El Loco Bielsa esonerato dal Leeds United in Premier League

L’eccentrico allenatore argentino Marcelo Bielsa, più noto come El Loco (in italiano, letteralmente, il pazzo), fino a pochi  giorni fa allenava in Premier League il Leeds United, squadra di grande tradizione nel campionato inglese, vincitore di 3 titoli nazionali, 1 Coppa d’Inghilterra, 1 Coppa di Lega, 2 Community Shield e 2 Coppa delle Fiere tra gli anni 60’ e 70’. Erano gli anni d’oro del tecnico Don Revie, ricchi di successi e ottimi piazzamenti in Inghilterra e nelle Coppe Europee. I tifosi di lunga memoria ricorderanno anche la vittoria in Coppa delle Fiere contro la Juventus, nel 1971.

Bielsa è stato ingaggiato dal Leeds a giugno del 2018, quando la squadra militava in Championship (l’equivalente della nostra serie B). Conclude la sua prima stagione al terzo posto, ed è eliminato dal Derby County di Frank Lampard nello spareggio promozione. Ma si rifà l’anno dopo conquistando il primo posto e la promozione con due turni di anticipo, e riportando così il Leeds in Premier League dopo ben 16 anni di assenza.

Nella prima stagione di Premier League, il Leeds naviga tutto sommato in acque tranquille per tutta la stagione, classificandosi al nono posto con 59 punti, grazie anche ai 17 gol di Patrick Bamford e al talento del brasiliano naturalizzato spagnolo Rodrigo, acquistato dal Valencia.

Quest’anno però le cose si sono complicate, e la squadra lotta per non retrocedere. Dopo 26 giornate, con sole 5 vittorie all’attivo e 23 punti in classifica, a soli 2 punti dalla zona salvezza, e dopo 4 sconfitte consecutive e una difesa colabrodo che ha subito 20 reti in 5 gare, la società di Andrea Raddrizzani (che aveva acquistato il Leeds dalla famiglia Cellino nel 2017) decide per l’esonero del Loco, affidando la guida tecnica dei Whites a Jesse March, americano, ex allenatore del Salisburgo.

Vediamo ora le quote vincente Premier League. Favoritissimo oramai è il Manchester City di Pep Guardiola, dato a 1.30. Più staccati i campioni d’Europa in carica del Liverpool, quotati a 3.50 e a 6 punti dalla capolista con una gara da recuperare. Il Chelsea di Tuchel (ex tecnico del Paris Saint Germain), campione d’Inghilterra in carica, è molto staccato dalla testa della classifica a 16 punti dal City ma con 2 gare da recuperare: la vittoria dei blues è quotata a 11.

A 11 giornate dalla fine, tutto può ancora succedere in vetta alla classifica.

E il Leeds? Deve sperare che il nuovo tecnico Jesse March riesca a invertire la rotta e a sfruttare quel piccolo vantaggio in classifica, anche se Everton e Burnley devono recuperare qualche gara, per portare i whites in salvo anche quest’anno.




Dove ha sbagliato lo Sheffield?

Dove ha sbagliato lo Sheffield?

Da meravigliosa cenerentola della Premier League a brutto anatroccolo, che è successo alle Blades? Come hanno fatto i ragazzi di Wilder a passare dall’essere una compagine complicata da affrontare all’essere la squadra cuscinetto del campionato? E tutto in appena due mesi.
Facciamo un salto temporale e torniamo al 27 maggio 2019: si conclude la Championship 18/19 ed in Premier League vengono promosse direttamente Norwich e Sheffield, mentre l’Aston Villa batte il Derby County e sale in massima lega inglese tramite playoff. In estate si progetta la nuova stagione ed allo Sheffield non è diverso, il tecnico Chris Wilder siede insieme alla dirigenza delle Blades e tutti insieme decidono come operare per rinforzare la squadra: mantenere lo zoccolo duro che li ha condotti in Premier League, allungare la panchina con un paio di nomi ed investire pesante solo in attacco. Lo Sheffield si presenta allo start della nuova stagione con solo due pezzi da novanta come McBurnie e Mousset arrivati dal mercato, più i nuovi gregari Osborn, Robinson, Freeman e Jagielka che siederanno più in panchina che altro. Mossa azzeccata? Per molti no, gli analisti e gli opinionisti bocciano la scelta di fare un mercato mirato con pochi nomi, ma Wilder a quanto pare la sapeva più lunga di tutti. Lo Sheffield sorprende tutti ed inizia a macinare punti, Bramall Lane diventa in pochissimo tempo una fortezza inespugnabile ed il campo più ostico dell’intera Premier League: le Blades si chiudono, serrano le fila e ripartono, affondano i tackle e governano le seconde palle. Insomma, tutti fanno dietrofront e si congratulano con Wilder per l’ottima annata dello Sheffield (arrivato 9º in classifica), tanto che a fine stagione i biancorossi avranno conquistato 54 punti figli di 39 gol fatti (15º attacco della lega) e 39 subiti (4ª miglior difesa). Tutto molto bello, lo Sheffield archivia l’ottima stagione 19/20 e dirigenza e tecnico si apprestano in estate a riunirsi per studiare le mosse da fare sul calciomercato… e qui avviene il delitto.
Wilder e i dirigenti stavolta la fanno grossa, scelgono di replicare il mercato fatto l’estate prima non considerando, o peggio sottovalutando, alcuni fattori troppo importanti: lo Sheffield ha ben figurato spesso overperfomando ed ha una rosa con un’età media troppo in là con gli anni per sostenere un’altra stagione giocando ogni tre giorni. Le Baldes a fine mercato avranno portato in rosa il solo portiere Ramsdale come elemento di livello, in più saranno arrivati i giovani Brewster, Bogle, Lowe ed il veterano Burke… troppo poco, decisamente troppo poco per sperare di replicare la stagione precedente. Nemmeno a dirlo il campionato comincia e lo Sheffield si ritrova in un mare di guai: comincia con quattro sconfitte prima di pareggiare col neopromosso Fulham, poi altre otto sconfitte prima di un altro segno X questa volta ottenuto contro il Brighton, ed è così che i biancorossi si ritrovano a Natale con appena 2 punti conquistati in quattordici giornate ed un’ultima piazza in classifica che sembra proprio destinata a rimanere di proprietà dello Sheffield fino a fine stagione.
Se è vero che la speranza è l’ultima a morire per Wilder l’ultima spiaggia potrebbe essere proprio un’altra sessione di calciomercato, quella di gennaio: investire bene, investire pesantemente e provare a dare una sterzata ad una stagione che francamente sembra segnata.

 




Il problema del Bayern Monaco

Il Bayern Monaco, con il successo all’ultimo secondo sul campo del Leverkusen, ha chiuso l’anno da primo in classifica; grande protagonista del match il solito Lewandowski, autore di una doppietta. La prestazione del centravanti polacco ha mascherato una squadra che, complice il poco tempo a disposizione tra la fine della scorsa stagione e l’inizio di quella attuale, sta vivendo un momento di difficoltà. I ragazzi di Flick, infatti, faticano ad imporre il loro solito gioco e subiscono molto di più le offensive degli avversari; situazione prevedibile ma che deve essere superata il più in fretta possibile perché il Lipsia non sembra mollare e in Champions League la Lazio, nonostante sia nettamente inferiore, non avrà nulla da perdere.

Il principale problema, e forse anche unico, dei bavaresi riguarda la difesa; il reparto arretrato non riesce a garantire le stesse certezze. Nell’ultimo turno, davanti a Neuer, erano presenti Sule, Hernandez, Boateng e Davies con Alaba a centrocampo complice l’infortunio di Goretzka e le non perfette condizioni di Kimmich. I quattro non hanno disputato una brutta partita (la rete di Schick è una vera e propria perla dell’attaccante) ma in alcune circostanze si è avuta l’impressione di come il reparto fosse scollegato rispetto al resto della squadra e non riuscisse ad avere le distanze giuste nei confronti degli attaccanti avversari. Un problema che persiste da troppo tempo e su cui la squadra deve, per forza di cose, lavorare. L’ultima volta in cui Neuer non ha subito gol è stata il 24 ottobre nel cinque a zero contro l’Eintracht Francoforte; da allora undici reti in otto partite.

Il Bayern Monaco resta la principale favorita sia in Bundesliga sia in Champions League ma il problema difesa rischia di diventare serio; Flick, in questa mini pausa natalizia, dovrà lavorare su un reparto che potrebbe complicare il cammino della squadra più forte del mondo.




L’Everton e la voglia di sorprendere la Premier League

I quattro punti conquistati nelle ultime sei giornate, dopo un avvio con quattro vittorie consecutive, aveva smorzato l’entusiasmo a Goodison Park riportando la squadra con i piedi per terra. I Toffees, invece, hanno reagito nel migliore dei modi e i sette punti ottenuti contro Burnley, Chelsea e Leicester hanno restituito certezze ad una squadra che vuole restare in alto il più a lungo possibile. Pensare ad un percorso simile a quello del Leicester nel 2016, quando le Foxes hanno vinto una storica Premier League, sembra piuttosto improbabile ma i ragazzi di Ancelotti stanno dimostrando di avere le loro chance. Importante aver affrontato un momento di crisi nella prima parte di stagione quando gli errori sono ancora rimediabili e i punti persi pesano sicuramente di meno rispetto a quando arriveranno mesi decisivi come febbraio e marzo. L’Everton ha bisogno di continuità e le prossime due partite, contro Arsenal e Sheffield (squadre in difficoltà) possono essere determinanti da questo punto di vista.

Cosa hanno in più i Toffees rispetto alle principali pretendenti al titolo? A livello qualitativo praticamente nulla ma possono contare sulla voglia di compiere un qualcosa di grande che possa essere ricordato a lungo. Ancelotti ha costruito una squadra forte, difficile da affrontare e che si basa sostanzialmente su due moduli: il 4-3-3 o il 4-2-3-1. L’uomo con maggiore qualità, James Rodríguez, è stato la ciliegina sulla torta del mercato estivo e sta ripagando la fiducia della società con prestazioni di assoluto livello. Il giocatore più importante, però, è Dominic Calvert-Lewin; l’attaccante sta trovando una continuità realizzativa impressionante ed è il punto di riferimento nel gioco dell’Everton. Undici gol in tredici giornate e la voglia di trascinare la squadra il più in alto possibile. La stagione è lunga e sappiamo quanto la Premier League sia un campionato complicato ma i Toffees hanno tutta l’intenzione di essere il nuovo Leicester.




Danny Ings, il centravanti fuori dall’hype

Danny Ings, il centravanti fuori dall’hype

C’è sempre troppo poco hype intorno a Danny Ings, inspiegabilmente. Cominciamo facendo chiarezza, che cosa significa hype? L’hype è l’eco che si porta dietro qualcosa o qualcuno, è l’aspettativa spasmodica che si crea nei confronti di una persona, di un evento o di un prodotto; per essere più chiari possibili, quando viene annunciato che Martin Scorsese dirigerà un film con Leonardo Di Caprio come protagonista automaticamente si crea un grosso hype intorno alla pellicola visto che coi nomi in ballo promette di essere un grande spettacolo. Un altro esempio, ancora più calzante: immaginate di essere un bomber di provincia e che nonostante la vostra squadra crei poche occasioni da gol voi comunque segnate spesso, in più siete un centravanti moderno che corre molto, che pressa gli avversari, che sa assistere i compagni di squadra mandandoli in gol e che all’occorrenza siete anche in grado di aiutare difesa e centrocampo rincorrendo l’uomo, ecco che quindi intorno a voi si creerà un grande hype e le big del vostro campionato inevitabilmente vi cercheranno per offrirvi un contratto… bene, questa non è la storia di Danny Ings, perché solo a lui non succede.
Ha veramente dell’incredibile questa storia, perché Danny Ings fa di tutto in campo per meritarsi complimenti e attenzioni ma a quanto pare continua a non interessare alle big di Premier League, tanto che fino ad ora se lo sono goduto solamente Burnley e Southampton. C’era stata una parentesi Liverpool per Danny Ings, anzi qualcosa di più di una parentesi, visto che ad Anfield ci ha “giocato” per tre stagioni dal 2015 al 2018, ma una lesione prima ed una rottura del ginocchio poi lo hanno tenuto lontano dai campi di calcio per un totale di 500 giorni, concedendogli in maglia reds appena 14 presenze e 3 gol in tre stagioni.
Sicuramente i gravi infortuni hanno condizionato la carriera di Ings, ma smaltiti quelli Klopp comunque non ha voluto dargli spazio ed ha preferito cederlo, e nonostante sia andato sul mercato a buon prezzo intorno al ragazzo c’è stata un’indifferenza che proprio risulta incomprensibile.
E allora che se lo continui a godere mister Hasenhuttl al Southampton, dove in 75 presenze il centravanti fuori dall’hype ha segnato ben 36 gol e siglato anche 8 assist.




#PalloneDiCarta – La mia vita: tutte le verità di Sir Alex Ferguson

Dopo 26 anni di grandi successi, Sir Alex Ferguson ha lasciato la panchina del Manchester United nel maggio del 2013. Un’icona, un simbolo, un esempio per ogni allenatore, Sir Alex ha rappresentato i Red Devils, ne ha incarnato lo spirito, è stato un manager a tutto tondo, ha creato un impero partendo dal basso e ha fatto di una squadra operaia una corazzata capace di dominare in Inghilterra e in Europa. Alex Ferguson è stato un allenatore capace di alzare 49 trofei sulle panchine del St. Mirren, Aberdeen e soprattutto Manchester United vincendo campionati, Champions League e Coppe. E’ stato onorificato come Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico e insignito del prestigioso titolo di Miglior Allenatore del Mondo del XXI secolo.

“La mia vita”

L’autobiografia di Sir Alex Ferguson, scritta insieme a Paul Hayward, caporedattore sportivo del Daily Telegraph e pubblicata in Inghilterra nell’ottobre del 2013 (tradotta in italiano nel gennaio 2014 per Bompiani Edizioni e in edizione riveduta e aggiornata nell’aprile 2015), è un gioiellino da leggere e custodire per gli appassionati di calcio.

Enrico Sisti de La Repubblica ne tesse le lodi parlando di “un articolato e struggente romanzo del Novecento britannico, scozzese e al tempo stesso universale come il volto di Sean Connery”.

Il mio giudizio non si discosta assolutamente perché si tratta di un libro molto ben scritto, appassionante, godibile, dove Sir Alex ci racconta con dovizie di particolari il signore che è stato sia dentro che fuori dal campo. E’ un libro diviso in 27 capitoli nei quali l’allenatore scozzese affronta tutti i temi che hanno caratterizzato la sua grande carriera al Manchester United, impreziosendo la scrittura con aneddoti interessanti. Non ha risparmiato critiche o giudizi pungenti riguardanti i suoi colleghi, su tutti Rafa Benitez ai tempi in cui lo spagnolo allenava il Liverpool: “L’errore che fece fu quello di diventare il mio antagonista personale. Una volta che lo metti sul piano personale, non hai alcuna possibilità, perché io so aspettare. Io ho avuto successo, lui aspirava a vincere trofei che invece andavano in mano mia. Fu molto imprudente”. Qualche critica è stata mossa anche al grande rivale Arsene Wenger, l’allenatore dell’Arsenal con il quale ci fu una famosa litigata dopo la vittoria dello United che interruppe l’imbattibilità dei Gunners che durava da 49 partite. Scaramucce di campo subito rientrate perché sempre c’è stata tra i due grande stima e reciproco rispetto, così come con Roberto Mancini.

Solo elogi, invece, per l’ex dei Red Devils, Josè Mourinho, al quale Ferguson ha dedicato un intero capitolo dove troviamo molte frasi di ammirazione nei confronti dello Special One. Lo scozzese e il portoghese, due personaggi entrambi accomunati da grandi doti comunicative oltre ad una sottile abilità nel saper motivare le proprie squadre lavorando sia sul campo che, soprattutto, a livello psicologico.

Tra i capitoli più interessanti c’è senza dubbio quello legato ai ragazzi del ’92, lo splendido gruppo di giovanotti dalle qualità eccezionali tali da riuscire a imprimere il loro nome nella storia del calcio. Calciatori come Paul Scholes, Ryan Giggs, David Bechkam, Gary Neville, Nicky Butt erano i ragazzi del vivaio, entrati nello settore giovanile dello United all’età di 13 anni e “cresciuti” da Sir Alex che li ha portati in prima squadra già a 18 anni. L’allenatore scozzese ha creato una squadra proprio intorno a questo gruppo, aprendo un ciclo vincente per il glorioso club di Manchester. Una menzione particolare per due giocatori che sono rimasti con Sir Alex fino all’ultimo: Giggs, l’esterno gallese dalle qualità sopraffine e Scholes, l’inglese che voleva fare l’attaccante ma, per sua fortuna, è stato arretrato dietro le punte da Ferguson divenendo uno tra i più forti calciatori in quella zona di campo degli ultimi 20 anni.

Non poteva mancare un capitolo dedicato ad un giocatore portoghese che ha vestito la leggendaria numero 7 dei Red Devils, dove l’introduzione già dice tutto: “Cristiano Ronaldo è stato il maggior talento che io abbia mai allenato”. Si apprezzano anche descrizioni di momenti privati come le cocenti delusioni per il campionato vinto al fotofinish dal Manchester City, e per le sconfitte in finale di Champions League contro il Barcellona di Pep Guardiola (la squadra migliore che il suo Manchester abbia mai affrontato) e la cosiddetta “solitudine dell’allenatore” dove “tu hai bisogno di contatto umano, ma gli altri pensano che tu sia troppo occupato”.

Idee chiare e concentrazione, ecco il segreto di un grande maestro che così si esprime sulla possibilità di cominciare tutto da capo: ”Obbligherei tutti i giocatori a imparare a giocare a scacchi, per sviluppare l’abilità di concentrarsi. Quando impari a giocare a scacchi puoi metterci tre o quattro ore a finire una partita, ma una volta che sei diventato esperto e inizi a giocare impiegando 30 secondi per mossa, quello è il traguardo. Decidere velocemente quando sei sotto pressione. Ecco che cos’è il calcio”.




Barcellona, tutte le difficoltà in una stagione complicata

La sconfitta contro l’Atletico Madrid, oltre a complicare in maniera quasi definitiva il discorso titolo, conferma quanto il Barcellona non riesca ad uscire da una situazione decisamente difficile. I Blaugrana stanno vivendo uno degli anni più brutti della loro storia; dal post lockdown, oltre ad una situazione economica in crisi, sono arrivati risultati poco confortanti con l’otto a due subito in Champions dal Bayern Monaco come punto più basso per Messi e compagni. Proprio il fenomeno argentino, nel corso dell’estate, è stato molto vicino all’addio ed è probabile che questo scenario possa verificarsi al termine della stagione. In questo stato confusionale troviamo un tecnico, Koeman, alla ricerca della giusta direzione.

Abbiamo parlato di Messi ma, ovviamente, non possiamo considerare il numero dieci un problema per il Barcellona; anzi il club ha bisogno che la Pulce torni ai suoi massimi livelli per risalire la corrente. Il primo problema di questa squadra riguarda il reparto difensivo non più solido come prima e lo stesso ter Stegen, protagonista di un grave errore al Wanda Metropolitano, non sembra più offrire le giuste garanzie. La cosa non migliora in mezzo al campo dove Pjanic è ancora un oggetto misterioso e Busquets fatica ad essere quel pilastro su cui il Barcellona faceva affidamento. Passando al reparto offensivo proseguono i problemi tra il club e Griezmann; il talento francese non riesce ad esprimere tutte le sue qualità continuando ad essere un corpo estraneo all’interno di una squadra in confusione.

Non è esente da colpe il tecnico; Koeman, dopo un avvio di stagione che lasciava ben sperare, non ha ancora trovato il modulo ideale per far ingranare la squadra. La stagione è ancora lunga ma l’inizio è stato sicuramente complicato. L’obiettivo è ritrovarsi il prima possibile per evitare di vivere una stagione nell’anonimato più totale e il Barcellona non se lo può permettere.




Van Dijk è il difensore più forte al mondo o solo il più costoso?

Dissipati gli sguardi scandalizzati dei media inglesi alla cifra astronomica spesa per Virgil Van Dijk, cominciamo a capire perchè un club bisognoso di vittorie come il Liverpool ha deciso di spendere una cifra del genere per un singolo difensore centrale.

In Italia abbiamo discusso per un anno intero sul Bonucci che sposta gli equilibri: situazione mai vista, perchè un centrale di difesa non li sposta, a meno che non sia il più forte al mondo.
Van Dijk ha spostato gli equilibrii del #Liverpool? Assolutamente sì. 193 centimetri per 92 chili, per nulla lento e con un buon piede (non se ne fanno tanti). Ricorda il connazionale Stam, forse ancor più rude e meno elegante del difensore dei #Reds.

Intendiamoci, un mostro sacro come Sergio #Ramos è insuperabile, ma i difensori giocano sempre in coppia: quindi perchè non dire che è l’altro difensore centrale più forte al mondo? Se non ci credete basta vederlo giocare, andando oltre la dicitura “80 milioni” e osservare i muscoli in azione di un difensore moderno e completo, che gioca in una macchina perfetta che sogna l’all-in di trofei.
In #PremierLeague il Liverpool c’è, in Champions pure, ma l’importante è che al centro ci sia sempre Virgil #VanDijk.

 

Seguici sul nostro profilo Instagram 📷




Lipsia, le prospettive stagionali dei ragazzi di Nagelsmann

Tredici punti in cinque giornate e la sensazione di potersi giocare le proprie carte fino all’ultima giornata; il Lipsia non sembra stia soffrendo la cessione di Werner, passato al Chelsea e sta dimostrando di essere una seria candidata per la vittoria del Meisterschale. Il campionato è appena iniziato ma i ragazzi di Nagelsmann  hanno già dei numeri decisamente importanti: dodici gol fatti e solamente tre subiti. Dati che testimoniano la solidità difensiva, grazie ad un giocatore di assoluto livello come Upamecano (a segno contro l’Hertha) e un reparto offensivo con numerose alternative; sono, infatti, già otto i giocatori diversi andati a segno in quella che sembra essere una macchina perfetta.

Il fattore relativo ai gol segnati mostra come i Roten abbiano tratto vantaggio dalla cessione di Werner; nonostante l’attuale attaccante del Chelsea fosse elemento imprescindibile nel gioco del Lipsia, con la sua partenza la squadra si è compattata e alcuni elementi hanno acquisito maggiore responsabilità. Uno di questi è, senza ombra di dubbio, Forsberg; il fantasista svedese, dopo un periodo piuttosto complicato, sembra tornato ai suoi livelli con due gol e una serie di prestazioni che lasciano ben sperare per il proseguo della stagione. Altro elemento che sembra aver giovato dell’addio di Werner è Poulsen, attaccante che non ha mai viaggiato a grandi medie realizzative ma da cui, quest’anno, ci si aspetta una mano importante.

Il Lipsia ha iniziato la stagione con il piede sull’acceleratore e sembra, considerando anche i soliti problemi del Borussia Dortmund, poter essere la principale alternativa al Bayern Monaco. Non solo la Bundesliga; i ragazzi di Nagelsmann, infatti, vogliono essere protagonisti anche in DFB-Pokal ed in Champions League. Il girone nella massima competizione europea, con Manchester United e Paris Saint-Germain, è ai limiti dell’impossibile ma questa squadra ha tutte le possibilità per essere una meravigliosa sorpresa anche in Europa.




Probabili formazioni Liga 2020/2021: 6° giornata

La sesta giornata di Liga si apre sabato 17 ottobre con Granada-Siviglia alle 13.00, a cui seguono Celta Vigo-Atletico Madrid alle 16.00, Real Madrid-Cadice alle 18.30 e Getafe-Barcellona alle 21.00. Domenica si inizia a mezzogiorno con Eibar-Osasuna, poi alle 14.00 si affrontano Athletic Bilbao e Levante, quindi alle 16.00 Villarreal e Valencia. Le sfide tra Huesca e Valladolid e tra Alaves ed Elche prenderanno il via alle 18.30; infine, toccherà a Betis e Real Sociedad porre fine al turno.

Ecco le probabili formazioni della Liga.

Probabili formazioni Liga:

 

GRANADA-SIVIGLIA
Sabato ore 13.00

Granada-Siviglia: probabili formazioni

Probabile formazione Granada (4-3-3-): Rui Silva; Neva; Duarte; German; Foulquier; Montoro; Luis Milla; Herrera; Machis; Soldado; Puertas.

Probabile formazione Siviglia (4-3-3): Bono; Escudero; Diego Carlos; Koundé; Navas; Reges; Jordan; Rakitic; Ocampos; Suso; De Jong.

Per tutte le QUOTE e la PROGRAMMAZIONE TV di Granada-Siviglia clicca qui

CELTA VIGO-ATLETICO MADRID
Sabato ore 16.00
Celta Vigo-Atletico Madrid: probabili formazioni

Probabile formazione Celta Vigo (4-2-3-1): Ivan Villar; Olaza; Murillo; Aidoo; Araujo; Beltran; Tapia; Emre Mor; Nolito; Aspas; Denis Suarez.

Probabile formazione Atletico Madrid (4-4-2): Oblak; Lodi; Felipe; Savic; Trippier; Saul; Koke; Carrasco; Correa; Correa; Luis Suarez; Felix.

Per tutte le QUOTE e la PROGRAMMAZIONE TV di Celta Vigo-Atletico Madrid clicca qui

 

REAL MADRID-CADICE
Sabato ore 18.30
Real Madrid-Cadice: probabili formazioni

Probabile formazione Real Madrid (4-4-2): Courtois; Marcelo; Ramos; Varane; Nacho; Casemiro; Isco; Kroos; Asensio; Vinicius; Benzema.

Probabile formazione Cadice (4-2-3-1): Ledesma; Espino; Mauro; Cala; Akapo; José Mari; Jonsson; Alex Fernandez; Pombo; Salvi; Negredo.

Per tutte le QUOTE e la PROGRAMMAZIONE TV di Real Madrid-Cadice clicca qui

 

 

GETAFE-BARCELLONA
Sabato ore 21.00
Getafe-Barcellona: probabili formazioni

Probabile formazione Getafe (4-4-2): Soria; Olivera; Etxeita; Djené; Damian; Arambarri; Maksimovic; Cucurella; Nyom; Cucho; Mata.

Probabile formazione Barcellona (4-2-3-1): Neto; Dest; Lenglet; Pique; Sergi Roberto; De Jong; Busquets; Fati; Messi; Coutinho; Griezmann.

Per tutte le QUOTE e la PROGRAMMAZIONE TV di Getafe-Barcellona clicca qui

 

EIBAR-OSASUNA
Domenica ore 12.00Eibar-Osasuna: probabili formazioni

Probabile formazione Eibar (4-4-2): Dmitrovic; Correa; Burgos; Rafa Soares; Oliveira; Alvarez; Edu Exposito; Kevin; Inui; Muto; Kike Garcia.

Probabile formazione Osasuna (4-4-2): Herrera; Juan Cruz; Aridane; David Garcia; Roncaglia; Oier; Moncayola; Ruben Garcia; Jony; Gallego; Calleri.

Per tutte le QUOTE e la PROGRAMMAZIONE TV di Eibar-Osasuna clicca qui

 

ATHLETIC BILBAO-LEVANTE
Domenica ore 14.00
Athletic Bilbao-Levante: probabili formazioni

Probabile formazione Athletic Bilbao (4-2-3-1): Unai Simon; Balenziaga; Iñigo; Yeray; Capa; Unai Lopez; Dani Garcia; Muniain; Berenguer; Williams; Raul Garcia.

Probabile formazione Levante (4-4-2): Aitor; Clerc; Postigo; Vezo; Miramon; Radoja; Melero; Rochina; Campaña; Morales; Roger.

Per tutte le QUOTE e la PROGRAMMAZIONE TV di Athletic Bilbao-Levante clicca qui

 

 

VILLARREAL-VALENCIA
Domenica ore 16.00Villarreal-Valencia: probabili formazioni

Probabile formazione Villarreal (4-4-2): Asenjo; Mario Gaspar; Pedraza; Pau Torres; Albiol; Parejo; Trigueros; Iborra; Chukwueze; Moi Gomez; Alcacer.

Probabile formazione Valencia (4-2-3-1): Jaume; Gaya; Diakhaby; Gabriel Paulista; Correia; Wass; Racic; Kan-In; Soler; Guedes; Maxi Gomez.

Per tutte le QUOTE e la PROGRAMMAZIONE TV di Villarreal-Valencia clicca qui

 

HUESCA-VALLADOLID
Domenica ore 18.30
Huesca-Valladolid: probabili formazioni

Probabile formazione Huesca (4-2-3-1): Andres Fernandez; Galan; Siovas; Pulido; Maffeo; Mikel Rico; Mosquera; Juan Carlos; Ferreiro; Borja Garcia; Rafa Mir.

Probabile formazione Valladolid (4-4-2): Jimenez; Nacho; El Yamiq; Bruno; Luis Perez; Kike Perez; Alcaraz; Toni Villa; Hervias; Guardiola; Plano.

Per tutte le QUOTE e la PROGRAMMAZIONE TV di Huesca-Valladolid clicca qui

 

ALAVES-ELCHE
Domenica ore 18.30
Alavés-Elche: PROBABILI FORMAZIONI

Probabile formazione Alaves (3-5-2): Pacheco; Ely; Lejeune; Ximo; Edgar; Battaglia; Rioja; Pere Pons; Pina; Lucas Perez; Joselu.

Probabile formazione Elche (4-2-3-1): Badia; Sanchez Miño; Calvu; Verdù; Barragan; Raul Guti; Marcone; Tete Morente; Fidel; Boye; Josan.

Per tutte le QUOTE e la PROGRAMMAZIONE TV di Alaves-Elche clicca qui

 

 

BETIS-REAL SOCIEDAD
Domenica ore 21.00
Betis-Real Sociedad: probabili formazioni

Probabile formazione Betis (4-3-3): Bravo; Alex Moreno; Bartra; Mandi; Emerson; Guido; Canales; Carvalho; Joaquin; Fekir; Iglesias.

Probabile formazione Real Sociedad (4-3-3): Remiro; Monreal; Le Normand; Aritz; Gorosabel; Zubimendi; Silva; Merino; Oyarzabal; Portu; Isak.

Per tutte le QUOTE e la PROGRAMMAZIONE TV di Betis-Real Sociedad clicca qui