sono state sulla panchina del New York Red Bulls, con cui nel 2010 ha vinto un campionato MLS e su quella dell’Atletico Nacional portato alla vittoria della Copa Colombia nel 2013. Da quando allena il Messico ha ottenuto l’eliminazione dalla Copa America 2016 ai quarti con il Cile per 7-0 (la peggior sconfitta di Osorio sulla panchina della Tricolor), l’eliminazione dalla Confederations Cup 2017 in semifinale per mano della Germania (4-1) ed è uscito, nello stesso anno, dalla Gold Cup sconfitto in semifinale dalla Giamaica per 1-0. Ora il Mondiale con la speranza di portare il Messico il più lontano possibile.

1.2) La stella: Javier “Chicharito” Hernández

Il giocatore più rappresentativo della nazionale messicana (ha realizzato 48 goal in 98 presenze) è, senza ombra di dubbio, Javier Hernández detto Chicharito. Perché questo soprannome? Deriva dal padre, chiamato Chícharo (in italiano vuol dire pisellino) per via del colore dei suoi occhi. A livello calcistico inizia la carriera con la maglia del Chivas; grazie alle sue buone prestazioni attira l’interesse del Manchester United che lo acquista, nel 210, per 6 milioni di sterline. Dai Red Devils in poi inizia a farsi conoscere e dimostra di essere un signor attaccante. Tecnicamente non è fortissimo ma in area di rigore è semplicemente letale: punisce ogni errore commesso dalla difesa avversaria. La sua caratteristica migliore? L’anticipo nei confronti del difensore. Di testa o con il piede arriva sempre prima lui all’impatto con il pallone. Il Messico, per fare un buon Mondiale, dovrà sperare nei goal del Chicharito.

2) Messico: la storia

La nazionale messicana fa il suo debutto il 1 gennaio del 1923 contro il Guatemala in una gara vinta per 3-2. La prima partecipazione ad un Mondiale avvenne nel 1930 quando La Tricolor (soprannome dovuto ai colori della divisa, gli stessi della bandiera) uscì al primo turno. Bisogna arrivare al 1958 per vedere il Messico raccogliere il suo primo punto in una coppa del Mondo (1-1 contro il Galles); quattro anni più tardi ci fu la prima vittoria (3-1 contro la Cecoslovacchia) mentre i miglior risultati avvengono nel 1970 e nel 1986 quando, nelle edizioni casalinghe, il Messico arriva fino ai quarti. La Tricolor vive uno dei momenti peggiori della sua storia quando venne radiata dalle qualificazioni al Mondiale del 1990 per aver utilizzato calciatori con età superiori al limite consentito. Esclusi i due quarti di finale, la nazionale messicana vanta ben 10 successi in Gold Cup ed uno in Confederations. Una nazionale che, forse, ha vinto meno di quanto meritasse si appresta a partecipare al Mondiale di Russia con l’obiettivo di arrivare il più lontano possibile.