Dopo l’improvviso stop – almeno fino a settembre – della stagione calcistica in Francia, la UEFA sta valutando se PSG e Lione – in corsa rispettivamente per i quarti di finale e per il ritorno degli ottavi con la Juventus – possano allenarsi per la ripartenza della Champions League, in programma dal 7 al 29 agosto. In Francia gli allenamenti dovrebbero essere teoricamente consentiti a partire dal 1° agosto, ovviamente a porte chiuse. Non è però garantito che si possa anche giocare, motivo per il quale la UEFA starebbe valutando la possibilità di soluzioni in Medio Oriente.
Il Paris Saint-Germain valuta autonomamentel’idea di giocare le partite restanti di Champions League in Qatar. Il club prende atto dell’impossibilità di giocare in Ligue 1, ma resta la questione europea ed ecco l’idea di Nasser Al-Khelaifi, che ieri ha dichiarato: “Rispettiamo la decisione del governo francese. Con il benestare della UEFA, intendiamo partecipare alla fase finale della Champions League. Se non è possibile giocare in Francia, giocheremo le nostre partite all’estero, garantendo nel contempo le migliori condizioni di sicurezza sanitaria per i nostri giocatori e tutto il nostro staff “.
In Italia presumibilmente i campionati di calcio non verranno fermati, data la volontà di tutti i club di ripartire e l’importanza degli interessi in ballo per i soliti noti, ma nel caso in cui venisse presa una decisione analoga a quella francese (e non solo) verrebbe accettata un’ipotesi del genere? Per anni abbiamo mandato giù il fatto che la nostra Supercoppa venisse disputata altrove, spesso proprio nella Penisola Arabica, accettandone le evidenti motivazioni economiche. Ci siamo già rassegnati a cedere nostro diritto di assistere dal vivo a quella competizione per gli interessi di pochi, perché potesse essere fruito da altri. Abbiamo accettato l’idea che il prossimo Mondiale si giochi in Qatar, un Paese senza alcuna tradizione calcistica e dove sarà necessario giocare a dicembre anziché d’estate secondo la consuetudine, per gli stessi motivi. Oggi parliamo di coppe europee, ma se le partite saranno (come si pensa) a porte chiuse, potremo farci una ragione anche di questa decisione. Motivi di salute permettendo, dato che si pone la questione se sia giusto o meno mandare atleti, staff ecc. di varie squadre d’Europa in un altro Continente, dove condivideranno più o meno gli stessi impianti e le stesse strutture e ciò potrebbe causare conseguenze inattese.
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