Serie A: pregi e difetti della riforma “Squadre B”

La FIGC ha approvato un’importante riforma dei campionati professionistici italiani, che prevede dalla prossima stagione la possibilità per le squadre della Serie A, di iscrivere una seconda squadra al campionato di Serie C. È una decisione che in molti si auspicavano e che si ispira ai modelli già presenti in altri campionati europei, come quello spagnolo, quello tedesco e quello portoghese, e che secondo molti è fondamentale per una rifondazione del calcio italiano. Servirà a migliorare il modo in cui crescono e fanno esperienza i giovani calciatori, delle squadre di Serie A. Questo è il più importante provvedimento preso finora, nel tentativo di rinnovamento del movimento calcistico italiano seguito all’esclusione della Nazionale dai Mondiali del 2018. Con l’introduzione delle seconde squadre, la FIGC darà la possibilità ai club della Serie A, di crescere i propri giovani calciatori in prima persona. Potranno cioè farli giocare regolarmente in campionati alla loro portata, continuando però a seguirli con il proprio staff. Non dovranno più affidarli a società più piccole e meno esperte, rischiando di compromettere la carriera dei giovani, con una gestione superficiale o dannosa per quest’ultimi. Per le seconde squadre dei club di Serie A, nella prossima stagione, potranno essere iscritti 23 giocatori, di cui almeno 19 nati dopo il primo gennaio 1996, e quindi con meno di 23 anni. Gli altri quattro saranno “fuoriquota”. I giocatori potranno passare dalla prima squadra alla seconda, ma dopo cinque presenze con la prima non potranno più giocare nella seconda. La riforma entrerà a pieno regime dalla stagione 2019/2020 ma, già dalla prossima, alcune seconde squadre saranno inserite con i ripescaggi nel caso di posti vacanti nel campionato di Serie C . I posti liberi saranno riempiti, nell’ordine seguente: con una squadra B, una retrocessa dalla serie C e una squadra della serie D. Questo potrà accadere se le squadre di Serie A faranno in tempo ad iscrivere le proprie seconde squadre entro il 27 luglio, con un costo che sarà di 1,2 milioni di euro. Le seconde squadre potranno essere promosse in Serie B, ma prima e seconda squadra non potranno assolutamente giocare nello stesso campionato.
Per questa riforma però, non mancano gli aspetti positivi e negativi del caso. Ecco perché ora analizzeremo i pro e i contro riguardo l’inserimento delle seconde squadre.

Andiamo ora a vedere, effettivamente, le conseguenze che avrà questa decisione nell’economia del calcio italiano:

Aspetti positivi: crescita migliore dei giovani

Uno degli aspetti positivi è sicuramente la crescita dei giovani. Spesso i giocatori della primavera, vengono mandati in prestito a squadre di serie minori, per farsi le ossa e tornare la stagione successiva pronti per la prima squadra. Ma questo passaggio ha portato negli ultimi anni, ad un calo drastico di giovani talenti. Le squadre ormai sono costrette a comprare i giocatori all’estero, perché in casa loro, non ci sono giocatori all’altezza delle necessità. E questa a mio avviso, è stata l’inizio della “morte” del calcio italiano. Se noi oggi ci troviamo a dover vedere il mondiale di Russia da non protagonisti, è perché la generazione vincente, dell’Italia Campione del Mondo, è stata rinnovata, ma ad un livello nettamente inferiore. Ed è qui che entrerà in gioco la nuova riforma approvata dalla FIGC e dal subcommissario Alessandro Costacurta. Così facendo i giovani talenti, potranno crescere in campionati professionistici di livello, senza dove essere mandati in prestito e quindi sotto lo sguardo ed il controllo dello stesso staff che segue la prima squadra. Sono anni che ormai in Spagna ad esempio, ci sono squadre come Barcellona, Real Madrid e via dicendo, che hanno una propria seconda squadra in leghe minori, e così facendo sfornano talenti ogni anno, rendendo la Spagna la potenza calcistica mondiale, quale è oggi. I vari Messi, Iniesta, Xavi, Casemiro, Asensio, sono nati e cresciuti nelle seconde squadre dei loro club, ed ora sappiamo tutti che giocatori sono diventati. E non è un caso, ma anche gli altri campionati maggiori utilizzano lo stesso modello: in Germania ad esempio. Il modello tedesco è uno dei migliori, con un settore giovanile veramente di gran talento, che sforna piccoli fenomeni ogni anno. Basta pensare a giocatori come Hummels, Alaba, Sané, Lewandowski, tutti i migliori nel ruolo in cui giocano. E perché noi non potremmo avere magari tra tre o quattro anni, un cambio generazionale di nuovi talenti, che faranno tornare in alto il nome dell’Italia? Utilizzando questa riforma, sicuramente troveremo riscontri positivi sia in ambito nazionale, rendendo il campionato italiano più competitivo e di livello, che internazionale con squadre italiane che torneranno a vincere i maggiori tornei europei.
Gli altri campionati europei che adottano questo metodo, sono il Portogallo e la Francia.
L’Italia quindi ha seguito le orme delle altre grandi potenze calcistiche europee e mondiali, per risanare quel gap creatosi con le altre nazionali maggiori, per evitare in futuro di assistere a disastri calcistici, come la mancata qualificazione al Mondiale.

Aspetti negativi: poca possibilità di crescita di squadre minori e non solo

La differenza tra Serie A e Serie B, è ancora molto grande. Lo sta a sottolineare il fatto che spesso negli ultimi anni, una squadra neo promossa in Serie A, dopo aver dominato il campionato cadetto, si trovi in estrema difficoltà in quello maggiore. E ne sono un esempio tangibile, il Benevento e l’Hellas Verona quest’anno. Il rischio maggiore sarebbe quello di avere seconde squadre che militano in Serie B o C, che però non sono allo stesso livello della Serie A e quindi i giovani, crescerebbero si, ma non tanto da poter giocare ai livelli della Serie A. Se dovesse accadere ciò, sarebbe stata inutile l’introduzione di questo nuovo sistema. Soprattutto perché così facendo, le squadre che già militano in Serie C e Serie B, potrebbero avere risvolti economici negativi, proprio come afferma il Presidente della Lega di Serie B Mauro Balata. Parla infatti di “gravissimi danni economici per i club. Pertanto d’accordo con le società si è deciso di convocare al più presto un’Assemblea straordinaria al fine di adottare iniziative finalizzate a richiedere la revoca e/o modifica del provvedimento. Gli organi della Lega B sono in ogni caso mobilitati in sede permanente per adottare ogni iniziativa ritenuta utile per contrastare tale provvedimento anche relativamente ai play-off ed ai play-out della corrente stagione sportiva e al blocco del campionato della prossima”.
Un altro aspetto che potrebbe risultare negativo, è quello che si potrebbe togliere spazio a tante piccole realtà calcistiche in Italia, che puntano a diventare professioniste, ma che non possono a causa della mancanza di posti, occupati dalle seconde squadre. Così facendo, per esempio, una squadra come il Benevento che è nata dai campionati dilettantistici, potrebbe non riuscire mai a coronare il sogno di giocare in Serie A.
Un problema, seppur di grado minore, che potrebbe accadere grazie alla nuova riforma, sarebbe quello della fondazione della Serie A composta da 16 squadre. Un campionato più competitivo che andrebbe ad eliminare quelle squadre “cuscinetto” che puntualmente hanno come unico obbiettivo primario la salvezza e la permanenza in massima serie, piuttosto che prefissarsi obbiettivi più ambiziosi, ad esempio l’Europa League.

Pro e contro quindi dividono il pensiero dei maggiori esponenti e dirigenti del calcio italiano. Staremo a vedere nelle stagioni che verranno, se questa soluzione delle seconde squadre gioverà al calcio italiano, lo farà rimanere alla situazione attuale o, addirittura, peggiorare.